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sabato 4 marzo 2023

La vera Storia di Sciabuluni - Ama il tuo Sangue, difendi la tua Stirpe

 Ama il tuo Sangue, difendi la tua Stirpe: La vera Storia di Sciabuluni !

Franciscu aveva una età fra venti e ventitre anni quando fu aggredito da un drappello di barbari invasori, che erano calati peggio degli Unni nel Regno delle due Sicilie. Franciscu riuscì nello scontro a togliere la sciabola ad uno di questi criminali, che facevano razzia di ogni cosa e massacravano la gente vigliaccamente, affrontò i quattro come un vero uomo della Sila. Con il coraggio e con la reazione di sopravvivenza, che aveva nel sangue e nella testa, riuscì ad ammazzare uno degli invasori con la sua stessa arma. Gli altri tre piemontesi, vedendo nel giovane ragazzo silano della Calabria Citeriore, questo vigore, questa vitalità e questa prestanza, invece di affrontarlo, preferirono darsi alla fuga. La notte non era fredda ma questi tre vigliacchi scappando fra i pini della Sila furono attaccati dai Lupi. Non poterono tornare più dai loro compagni assassini e morirono fra i pini della Sila. Franciscu prese le sciabole degli altri e tornò a casa, tenendo una sciabola per sé e dandone una a suo padre e le altre due ai suoi fratelli.
Il giorno dopo questo suo gesto divenne di dominio pubblico a Luzzi, sua cittadina natale, nella vicinissima Rose e anche nei territori limitrofi presilani. Da questo momento in poi Franciscu venne chiamato da tutti, non più col suo nome di battesimo, ma col suo nuovo nome “Sciabuluni”.
Sciabuluni era il nonno di mio nonno. Con questo appellativo furono chiamati tutti i discendenti di Franciscu. Giusepp 'i Sciabuluni, Alfonso 'i Sciabuluni, Francisc ' i Sciabuluni e così via fino ai nostri giorni. Ancora oggi, dopo più di un secolo e mezzo di distanza, se doveste recarvi a Luzzi, o a Rose, troverete qualcuno che conosce questa Storia di Sciabuluni. L'avvenimento della grande sciabola, presa in uno scontro mortale ad un gruppetto di savoiardi assassini, aveva dato questo appellativo a tutti, i discendenti di Franciscu.
 Solo adesso riesco a capire e a giustificare il comportamento di mio nonno. Solo adesso riesco a capire ed amare sempre più il comportamento di mio Padre, che parlava e ti abbracciava con gli occhi, ed usava le sue forti mani e la sua forza fisica a difendere il suo sangue, la sua gente, la sua famiglia. Sciabuluni, Brigante per sempre, fino a quando non trionferà la giustizia. (Valintin 'i Sciabuluni)
Ama il tuo Sangue, difendi la tua Stirpe
Valintin 'i Sciabuluni

lunedì 30 maggio 2016

a Motta Santa Lucia paese natale del "Brigante Giuseppe Villella" nasce il primo "Giardino del Dialogo"

"Il Giardino del Dialogo” - Quando l'amore vince la morte. Pasquale Totaro, l'autore del libro, fa partire da Motta Santa Lucia (Calabria), paese natale del Brigante/Patriota Giuseppe Villella, i primi raggi di luce che squarceranno le tenebre e ci porteranno a conoscere i veri Giusti della Storia. Il primo giardino mondiale del dialogo nasce, il 29 maggio 2016, a Motta Santa Lucia alla presenza del sindaco Amedeo Colacino. Seguiranno altre inaugurazioni in altre città. Trentasette targhe per ricordare i genocidi ed i martiri per la pace del mondo intero degli ultimi 500 anni. Gratitudine ed ammirazione al prof. Pasquale Totaro, autore del libro, “Il Giardino del Dialogo”. Dal progetto realizziamo un giardino per tutti i martiri ed i giusti. E che Giuseppe Villella possa finalmente tornare a casa e non essere più tenuto prigioniero nel mausoleo Lombroso di Torino. E che a tutti i Giusti, imprigionati ancora nel vergognoso mausoleo di Torino, intitolato all'ebreo Ezechia Lombroso, venga data finalmente una sepoltura cristiana. (salvatore brosal)
Pasquale Totaro, autore del libro "Il Giardino del Dialogo" con Amedeo Colacino, sindaco di Motta Santa Lucia
La Storia è la Storia. E’ qualcosa che è accaduto. Quindi immutabile! E se, invece, la Storia fosse qualcosa di diverso da quanto leggiamo sui libri? E se quello che vediamo in televisione o sui giornali non fosse tutto vero? Oppure, semplicemente, se non fosse “tutto”, che poi è la medesima cosa? Finora abbiamo vissuto con una visione del mondo “ottimistica”, convinti che le barbarie siano cose del passato e che oggi l’Umanità abbia posto rimedio ad errori, ingiustizie e soprusi dei tempi bui. Ma se cosi non fosse? Se chi ha oppresso, perseguitato, violentato e tiranneggiato l’Umanità continuasse adesso ad occultare i delitti e gli atti abbietti per attuarli ancora, in forme e modi diversi, magari più subdoli e viscidi ma "consoni" all’evoluzione dei tempi? In opposizione a tutto ciò il “Giardino del Dialogo” si pone tra gli obiettivi quello di amplificare le flebili voci di quanti si sono prodigati nel silenzio e, molte volte, nell'indifferenza, se non nel disprezzo generale, per aiutare una persona, una comunità etnica, religiosa, sociale o un popolo intero ingiustamente perseguitato, con violenze, fisiche e morali, dai potenti di turno che hanno poi "coperto" i propri misfatti con parole ed intenzioni fatte passare ai posteri come "buone" e "giuste". Se vi sono state e vi sono ingiustizie che vengono tacitate, sarebbe il caso di venirne a conoscenza? E' lecito sapere quando e come avvennero? Da parte di chi? A danno di chi? In molti libri sono celebrati, come eroi, coloro che in altri manuali di Storia sono additati come esempi di arroganza, violenza, oppressione e prevaricazione. In altri casi persone e fatti sono, semplicemente, distrattamente o volutamente "dimenticati". Purtroppo è assolutamente vero che la Storia è scritta solo dai vincitori e il potere manipola il passato per controllare il presente e determinare il futuro. 
Il “Giardino del Dialogo” vuole ricordare gli avvenimenti ignorati o descritti ad uso e consumo di coloro che in prima persona hanno determinato quegli eventi: tramandandoli faziosamente a proprio vantaggio, deformandoli o cancellandoli dalla memoria per nasconderli ai posteri. Troppe volte la sorte di popoli interi è stata segnata dalla cupidigia, avidità e sete di potere di alcuni uomini, che hanno in seguito  giustificato i loro crimini odiosi con espressioni “politicamente corrette”, quali “libertà”, “giustizia”, “uguaglianza”, "fratellanza”: parole d’ordine che toccano il cuore e sfruttano le emozioni per oscurare la mente. Purtroppo questo travisamento è sempre accaduto ed accade ancor di più oggi, tenuto conto che un pugno di persone, di cui spesso non si conosce neppure il volto, ha di fatto in mano le redini dell’informazione, controllandola capillarmente in modo monopolistico con un potere tale da riuscire persino a scatenare crisi economiche catastrofiche, che mettono in ginocchio così tanti Paesi, e che talvolta fa credere di risolvere con apparenti "aggiustamenti" telematici..., e ad incidere  addirittura sul clima. Molti Popoli della Terra hanno da sempre sofferto la fame e la sete, le malattie e le guerre in tutte le versioni e fuori da ogni possibile controllo. Oggi queste “variabili” non sono più al di sopra delle capacità di controllo umano, ma possiamo considerarli a ragione come avvenimenti voluti, causati e manipolati secondo il volere di poteri planetari e sovrani quanto anonimi e praticamente “irresponsabili” verso l'Umanità intera. Le risorse mondiali, oggi, sono sufficienti per sfamare più del doppio della popolazione mondiale. I soli alimenti che giornalmente finiscono nell’immondizia dei paesi opulenti, creando anche costi per il loro smaltimento, sarebbero sufficienti a sfamare quanti muoiono per fame in un intero continente come l’Africa. Eppure per i fratelli affamati, i diseredati del mondo, si spenderebbero - così ci propinano i media - miliardi di dollari. Purtroppo, però, la realtà è ben diversa, e, invece di essere aiutate, intere popolazioni sono sfruttate e depredate anche delle risorse naturali della loro terra. Non aiuti veri, allora. Non tecnologie agricole o industriali per lo sviluppo dei paesi poveri, ma, sotto la definizione  rassicurante di “aiuti umanitari”, vendita di armi ai tiranni locali per perpetuare nuove forme di schiavitù e sfruttamento. 
Oggi, su circa sette miliardi di abitanti del pianeta Terra, un miliardo soffre stabilmente la fame, e per fame ogni anno muoiono oltre 40 milioni di persone, di cui 20 milioni sono bambini; 2 miliardi di persone, inoltre, guadagnano meno di un dollaro al giorno per vivere, o meglio, sopravvivere. Allora è lecito chiedersi: i costosi organismi creati per risolvere queste drammatiche situazioni (Onu, Fao, Fmi, Banca Mondiale, Wto, Unesco, Unicef, ecc…), a cosa servono? Si può ben dire che blaterano a vuoto e con ipocrisia di “rispetto dei Diritti dell'Uomo”. Mai, nella Storia, si è parlato di “Diritti dell’Uomo” se non per unirle ai doveri che l’Uomo ha nei confronti dei propri simili. Oggi l’accento è posto solo sui “diritti”, dimenticando i doveri, ma si assiste paradossalmente alla negazione dei diritti stessi, pur proclamati con enfasi secondo un umanitarismo parolaio e falso. Si vogliono in sostanza toccare i cuori per ottenebrare le menti, far tacere la lingua e negare il libero pensiero a favore del “pensiero unico”. Da diversi anni, in tutto il mondo, sono stati realizzati parchi, sacrari e santuari, per alcuni versi simili al nostro “Giardino del Dialogo”, dove sono onorati coloro che con le loro idee, parole e azioni hanno eroicamente protetto, pagando di persona, la vita morale e materiale di tanti altri loro simili, durante guerre, genocidi e persecuzioni. Noi qui ricordiamo le “azioni” dei Martiri e dei Giusti nei cinque continenti, confidando che il racconto delle loro storie e  scelte di vita in momenti così drammatici possano essere d’insegnamento ed emulate dalle nuove generazioni. 
Il “Giardino” avrebbe potuto essere chiamato “dei Giusti”, come quello presente in Israele e tanti altri che sono sorti nel mondo, anche nel nostro Paese. Sarebbe stato oltretutto un riferimento diretto alle 36 targhe che richiamano i “36 giusti” per amor dei quali Dio non distrugge il mondo, qualunque cosa accada. Avrebbe potuto essere “Il Giardino degli Eroi”, perché tali sono in effetti Coloro che hanno messo a repentaglio la loro vita per gli altri e che sono qui ricordati e onorati. Oppure “dei Martiri”. Ne ho discusso a lungo con tanti collaboratori, ma nessuno degli attributi rendeva completamente l’idea. Ho pensato allora che il “Dialogo” è l’unico strumento, ideale e pratico, che condensa ed esprime pienamente cosa occorre fare e cosa occorre sapere. Per “dialogare” occorre “conoscere”, ed ogni targa del giardino tocca una tragedia che spesso viene taciuta o deformata: quindi non è conosciuta. Occorre pertanto conoscere per dialogare, anche perché solo dal dialogo e dalla condivisione può nascere la vera concordia tra i popoli: solo la conoscenza reciproca può portare alla comprensione reciproca. Molte volte reputiamo l’altro un “diverso” da noi, ma in realtà ha solo altri problemi che, in molti casi, non conosciamo o non comprendiamo. E allora? Bene, “Giardino del Dialogo”, ci è parsa l'intitolazione più adatta: per aprire le menti ed i cuori, per conoscere cosa è accaduto ieri, capire cosa veramente succede oggi e creare una Memoria Universale Condivisa per evitare che i mali del passato si ripetano nel futuro. Questi sono alcuni degli obiettivi del “Giardino del Dialogo”. Gli avvenimenti, (esaltanti o ignobili), le persone (con le loro vigliaccherie o i loro eroismi), gli atti (vergognosi o sublimi) che sono esposti nelle diverse “targhe” e nei diversi capitoli, non sono mai frutto di ideologismi pro o contro qualcuno o qualcosa, ma sempre frutto di una ricerca della Verità, soprattutto se occultata o rimossa ad arte dalla memoria collettiva. Come già detto, oggi le tecniche di controllo e sudditanza sono molto più sofisticate e, come tutte le strade che portano all’inferno, ammantate di buoni propositi di facciata. 
La stessa "civiltà occidentale" sembra oggi minata al proprio interno ed orientata a demolire tutti i valori tradizionali sui quali è stata edificata nel corso dei secoli: la droga sta distruggendo alla base le giovani generazioni; si sta distruggendo la famiglia che, anche nella crisi attuale, è stato l’unico baluardo a difesa dei più deboli: giovani ed anziani; i figli non dovrebbero più essere considerati un dono ed un frutto dell’amore, ma un prodotto da scegliere a catalogo e produrre con l’utero in affitto, premio all’egoismo di ricchi annoiati, giocattolo da ricevere e poi abbandonare qualora il gioco diventasse noioso. Questi sono solo alcuni degli aspetti che riguardano etica, rapporti umani e società. Ma non possiamo dimenticare i conflitti che tuttora insanguinano il pianeta; le tragedie provocate dall’ISIS - e da chi l'ha generato e continua a sostenere nel "democratico Occidente" - che sfociano negli atti terroristici alle porte delle nostre case; la tratta di milioni di uomini e donne, mascherata da finto umanitarismo; i profughi creati da chi finanzia le guerre e poi finge di volerle scongiurare; le stragi che, in un silenzio assordante, avvengono nel Donbass, in Nigeria, Yemen ed in altre parti del mondo; la cancellazione, tuttora in atto, del Tibet e della sua popolazione, la più pacifica del mondo, tollerata sull’altare del “business is business”, che fa tacere il mondo intero davanti ai crimini perpetrati dalla Cina. Gli orrori del passato visti con la verità taciuta ci fanno comprendere la falsa civiltà che vorrebbero imporci per un futuro dove la vera libertà sarà una chimera, una prigione dorata in cui, però, ci faranno desiderare fortemente di voler abitare con piacere. I vari capitoli dell’opera vogliono stimolare, nelle coscienze di ognuno, un percorso di riflessione per  riscoprire ed attualizzare i Valori fondamentali della Civiltà umana. Non entriamo, in questa presentazione, nei titoli dei singoli capitoli del libro, collegati alle diverse targhe del giardino fisico e di quello virtuale, dove chiunque può accedere per comprendere come spesso il Bene non stia mai tutto da una parte ed il Male tutto dalla parte opposta. Le atrocità naziste non possono e non devono nascondere quelle dei “liberatori”. La nascita degli Stati Uniti d’America ha portato anche al massacro dei nativi di quelle terre, conosciuti come “indiani d’America” ed ormai quasi estinti. Non possono essere taciute o dimenticate le stragi degli Armeni o la deportazione di milioni di uomini e donne africani, schiavizzati per secoli. 
Il Risorgimento d’Italia nasconde massacri, ingiustizie, ladrocini ed oppressioni che ancora oggi, dopo oltre 150 anni, continuano ad essere occultate. Il progetto intero del “Giardino del Dialogo”, così come il libro che ne è il supporto cartaceo, le targhe e gli argomenti delle singole targhe, è e non potrà che essere in continua evoluzione. Tutti i contributi che perverranno per il miglioramento, l’aggiornamento e l’evoluzione delle targhe e dei capitoli sono i benvenuti e, con il ringraziamento dei promotori del progetto, avranno la giusta ed approfondita attenzione. Vogliamo consegnare questo progetto alle nuove generazioni. Che comprendano che la libertà non si ottiene mai una volta per tutte, e meno che mai è gratuita, ma va verificata e difesa giorno per giorno, iniziando dalle piccole cose. La globalizzazione in atto è una grandissima opportunità e, nel contempo, un enorme limite. Sta a noi, soprattutto ai giovani, attuarla per il miglioramento vero della vita di ognuno e del mondo intero, che non sono due cose distinte e separate, perché l’individuo è sempre la base ed il nucleo dell’intera umanità. (Pasquale Totaro)


Comune di Motta Santa Lucia, 29 maggio 2016 nasce il primo Giardino mondiale del dialogo

domenica 5 luglio 2015

No al museo Lombroso: Tempio della Barbarie. Montalto Uffugo è con il Comitato Tecnico Scientifico "No Lombroso"! Lo afferma Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo

Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo:
La pienezza di sé e la conseguente convinzione di dovere per forza lasciare “un segno” nella storia, molto spesso induce l’uomo a diventare un mostro e a cavalcare l’onda di qualsiasi corrente di pensiero vada profilandosi con più incisività nell’opinione pubblica.
Quella che di più ha prodotto mostri nel tempo è stata la convinzione di sentirsi migliori e superiori di tutto ciò che rappresentava ”diversità”, soprattutto nel campo umano o in quei campi che hanno determinato fortemente le posizioni sociali nelle varie comunità: ricchezza e povertà, salute e malattia, coraggio e paura, conoscenza e ignoranza, nord e sud, fino ad arrivare al colore della pelle.
Sentirsi migliori o addirittura superiori, ha generato una forma di razzismo che ha prodotto nei secoli milioni di morti, che si sia trattato di differenze dovute al colore della pelle piuttosto che a malformazioni genetiche, all’appartenenza ad una religione piuttosto che ad un’altra, all’essere gente del nord piuttosto che gente del sud.
Di molti di questi uomini che hanno provocato o guidato stragi razziste ne abbiamo contezza per le testimonianze che la storia ci ha consegnato, di alcuni forse non ne conosceremo mai i nomi, di altri ne scopriamo l’identità quotidianamente, fosse anche per le sole esternazioni motivate da un ridicolo tentativo di conquistare un elettorato stanco spingendolo verso un’intolleranza che in realtà non gli appartiene.
Salvatore Brosal, membro del Comitato "No Lombroso" e Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo

Cesare Lombroso, com’è noto, divideva la razza umana in “bianca” e “di altri colori”, perciò non meraviglia che nel corso della sua vita di medico abbia potuto raccogliere resti umani in quantità esagerata e probabilmente solo per sviluppare teorie razziste. Forse per un periodo ha anche avuto un suo seguito, ma la comunità scientifica ha sconfessato da molti anni le sue tesi balorde secondo cui le similitudini antropometriche del cranio della gente del sud, o parte di essa, con il cranio di qualche noto delinquente del tempo, avvalorate -a suo dire- dagli studi effettuati in particolare sul cranio di Giuseppe Villella (calabrese accusato di brigantaggio e il cui corpo fu a lui concesso per gli innumerevoli rapporti di lavoro con l’Università di Pavia) fosse un parametro per accusare di delinquenza poveri contadini del sud la cui unica colpa era la forma del cranio. La “fossetta occipitale mediana” -così battezzata dal Lombroso- per lui rappresentava il segno evidente della predisposizione alla delinquenza. La scienza, quella seria, ha riso e sconfessato ampiamente questa tesi razzista e ridicola, ma lui l’ha utilizzata per concedersi una “gloria” immeritata per diverso tempo.


Torino, museo Lombroso: tempio della Barbarie. Dopo più di un secolo e mezzo mille crani di Patrioti Duosiciliani aspettano ancora una cristiana sepoltura
Da Sindaco, ma soprattutto da uomo, oltre che da calabrese, non posso che stigmatizzare e disapprovare con forza -anche a nome dei miei concittadini- la riapertura di un museo dell’orrore qual è quello dedicato a Cesare Lombroso, e mi unisco al Comitato Tecnico Scientifico "No Lombroso" per chiederne l’immediata chiusura con la conseguente restituzione dei resti umani in esso contenuti ai discendenti o alle Amministrazioni Comunali di origine perché abbiano degna sepoltura, per giustizia e per pietà umana. Mi permetto di aggiungere, che alla dovuta e immediata chiusura del museo e alla dovuta restituzione dei resti umani in esso contenuti, siano di accompagno le formali scuse da parte dell’Università degli Studi di Torino a tutto il Popolo Italiano già solo per aver pensato che tale museo potesse essere riportato alla sua fruizione, a prescindere da quali fossero le motivazioni che hanno spinto a tale decisione.
Montalto Uffugo è con il Comitato Tecnico Scientifico No Lombroso!

Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo

mercoledì 31 luglio 2013

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino. Qua fu sterminata la meglio gioventù del Sud



Siamo stati a Fenestrelle molte volte, in questo terribile luogo di sterminio e di morte. Ci siamo recati tante volte là, per rivisitare il nostro passato, per ritrovare la nostra memoria, per far conoscere al mondo intero la verità. Per far sapere le atrocità, i patimenti, i maltrattamenti che i valorosi soldati del Regno delle due Sicilie, patirono in questo luogo di sterminio e di morte. Il 6 luglio 2008, sotto una pioggia battente, un gruppo di aderenti e sostenitori dei Comitati Due Sicilie, in parte convocati via chat o per email, salì a Fenestrelle e posò, a memoria dei Patrioti sterminati, una lapide che dice testualmente:

«Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno s’inchinano».

Duccio Mallamaci, coordinatore per Piemonte e Calabria del Partito del Sud, tenne, interrompendosi a tratti per la commozione, un discorso in cui definì Fenestrelle un campo di sterminio come Auschwitz o Belzec, e affermò che 8000 uomini vi erano morti di fame e di freddo; in tutto, aggiunse, furono 40.000 i prigionieri meridionali sterminati nel Nord. Al discorso seguì una messa in latino, officiata da un prete francese fatto venire per l’occasione.

 La lapide che il 6 luglio del 2008 fu posta a memoria dei soldati borbonici non esiste più. Mani sacrileghe l'hanno barbaramente frantumata. 

 

 
Sembrerebbe che accettare l’esistenza di un pesante debito legato agli avvenimenti del periodo cosi detto "Risorgimentale “ nei riguardi degli Italiani del Sud sia motivo di oltraggio all’immagine del luogo che fu scenario di prigionia e torture per i valorosi Soldati Borbonici, deportati dalla nostra terra nel campo di sterminio di Fenestrelle, perché si erano rifiutati di disonorare il patto di fedeltà giurato al Sovrano. In onore di questi nostri eroici padri , nella piazzetta antistante la roccaforte, era stata deposta una lapide in marmo , dono dei compatrioti Duosiciliani , di cui i versi incisi furono composti in loro onore dal grande Nicola Zitara. Il Campo di sterminio di Fenestrelle è un complesso fortificato, vecchio di alcuni secoli, in località Fenestrelle in Val Chisone (provincia di Torino). Per le sue dimensioni ed il suo sviluppo lungo tutto il fianco sinistro della valle la Fortezza è detta anche la grande muraglia armata piemontese. Questo tetro luogo di morte, che nasconde segreti orrendi e terribili, attualmente è visitato da circa 40000 persone l'anno, che naturalmente ne ignorano tutte le atrocità del passato. La cosa certa è che, negli anni che vanno dal 1860 al 1870, gli internati furono soprattutto soldati borbonici, ma anche contadini. I reclusi erano tenuti in pessime condizioni: "laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei". "Senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati".

 
Le pene erano durissime per i poveri prigionieri tra cui la costrizione di portare al piede palle da 16 chili, ceppi e catene. L’unica liberazione possibile era dunque la morte. La morte veniva distribuita a tutti i prigionieri attraverso il freddo, la fame e i vari patimenti. I corpi degli eroici soldati borbonici venivano gettati in un alto piombatoio per essere sciolti nella calce viva e quindi scomparire per sempre nelle fredde acque del torrente Chisone. Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti.
 
Ma la cosa che ci ha lasciati sconcertati è stata una tremenda verità che abbiamo scoperto raccogliendo notizie storiche. Il campo di concentramento di Auschwitz è molto più piccolo del complesso militare di sterminio di Fenestrelle. Ad Auschwitz troviamo baracche e filo spinato, a Fenestrelle troviamo pietre e imponenti bastioni che mettono i brividi appena si entra dentro. 

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino
A Fenestrelle:
L’imponenza del complesso e la lunghezza delle mura risultarono sempre talmente impressionanti da aver scoraggiato in partenza ogni tentativo di attacco da parte nemica. Dopo il 1860, questo luogo venne utilizzato per sterminare i soldati borbonici.

Juri Bossuto


Ci lasciano interdetti le dichiarazioni di Juri Bossuto, consigliere regionale piemontese di Rifondazione Comunista, in uno studio del 2011 ridimensiona notevolmente il numero delle vittime, riportandone solo quattro nel novembre del 1860 e tende a smentire il maltrattamento ai danni dei prigionieri borbonici, poiché sarebbero stati assistiti con vitto e cure sanitarie.






Alessandro Barbero
    



 Lo storico Alessandro Barbero ha sostenuto che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti "anche" militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche    dolorosi, del neonato Stato unitario.                                                                       


                                                      Ancora menzogne, ancora a noi gente del Sud ci tocca ascoltare menzogne che offendono la nostra intelligenza e che fomentano ancora, dopo più di un secolo mezzo, solo rancore e odio. Ci hanno tenuto in coma e senza coscienza per più di 150 anni, adesso, che ci stiamo risvegliando stanno operando disperatamente in tutti modi per riaddormentarci ancora, con libri che parlano male di noi e delle nostre cose, con distruzione di lapidi ed asportazione di targhe, col gettare nella spazzatura le corone dei fiori poste, a memoria e gloria, per i nostri eroi morti, col bloccarci o renderci comunque difficile o inutile e perfino controproducente l'accesso ai loro archivi. Ma noi dobbiamo rompere e rendere vana la loro criminale pretesa di avere il monopolio della nostra memoria! Noi abbiamo il sacrosanto dovere di divulgare la verità. (brigas - s. brosal) 


lunedì 5 novembre 2012

La legge Pica del 1863, ovvero la “licenza di uccidere i meridionali” - Basta con le menzogne storiche


BASTA CON LE MENZOGNE STORICHE ! E' ora di dire la verità su tutto quello che fu l'unità d'Italia. Il glorioso e ricco Regno delle due Sicilie fu distrutto dall'orda barbarica piemontese, soldataglia allobrogica che eseguiva gli ordini di due criminali: Camillo Benso e Vittorio Emanuele II di Savoia. Tutto il Regno delle due Sicilie fu messo a ferro e a fuoco dai banditi savoiardi, che nella loro crudeltà e nella loro ferocia furono peggio degli Unni di Attila.
Bandiera del Regno delle due Sicilie sul Gran Sasso
Nel 1863 veniva promulgata la legge Pica, dal nome del deputato abruzzese che la formulò per trasformare le regioni meridionali in un immenso campo di combattimento, o meglio ancora in un enorme lager dentro il quale i soldati del re sabaudo, i “piemontesi”, con la scusa della lotta al brigantaggio uccisero, stuprarono, squartarono, sgozzarono, misero a ferro e fuoco interi paesi causando migliaia e migliaia di morti innocenti. Ci vollero dieci anni per piegare definitivamente tutte le sacche di resistenza dei partigiani lealisti al re Borbone sulle montagne abruzzesi, lucane, campane, pugliesi, calabresi, e siciliane. Basterebbe questo per capire l’enorme montagna di menzogne che ha accompagnato per 151 anni la storia del risorgimento italiano.
 lapide nell'ex Lager di Fenestrelle, Piemonte
Altro che “fratelli d’Italia”…
Poi ci sono testimonianze, involontarie, che veramente sono al di sopra di ogni sospetto, come ad esempio quelle tratte dal sito dell’Arma dei Carabinieri, “fedelissima” per definizione al re savoia.
Ecco cosa si legge nel sito ufficiale dell’Arma:
La legge Pica permise la repressione senza limiti di qualunque resistenza: si trattava, in pratica, dell’applicazione dello stato d’assedio interno. Senza bisogno di un processo si potevano mettere per un anno agli arresti domiciliari i vagabondi, le persone senza occupazione fissa, i sospetti fiancheggiatori di camorristi e briganti. Nelle province dichiarate infestate da briganti ogni banda armata di più di tre persone, complici inclusi, poteva essere giudicata da una corte marziale. Naturalmente alla sospensione dei diritti costituzionali (il concetto di diritti umani di fatto ancora non esisteva) si accompagnarono misure come la punizione collettiva per i delitti dei singoli e le rappresaglie contro i villaggi“.
(http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/
Fascicolo+6/04_fascicolo+6.htm
)
Nel 1864, Vincenzo Padula scriveva:
«Il brigantaggio è un gran male, ma male più grande è la sua repressione. Il tempo che si dà la caccia ai briganti è una vera pasqua per gli ufficiali, civili e militari; e l’immoralità dei mezzi, onde quella caccia deve governarsi per necessità, ha corrotto e imbruttito. Si arrestano le famiglie dei briganti, ed i più lontani congiunti; e le madri, le spose, le sorelle e le figlie loro, servono a saziare la libidine, ora di chi comanda, ora di chi esegue quegli arresti».
La legge Pica, fra fucilazioni, morti in combattimento ed arresti, eliminò da paesi e campagne circa 14.000 briganti o presunti tali: per effetto della legge 1409/1863 e del complesso normativo ad essa connesso, fino a tutto il dicembre 1865, si ebbero 12.000 tra arrestati e deportati, mentre furono 2.218 i condannati. Nel solo 1865, furono 55 le condanne a morte, 83 ai lavori forzati a vita, 576 quelle ai lavori forzati a tempo e 306 quelle alla reclusione ordinaria. Nonostante tale rigore, la legge Pica non riuscì a portare i risultati che il governo si era prefissi: l’attività insurrezionale e il brigantaggio, infatti, perdurarono negli anni successivi al 1865, protraendosi fino al 1870.


bersagliere sabaudo con Brigante
CONCLUSIONE
L’agosto 1863 un proclama di Vittorio Emanuele venne affisso in tutte le città, paesi, borgate del Mezzogiorno. Era la legge Pica contro il “brigantaggio”. Praticamente l’autorità militare assumeva il governo delle province meridionali. La repressione diventava, a questo punto, ancora piu’ acre e feroce di quanto non fosse stata fin allora. La legge Pica rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865. Fu presentata come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa” e, dall’opposizione parlamentare di sinistra valutata e combattuta come una violazione dell’art. 71 dello Statuto del Regno poiché il cittadino “veniva distolto dai suoi giudici naturali” per essere sottoposto alla giurisdizione dei Tribunali Militari e alle procedure del Codice Penale Militare. La legge passò comunque a larga maggioranza. La ribellione doveva essere stroncata “col ferro e col fuoco!”. Per effetto della legge Pica, a tutto il 31 dicembre 1865, furono 12.000 gli arrestati e deportati, 2.218 i condannati. Nel solo 1865 le condanne a morte furono 55, ai lavori forzati a vita 83, ai lavori forzati per periodi più o meno lunghi 576, alla reclusione ordinaria 306. Le carceri erano piene, fitte, zeppe fino all’inverosimile“.  (Ludovico Greco,”Piemontisi, Briganti e Maccaroni” – Guida Editore, Napoli, 1975)

Ecco uno stralcio dell'intervento in Parlamento del deputato Angelo Manna, il 25 settembre 1990.
"L'ufficio storico dell'esercito italiano custodisce e protegge le prove storiche che quella sacra epopea che fu detta risorgimento non fu, se non una schifosa storia di rapine e di massacri; e che fu scritta da un'orda barbarica nel Regno di Napoli, che, oltre la vita e i beni, rubò al Sud e portò nell'infrancesato Piemonte financo il nome di Italia." “L'ufficio storico dello Stato italiano è l'armadio nel quale la setta tricolore conserva e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami; Conserva e protegge le prove che Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore ed assassino e perciò galantuomo, nonché il protobeccaio Benso Camillo, porco di stato e perciò statista sommo, ordinarono ai propri sadici macellai di mettere a ferro e a fuoco l'invaso reame libero ed indipendente e sovrano e di annetterlo al Piemonte, grazie ad un plebiscito, che fu una truffa schifosa, combinata da garibaldesi, soldataglia allobrogica e camorra napoletana. L'ufficio dello stato maggiore dell'esercito italiano è l'armadio nel quale l'unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico. Quello dei massacri bestiali, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi dolosi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con Tore e Crescienzo, all'anagrafe Salvatore De Crescenzo e della sua camorra, degli stupri di fanciulle, delle giustizie sommarie, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute, come la Sangiovannara. Quali studiosi hanno potuto aprire questi armadi infami signor sottosegretario? I crociati postumi, gli scribacchini diventati cattedratici per aver saputo rinnegare la propria origine, e per aver saputo rinunciare alla ricerca della verità storica. Per avere dimostrato di sapere essere i sacerdoti del sacro fuoco del mendacio.”
                                                                    

martedì 4 settembre 2012

Cesare Lombroso, una mente satanica. Un criminale al servizio dei Savoia. L'olocausto del Sud: il regno delle due Sicilie.



Cesare Lombroso, una mente demoniaca, che si è autodefinito l’inventore dell'Antropologia criminale, nasce a Verona il 6 novembre 1835 da un'agiata famiglia ebraica. Nel 1852 si iscrive alla facoltà di medicina dell'Università di Pavia, dove si laurea nel 1858.
Un personaggio squallido e perverso, una mente feroce e satanica al servizio dei Savoia, che furono a loro volta criminali. Nella sua patetica ed arrogante presunzione si autodefinisce un grande antropologo, un grande saggio e un illustre scienziato offrendo così il suo contributo ai regnanti sabaudi. La verità però è una sola: Marco Ezechia Lombroso, che successivamente cambiò nome in Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un pseudo-medico, pseudo-antropologo, e pseudo-giurista italiano, di origine ebraica, è considerato, da alcuni, pioniere e "padre" della moderna criminologia, mentre in realtà è stato solo una mente perversa con progetti criminali. E’ stato un grande razzista al servizio di una casa regnante “ I Savoia”, i cui membri vengono ricordati dalla storia come una banda di uomini privi di saggezza, privi di etica e di morale. I Savoia,  che progettarono  e massacrarono un milione di meridionali, sudditi liberi del Regno delle due Sicilie, sciogliendo i loro corpi nella calce viva. Lombroso, questo criminale, profanatore di tombe di origine ebraica è stato la vergogna di quel regno sabaudo e continua oggi ad essere la vergogna torinese e piemontese. Questo essere immondo in gioventù trafugava i crani dei cadaveri dai cimiteri di campagna per poi studiarne con comodo la conformazione. Ai contadini che, ignari, gli chiedevano cosa trasportasse con sé rispondeva: "Zucche". Così Cesare Lombroso, il ragazzo dei cimiteri fece carriera. Questo scellerato fu osannato da vivo dai criminali del regno sabaudo, ed adesso da morto dalle istituzioni piemontesi. Tutto il lavoro malefico di questo Lombroso è la negazione della serietà scientifica e culturale.
Cesare Lombroso: mente satanica, un criminale al servizio dei Savoia
La fama di Lombroso è legata soprattutto alla teoria dell'uomo delinquente nato o atavico, individuo che reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'uomo normale e socialmente inserito.  L'interesse di Lombroso per i poveri, gli emarginati, i folli è presente fin dagli anni giovanili, quando, giovane medico, gira per le campagne lombarde, distribuendo opuscoli, stampati a proprie spese, ai contadini vittime della pellagra. Nel 1859, arruolatosi nel Corpo Sanitario Militare durante la campagna di repressione del brigantaggio, è inviato per tre mesi in Calabria ed inizia, ancor di più, ad odiare le popolazioni dell'Italia del Sud. Qui Lombroso affronta lo studio delle popolazioni calabresi in rapporto al linguaggio e al folklore. L'interesse per il fenomeno della delinquenza insorge nel 1864, osservando i tatuaggi dei soldati e le frasi oscene tatuate che distinguono "il soldato disonesto in confronto all'onesto". Lombroso comprende, però, che l'elemento del tatuaggio non basta da solo per capire la natura del delinquente e che è necessario definire i caratteri dell'anormale, del delinquente e del pazzo utilizzando il metodo sperimentale della scienza positivista. Nel 1866 è nominato professore straordinario dell'Università di Pavia. Il 10 aprile 1870 sposa Nina De Benedetti. Dal matrimonio nasceranno cinque figli, tra cui Gina, secondogenita e biografa del padre. Nel 1871 Lombroso ottiene la direzione del manicomio di Pesaro dove vivrà una felice esperienza professionale, in quel periodo elabora una proposta che sottopone alle autorità ministeriali: la creazione di manicomi criminali destinati agli alienati che delinquono e agli alienati pericolosi. L'anno dopo rientra a Pavia e inizia gli studi che lo porteranno alla elaborazione della "teoria dell'uomo delinquente".  
Fenestrelle (TO): il lager della vergogna
Museo Cesare Lombroso a Torino
Molte persone vanno a visitare questo vergognoso museo, pagano anche il biglietto, per vedere delle teste mozzate. Teste mozzate di Padri di famiglia e di Patrioti del Regno delle due Sicilie, che si sono opposti alla barbarie e alla ferocia dei Piemontesi invasori ed assassini. Come trofeo della vittoria vengono conservate queste teste degli Italiani del Sud ed i Piemontesi non si vergognano di mostrare questi orrori. Lombroso con le sue teorie sentenziò che gli abitanti delle due Sicilie erano una razza inferiore, paragonabili per natura e stile di vita alle bestie. (Il Regno delle Due Sicilie comprendeva tutta l’Italia del Sud: Campania con parte dell’odierno Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Questa strampalata teoria la dedusse misurando i crani ed altri resti umani degli insorgenti napolitani e dei poveracci che vennero uccisi dai bersaglieri. Le teorie dello pseudoscienziato veronese furono facilmente smentite da studi successivi e dichiarate dalla comunità scientifica internazionale prive di ogni fondamento scientifico. Nonostante tutto queste teorie sballate, con la complicità di un sistema scolastico basato sulla falsità, faziosità e sulla mistificazione storica, si sono diffuse nella società italiana, sia al nord diventando principio di tutti i preconcetti e razzismo antimeridionale, sia a sud al fine di creare quel complesso di inferiorità che hanno tanti meridionali. Tutti i governanti dal 1860 ad oggi basandosi sui concetti razzisti di Lombroso hanno agito ai danni delle “Due Sicilie” o perché i suoi componenti erano settentrionali e condizionati dal razzismo o meridionali con complesso di inferiorità e spirito servile. E’ arrivato il momento di far conoscere la verità a tutti e di ribellarsi a tutte le menzogne raccontate finora. Cesare Lombroso, ebreo, è stato un criminale ed una mente perversa, malefica e satanica. Grazie alla famiglia Savoia più di un secolo e mezzo fa ha trovato spazio nel raccontare tutte queste bestialità, ma continua a trovarne ancora adesso in una Torino e in un Piemonte di oggi, dove le persone vivono solo di anti meridionalità.
Una vergogna torinese: i Crani di Padri di famiglia e Patrioti del Regno delle due Sicilie, giudicati da Lombroso come i crani delle bestie
 Il Lager di Fenestrelle: La ciclopica sabauda cortina bastionata. (Fonte: MIGLIAIA DI SOLDATI BORBONICI DEPORTATI NEI LAGER DEL NORD di Stefania Maffeo) 
UNITA' D'ITALIA: i piemontesi massacrarono 1.000.000 di INNOCENTI - (Migliaia di soldati borbonici deportati nei lager del nord di Stefania Maffeo) - Dopo l' "invenzione" del "contrassegno per marchiare gli ebrei con un panno sulla spalla" (vedi AMEDEO VIII DI SAVOIA) - quindi un precursore dello "antisemitismo" hitleriano - nel 1863 un altro sabaudo inventava i "lager", e le "vasche di calce" per scioglierci dentro i cadaveri dei reclusi soccombenti borbonici. 5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti. Queste le cifre della repressione consumata all'indomani dell'Unità d'Italia dai Savoia. La prima pulizia etnica della modernità occidentale operata sulle popolazioni meridionali dettata dalla Legge Pica, promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863 " per la repressione del brigantaggio nel Meridione"[1].
Questa legge istituiva, sotto l'egida savoiarda, tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca, le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall'emigrazione forzata, nell'inesorabile comandamento di destino: "O briganti, o emigranti".
 
Il Professore Duccio Mallamaci davanti al museo Lombroso di Torino
Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già trasportati in Piemonte e Lombardia, si ebbe ricorso ad uno spediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, e rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane e acqua e una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e di altri luoghi nei più aspri siti delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in clima sì caldo e dolce, come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati a spasimar di freddo e di stento tra le ghiacciaie. (Civiltà Cattolica, serie IV, vol. IX del 25-1-1861). La fortezza di Fenestrelle era attiva dai primi del Settecento. Avamposto di confine dei Savoia, ma anche carcere militare. Nel 1860 fu il luogo di pena dei soldati pontifìci e borbonici catturati dai piemontesi. Edifìcio a scaloni, immerso nella neve in inverno a quasi 2000 metri di altezza sulla sinistra del Chisone.



1938: Benito Mussolini fa chiudere il vergognoso museo razzista
 Lombroso di Torino
2009: con l'apertura del museo Lombroso ritorna la Barbarie a Torino
(Il museo della Barbarie e dell'odio contro gli Italiani del Sud, ex Regno delle due Sicilie)

1938: Benito Mussolini fa chiudere il vergognoso museo razzista di antropologia criminale di Torino, intitolato all'ebreo Ezechia Lombroso, pseudo medico, che poi cambiò il suo nome in Cesare, come è tipico da millenni ed ancor oggi lo è  per moltissimi ebrei al fine di poter meglio portare avanti i loro intrighi e loro manipolazioni, spacciandosi per Italiani in Italia, per Francesi in Francia, per Americani in America, etc., mascherando la loro vera origine etnica e religiosa per non destare sospetti e diffidenze tra i non ebrei.

2009: Il museo Lombroso di Torino viene riaperto dopo ben 71 anni, quando ormai nessuno più parlava, né tanto meno sapeva chi davvero fosse l'ebreo talmudico e razzista Ezechia Lombroso, pseudo medico e sedicente scienziato italiano. Sindaco di Torino, a quell'epoca, era il rothschildiano Sergio Chiamparino, a cui succedette nel maggio 2011 un altro rothschildiano di nome Piero Fassino.

Ben altri, che l'avido Rothschild ed i suoi ascari e golem "risorgimentali", furono quelli che amarono veramente l'Italia e gli Italiani e li vollero veramente uniti con pari dignità e nel senso migliore dei termini, e tra questi, anche se sfortunato, spicca più di tutti Benito Mussolini!

Ogni altro commento è inutile: 2009, Torino ritorna trionfalmente ad essere la città più satanica del mondo insieme a Londra e a New York. Triangolo satanico... Anche il territorio compreso tra Torino, Lione e Praga (ma alcuni sostengono tra le prime due e Berlino) viene chiamato triangolo satanico. Questo perché in esso vi è la maggior concentrazione di sette sataniche e la controparte anche di esorcisti.

(salvatore brosal)