Ondasud - Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. (Gandhi)
sabato 12 agosto 2023
Cassibile 3 settembre 1943, Pietro Badoglio regala, insieme ad altri infami, l'Italia agli invasori, spacciati per liberatori
Dalla caduta dell’impero romano l’Italia ha vissuto i suoi anni più prosperi e più belli solo nei venti anni del Fascismo. Questo dice la Storia. Con l'armistizio di Cassibile del 3 settembre del 1943 traditori fecero morire l'Italia imperiale, libera e sovrana regalando tutto il patrimonio artistico, territoriale, militare e finanziario agli invasori anglo-ameriCANI, spacciati per liberatori. L’8 settembre 1943, alle 19.42, il maresciallo Pietro Badoglio – che il 25 luglio dopo la deposizione di Mussolini lo aveva sostituito alla guida del governo – annunciò ai microfoni dell’EIAR la cessazione delle ostilità nei confronti delle truppe anglo americane. Questo criminale regalava tutto il nostro patrimonio agli invasori in cambio di nulla.
giovedì 3 agosto 2023
Fëdor Michajlovič Dostoevskij sull'italia
«Per
duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace
di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la
speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica,
frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea
dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica,
poi la papale».
«I
popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia
comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando
non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano».
«La
scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo
significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla
fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio
così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo
congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la
diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì
second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale,
(…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa
letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè
non l’unita mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti
non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di
second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del
conte di Cavour!».
Fëdor
Michajlovič Dostoevskij
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lunedì 4 novembre 2019
Cassibile, 3 settembre 1943: non fu armistizio ma tradimento
martedì 26 marzo 2019
la farsa delle votazioni: dopo Cassibile, 3 settembre 1943, l'Italia non è più una nazione sovrana
martedì 13 settembre 2016
Fenestrelle: Campo di Sterminio, una mostruosità
"una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offre non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli"...
sabato 4 ottobre 2014
L'unità d'Italia è stata un crimine contro l'umanità
mercoledì 23 luglio 2014
Fenestrelle, camp d'extermination - (le témoignage d'une citoyenne française) Fenestrelle, campo di sterminio - (la testimonianza di una cittadina francese)
J'ai visité ce camp pour essayer de comprendre l'incompréhensible, pour essayer d'imaginer l'inimaginable...
En marchant, sur les traces de ces pauvres prisonniers, j'étais consternée de réaliser à quel point mon espèce peut être cruelle et sadique... Cela amène à la conscience que l'homme peut devenir bourreau, que personne n'est à l'abri de devenir un monstre un jour. J'ai simplement le sentiment que je n'oublierai jamais, ce lieu de souffrance et d'injustice...
(c.m.)
giovedì 12 settembre 2013
Fenestrelle, un Paradiso della Natura?
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Campo di Sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino |
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Edmondo De Amicis, scrittore e pedagogo italiano |
Lapide posta a memoria dei soldati borbonici sterminati a Fenestrelle distrutta da mani sacrileghe |
Video:
Fenestrelle un inferno per l'umanità - un campo di terrore
domenica 13 gennaio 2013
La celebre interpellanza parlamentare dell'on. Angelo Manna - Resoconto stenografico 597 - seduta di lunedì 4 marzo 1991 - Presidenza del Vicepresidente Adolfo SARTI
Cominciamo dalla seguente interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della Difesa, per sapere - constatato che vige tuttora il più ostinato e pavido top secret di fatto su quasi tutti i documenti comprovanti gli intenzionali bestiali crimini perpetrati dalla soldataglia piemontese ai danni delle popolazioni, per lo più inermi, delle "usurpate province meridionali" dal tempo della camorristica conquista di Napoli a quello della cosiddetta "breccia di Porta Pia" (praticata dai papalini dal di dentro delle mura leonine?..): top secret voluto, evidentemente, dai grandi custodi di quell'epoca di scelleratezze e di razzie che prese il nome di "Risorgimento italiano" e della quale il sud paga sempre più a caro prezzo le conseguenze; considerato altresì che nell'assoggettato ex reame libero e indipendente va assumendo, finalmente, sempre più vaste proporzioni quel processo di revisione e di demistificazione della storia scritta dai vincitori (tuttora ufficiale!) che dovrà fornire le motivazioni di fondo e lo stimolo alle future immancabili rivendicazioni politiche delle colonizzate regioni -: quando vorrà degnarsi di consentire il libero accesso agli archivi dello stato maggiore dell'esercito italiano che nascondono tuttora, in almeno duemila grossi volumi, documenti fondamentali di natura non già soltanto militare (ordini, dispacci, rapporti relativi a movimenti di truppa e ad esiti di combattimenti, di imboscate e di raid repressivi e briganteschi), ma anche e soprattutto di natura squisitamente politica: istruzioni riservate e anche cifrate del governo subalpino a profittatori, luogotenenti, prefetti, ufficiali superiori, sindaci, comandanti di guardie nazionali; verbali di interrogatori eseguiti nelle carceri, nelle caserme, presso le sedi municipali dagli aguzzini in uniforme che si coprono di disonore nell'infame periodo delle leggi marziali e delle sbrigative esecuzioni capitali; soffiate di spie e informazioni di agenti segreti ai militari, distinte di requisizioni e di espropri illegittimi con l'indicazione delle vittime; elenchi dettagliati dei preziosi, dei contanti e degli oggetti d'arte o sacri razziati nelle case, nei banchi pubblici, nei palazzi reali e nelle chiese; concessioni, infine, di premi, cattedre universitarie o liceali, sussidi una tantum o vitalizi a rinnegati, prostitute, delinquenti comuni (camorristi) e profittatori dai nomi altisonanti trasformati in "eroi puri" e beatificati o divinizzati nei sacri testi della agiografia risorgimentale. 2-1134) "Manna". (25 settembre 1990).
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Angelo Manna |
Angelo MANNA. Rinunzio ad illustrarla, signor Presidente, e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. L'onorevole sottosegretario di Stato per la difesa ha facoltà di rispondere.
Clemente MASTELLA. Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevole Manna, la mia risposta - me ne dispiace molto - è brevissima, per la verità. L'accesso ai documenti sul brigantaggio custoditi presso lo stato maggiore dell'esercito, contenuti in circa 140 contenitori e non duemila, come si legge nell'interrogazione, è libero. Unica formalità di rito è una richiesta scritta preventiva, necessaria per regolare l'afflusso dei visitatori. I documenti sono già stati utilizzati per realizzare opere edite.
PRESIDENTE. L'onorevole Manna ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la sua interpellanza n. 2-01134.
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Clemente Mastella: sottosegretario alla Difesa, la voce del pappagallo |
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Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore e assassino |
Mauro MELLINI. Si fece con la tecnica dell'8 per mille!
Angelo MANNA. Sapessi a quante tecniche si fece ricorso!
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Adolfo Sarti, presidente pro tempore della Camera dei deputati |
Angelo MANNA. Non è colpa sua, né merito mio…
PRESIDENTE. Mi consenta di farle una piccola raccomandazione sul linguaggio. Non mi permetterei mai di entrare in un dibattito storiografico di tanto interesse. La invito soltanto a quella moderazione di linguaggio per la narrazione di eventi drammatici, che pure appartengono in qualche modo alla storia d'Italia. Ne guadagnerà anche l'obiettività, la serenità e l'austerità di quest'aula.
Angelo MANNA. La ringrazio, signor Presidente. Accetto comunque la sua raccomandazione anche perché so che lei, da buon piemontese serio, ha letto i testi scritti sull'altra sponda e quelli del suo generale piemontese (una persona perbene) il Bertoletti, che ha scritto Il Risorgimento visto dall'altra sponda: un testo che io stesso curai quando l'editore napoletano Arturo Berisio volle ripubblicarlo, una trentina di anni fa.
PRESIDENTE. Conosco perfettamente questo genere letterario e le voglio ricordare che una casa editrice piemontese, che anche posso nominare…
Angelo MANNA. Io le dirò che è stato ristampato a Napoli.
PRESIDENTE. …nell'immediato secondo dopoguerra presentò una raffigurazione della storia d'Italia più problematica di quella esposta nei testi ufficiali. Mi riferisco ad un testo aureo che credo lei abbia ben presente, e che è L'Alfiere di Alianello.
Angelo MANNA. La ringrazio per la citazione. Alianello è uno dei miei sacri evangelisti.
Clemente MASTELLA, sottosegretario di Stato per la Difesa. Visto l'andamento della discussione, il Governo non c'entra! E' un dialogo fra di voi.
Angelo MANNA. I piemontesi "buoni", voglio dire onesti, ci sono sempre stati, ed anche a quel tempo. Uno per tutti il generale Covone, fior di galantuomo, che però ebbe il torto di mettersi troppe volte sugli attenti di fronte ad una canaglia come Cialdini e a emeriti cialtroni come Fanti, Della Rocca, Pinelli. Li vogliamo nominare tutti i cattivi? Non la finiremmo più! Certo, signor Presidente, anche qualche generale italiano è stato preso di recente dalla fregola della ricerca storica. E quello che è riuscito a capire, a scrivere e a dare alle stampe, è stato ed è mi consenta, signor Presidente - roba da storico voltastomaco.
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Michelina De Cesare, stuprata e massacrata dai piemontesi |
Mauro MELLINI. In fatto di poligamia certamente un collegamento c'è!
Angelo MANNA. …e che anche allora l'invasione, l'annessione ed i massacri costituirono una violazione del diritto internazionale… Ma noi non avevamo il petrolio, caro Mellini. Avevamo soltanto l'oro, la dignità, l'onore… E, ciò che contava, eravamo un'enorme piazza di consumo:un mercato di nove milioni e mezzo di bocche!… E la comunità mondiale se ne stette comodamente a guardare! E, quando fu raggiunta dagli urli di sdegno degli uomini, e dai lamenti dei torturati, e dalle grida delle fanciulle, stuprate - signor Presidente, lei che è un cultore di storia - talvolta soltanto a colpi di baionetta, si affrettò a chiudere finestre e balconi; infastidita, molestata dal rumore. Signor sottosegretario, ho avuto dei rapporti con Falco Accade, che è stato Presidente della Commissione Difesa nella IX legislatura, e con i colleghi Edo Ronchi e Guido Pollice. Abbiamo spesso convenuto che bisognerebbe trasferire la massa documentale di cui l'esercito è tenutario e protettore dal 1856 (da quattro anni prima dell'annessione del Regno di Napoli a quello piemontese:quindi da quando non era esercito italiano ma esercito sardo-piemontese) presso gli archivi di Stato. Ma - quanto volte ho dovuto eccepirlo - a ciò non si opporrebbe l'esercito, ma tutti quei ministri i quali, pur di continuare a far credere agli italiani la bella favola del cosiddetto Risorgimento, non esitano a venire in quest'aula (o a frequentare convegni, presiedere congressi) per prestare a copioni vetusti le proprie voci nemmeno di attori, di pappagalli. E a rimetterci quel po' di prestigio ministeriale, governativo e italiano, che ancora avevano.
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Enrico Cialdini, feroce e sanguinario generale al servizio dei Savoia, fece morire abbrustoliti gli abitanti di Pontelandolfo e Casalduni |
Sottolineo che tra questi "grossi nomi" non vi è nessun meridionale, nessuno studente, nessuno studioso attendibile. A fruire dei "permessi" sono stati e sono sempre i soliti scribacchini che fanno spendere centinaia di miliardi al contribuente italiano per consolidare le "puttanate" che gli storici prezzolati cominciarono a scrivere dal 1860 in poi, forti del solo merito di aver vinto!
lunedì 5 novembre 2012
La legge Pica del 1863, ovvero la “licenza di uccidere i meridionali” - Basta con le menzogne storiche
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Bandiera del Regno delle due Sicilie sul Gran Sasso |
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lapide nell'ex Lager di Fenestrelle, Piemonte |
Ecco cosa si legge nel sito ufficiale dell’Arma:
“La legge Pica permise la repressione senza limiti di qualunque resistenza: si trattava, in pratica, dell’applicazione dello stato d’assedio interno. Senza bisogno di un processo si potevano mettere per un anno agli arresti domiciliari i vagabondi, le persone senza occupazione fissa, i sospetti fiancheggiatori di camorristi e briganti. Nelle province dichiarate infestate da briganti ogni banda armata di più di tre persone, complici inclusi, poteva essere giudicata da una corte marziale. Naturalmente alla sospensione dei diritti costituzionali (il concetto di diritti umani di fatto ancora non esisteva) si accompagnarono misure come la punizione collettiva per i delitti dei singoli e le rappresaglie contro i villaggi“.
(http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/
Fascicolo+6/04_fascicolo+6.htm)
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bersagliere sabaudo con Brigante |
“L’agosto 1863 un proclama di Vittorio Emanuele venne affisso in tutte le città, paesi, borgate del Mezzogiorno. Era la legge Pica contro il “brigantaggio”. Praticamente l’autorità militare assumeva il governo delle province meridionali. La repressione diventava, a questo punto, ancora piu’ acre e feroce di quanto non fosse stata fin allora. La legge Pica rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865. Fu presentata come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa” e, dall’opposizione parlamentare di sinistra valutata e combattuta come una violazione dell’art. 71 dello Statuto del Regno poiché il cittadino “veniva distolto dai suoi giudici naturali” per essere sottoposto alla giurisdizione dei Tribunali Militari e alle procedure del Codice Penale Militare. La legge passò comunque a larga maggioranza. La ribellione doveva essere stroncata “col ferro e col fuoco!”. Per effetto della legge Pica, a tutto il 31 dicembre 1865, furono 12.000 gli arrestati e deportati, 2.218 i condannati. Nel solo 1865 le condanne a morte furono 55, ai lavori forzati a vita 83, ai lavori forzati per periodi più o meno lunghi 576, alla reclusione ordinaria 306. Le carceri erano piene, fitte, zeppe fino all’inverosimile“. (Ludovico Greco,”Piemontisi, Briganti e Maccaroni” – Guida Editore, Napoli, 1975)