mercoledì 27 agosto 2014

Vaticano: la Basilica di San Pietro ridotta a mercato rionale da turisti sciatti, senza rispetto e senza decoro

Negli anni 60 ero un ragazzino e feci un viaggio a Roma con i miei genitori. Si decise di andare a visitare la basilica di San Pietro nella città del Vaticano. Arrivati davanti all'ingresso un funzionario ci fermò: mio padre aveva i calzoni corti e non lo fecero entrare, alla mia mamma dissero di coprirsi la testa con un velo. Osservate adesso come è stato ridotto il massimo tempio della religiosità cattolica. Per entrare nella Basilica di San Pietro, nella città del Vaticano, bisogna passare attraverso il metal detector, strumento che usa l'induzione elettromagnetica per rivelare la presenza di metalli. Veniamo quindi controllati severamente anche per entrare nella Basilica di San Pietro, che dovrebbe essere il tempio più sacro della spiritualità e religiosità del Cattolicesimo. Non viene però controllato per niente abbigliamento e comportamento di questi presunti “credenti”.
VIDEO: la Basilica di San Pietro In Vaticano ridotta a mercato rionale



Pare che il controllo delle persone che entrano in Vaticano sia stato affidato ad una azienda israeliana. E già questo la dice lunga su chi davvero comanda in Italia e in Vaticano. Nella basilica di San Pietro non si entra più per pregare, e nemmeno per stare in silenzioso raccoglimento in un luogo sacro. Chi entra in San Pietro lo fa solo per curiosare, per fotografare, per discutere, per commentare, per passare un po' di tempo in allegria. Il più grande tempio della religiosità cattolica è ridotto ormai ad una vera piazza di mercato, con persone che sono vestite in modi vari: appariscenti, chiassosi, pacchiani, irriverenti, irriguardosi, e a volte anche offensivi per un luogo dedicato al culto. Ci piacerebbe davvero sapere se questa permissività viene tollerata anche davanti al muro del pianto in Gerusalemme, o davanti alla Ka'ba della Mecca. Non solo lo Stato, ma anche la Chiesa cattolica è nelle mani di gente, ormai, priva di morale e di pudore evangelici. Guardando queste immagini, potremmo solo dire, con infinita tristezza ed amarezza: Fuori i Mercanti dal tempio di Dio. (s. brosal)



lunedì 4 agosto 2014

Gerald Bruneau - Vilipendio alla più grande cultura del mondo: quella Mediterranea della Magna Grecia.

Quando l'imbecillità nordica arriva nel Mediterraneo ! ! !

Gerald Bruneau, fotografo dilettante e senza educazione - Vilipendio alla più grande cultura del mondo: quella Mediterranea della Magna Grecia.

l'idea di vilipendio è conclusa: i sacri Bronzi di Riace vestiti e fotografati da un fotografo dilettante e senza cultura di nome Gerald Bruneau  


Un fotografo patetico, dilettante e senza cultura. Solo un personaggio senza neuroni in testa poteva fare una cosa simile. Fotografare i Bronzi di Riace con addosso dei veli trasparenti e disgustosi. Secondo la Soprintendente, montare un caso sulle foto di Bruneau è eccessivo: "Non parlerei di vilipendio, solo di cattivo gusto. Questo è di cattivo gusto ma abbiamo già tanti altri problemi, non ne farei una tragedia".


Più duro il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli che chiede: "Su questo gravissimo episodio la Procura della Repubblica di Reggio apra subito una inchiesta e persegua, in modo severo ed esemplare, l'artista francese, così come si è fatto negli anni scorsi per altri casi simili, anche meno gravi". Corbelli, esprimendo sdegno, definisce l'episodio "di inaudita gravità, un danno di immagine (e non solo) purtroppo irrimediabile. Le due Statue, con quegli scatti choc e vergognosi, sono state di fatto oltraggiate e deturpate".


Il fotografo dilettante Gerald Bruneau commette vilipendio,
 verso la cultura più grande del mondo:  
quella della Magna Grecia

Ecco i Bronzi di Riace nel loro reale splendore:


I Bronzi di Riace sono considerati tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca, e tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell' età classica. Le ipotesi sulla provenienza e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di attribuire con certezza le opere ad uno specifico scultore.


I Bronzi di Riace, di provenienza greca, magnogreca o siceliota, sono una coppia di statue in bronzo di circa 2 m di altezza. Sono state datate intorno al v secolo avanti Cristo, e pervenuti ai giorni nostri in eccezionale stato di conservazione. rinvenute nel 1972 nei pressi di Riace, in provincia di Reggio Calabria. Sono considerate tra i capolavori di scultura più importanti del ciclo ellenico, testimonianze dirette dei grandi scultori del mondo greco classico. Le statue si trovano oggi al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. I Bronzi di Riace sono diventati il simbolo della città e della Calabria stessa.

Bronzi si trovano al Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria

Quella dei Bronzi di Riace fu una scoperta sensazionale. Le due sculture furono infatti ritrovate nel mare Ionio, a 300 metri dalle coste di Riace in provincia di Reggio Calabria, nel 1972. Più precisamente nell'Agosto del 1972 il sub Mariottini immergendosi al largo di Riace scorge sul fondale un oggetto, che inizialmente non riesce ad identificare, si avvicina e scopre che dal fondo melmoso esce quella che lui identifica come una mano in bronzo. Mariottini segnalò il fatto alla Sovrintendenza e una squadra di subacquei professionisti vennero inviati sul posto, con l'aiuto di speciali apparecchiature e usando le dovute attenzioni i sub riportarono in superficie una statua di bronzo.

Proseguendo l'indagine della zona interessata venne poi rinvenuta una seconda statua in bronzo. L’eccezionalità del ritrovamento fu subito chiara, date le poche statue originali di quel periodo che ci sono giunte dalla Grecia. Furono trasportate a Firenze dove fu curato il restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure, uno dei più specializzati laboratori di restauro del mondo. Nel 1980 furono esposte in una mostra, che ebbe un successo enorme, e quindi trasportate nel Museo archeologico di Reggio Calabria dove sono tuttora esposte.


L’analisi stilistica e quella scientifica sui materiali e le tecniche di fusione hanno entrambe determinato la differenza sostanziale tra le due statue: sono da attribuirsi a due differenti artisti e a due epoche distinte. Quella raffigurata a sinistra viene normalmente chiamata "statua A", mentre quella a destra "statua B". L’attribuzione odierna, in base ai confronti stilistici oggi possibili, è di datare la "statua A" al 460 a.C., in periodo severo; mentre al periodo classico, e più precisamente al 430 circa a.C., viene datata la "statua B".