martedì 20 dicembre 2016

L'Italia è una Repubblica nata senza sovranità ed è occupata militarmente dagli USA dal 1943

Basi militari Usa in Italia 
Grazie ai Patrigni costituzionali
8 settembre 1943 l'Italia muore come nazione sovrana e sul suo cadavere germogliano e crescono le menzogne massoniche. Si entra in piena dittatura, camuffata da democrazia, infatti con i loro brogli e imbrogli senza fine, e con i loro media completamente asserviti, fanno credere che agli Italiani vada bene così. 1948 fanno andare in vigore la costituzione scritta dai “Patrigni Costituzionali” e ancora una volta cercano di far credere agli Italiani che tutto vada bene così. E continuano a cercare di far credere che una Costituzione senza nessuna sovranità rallegri la penisola e che tutti siano contenti, ma non è affatto così. La stampa di regime parla di un benessere, inesistente, e cercano di illudere gli Italiani, facendo loro credere, di vivere in un paese finalmente libero e ricco. In realtà l'Italia viene grigliata a fuoco lento ma la stampa di regime, imperterrita, continua a mistificare la verità e a diffondere menzogne, facendole passare per verità. Agli italiani viene imposta una costituzione truffaldina che li priva della sovranità e molti dei propagandisti del regime, o senza averla neppure letta, o senza averla capita, o in totale malafede la difendono e la spacciano per la più bella del mondo.
Si impone di votare per candidati che, per dettato costituzionale, art.67, una volta eletti possono tradire impunemente gli elettori. Ed è proprio con questo perfido e demagogico articolo che vengono messi i fondamenti e le premesse del crescendo di tutte le degenerazioni politiche da allora fino al disastro dei nostri giorni. Parlamentari, che appunto perché eletti senza vincolo di mandato dei loro elettori, ma pesantemente influenzati, condizionati, ricattati e corrotti dalle varie logge massoniche eleggeranno a loro volta un Presidente della Repubblica, (art. 83), che per forza di cose, non potrà mai rappresentare veramente gli interessi del Popolo italiano, ma rappresenterà ovviamente gli interessi delle logge massoniche che lo hanno imposto. (vedi ad esempio Napolitano che nel 2011 ha imposto il governo massonico, antidemocratico e antipopolare di Monti). Avverrà così che il presidente della Repubblica nominerà il Presidente del Consiglio dei ministri, e su proposta di questo, i ministri (art. 92). E saranno tutti espressione degli interessi della massoneria e non del popolo. (vedi ad esempio governi Renzi e Gentiloni, nominati da Mattarella). Il Governo, nominato da un simile Presidente della Repubblica, avrà sicuramente la fiducia delle due camere, traditrici degli elettori e asservite alla massoneria.
Col Porcellum vengono abolite anche le preferenze. La legge n. 270 del 21 dicembre 2005, comunemente nota come legge Calderoli o Porcellum, è una legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate che ha disciplinato l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in Italia nel 2006, 2008 e 2013. Nel gennaio 2014, con sentenza n. 1/2014, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale parziale della legge, annullando il premio di maggioranza e introducendo la possibilità di esprimere un voto di preferenza. La legge elettorale proporzionale così risultante, soprannominata Consultellum, è rimasta in vigore per l'elezione della Camera fino alla sua sostituzione con l'Italicum a decorrere dal 1º luglio 2016, e rimane tuttora in vigore per l'elezione del Senato.
Con la riforma costituzionale del 2005 Forza Italia, Lega Nord, CCD, CDU, nuovo PSI e PRI proposero il premierato (presidente del consiglio eletto dal popolo) e Senato delle regioni, oltre alla riduzione drastica di tutti gli inutili idioti: senatori e deputati; La proposta di legge prevedeva inoltre nuove elezioni ad ogni caduta di governo. il popolo sovrano, però, disse no nel referendum 2006. Bisogna andare avanti come vuole la costituzione, questo rifiuto tossico che ci sta avvelenando. Ogni legislatura ha avuto più governi, a volte anche 6. Tutto naturalmente a discrezione del Presidente della Repubblica, non eletto dal popolo italiano. Tutto a discrezione delle camere, che danno o negano la fiducia. Così vuole la costituzione, la più bella e la più inutile del mondo. In 2 legislature (IV e VI) Moro ha fatto 5 volte il presidente del consiglio. Quando il suo governo era sfiduciato e cadeva, il presidente della repubblica decideva di ridargli l'incarico. Il Presidente del Consiglio doveva però soddisfare e sottostare ai ricatti di alcuni parlamentari. Altro che rappresentanti del popolo, ma rappresentanti dei propri interessi. D'altra parte questa costituzione, che abbiamo ereditato dai patrigni costituzionali, lo prevede: Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Il presidente del Consiglio faceva un rimpasto del nuovo governo, aumentavano i ministeri e i sottosegretari e si andava avanti così. Se il nuovo governo riceveva la fiducia dal Parlamento si continuava e si continuavano a prendere gli italiani per i fondelli. Ieri come oggi, oggi come domani. Viva Viva la costituzione. Guai a chi la tocca o la ritocca. Vae victis! La repubblica italiana è nata senza sovranità ed è pure occupata militarmente da moltissime basi militari statunitensi dal 1943. (salvatore brosal)

martedì 25 ottobre 2016

la profezia di Bettino Craxi: "Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare". Estratti dal libro “Io parlo, e continuerò a parlare”

Benedetto Craxi, detto Bettino (Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, 19 gennaio 2000), è stato un politico italiano, Presidente del Consiglio dei Ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987 e Segretario del Partito Socialista Italiano dal 1976 al 1993. È stato uno degli uomini politici più rilevanti della cosiddetta Prima Repubblica: intraprese un'azione di rinnovamento del PSI e della sinistra italiana che lo portò a scontrarsi, anche duramente, con le resistenze al cambiamento da parte del Partito Comunista Italiano e all'interno del suo stesso partito. È stato il primo socialista ad aver rivestito l'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri: la sua attività di governo portò il Paese al di fuori della grave situazione economica e finanziaria dovuta alla "crisi del petrolio" e all'inserimento dell'Italia nel ristretto novero delle nazioni del G7.

"Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare".
"Il regime avanza inesorabilmente. Lo fa passo dopo passo, facendosi precedere dalle spedizioni militari del braccio armato. La giustizia politica è sopra ogni altra l’arma preferita. Il resto è affidato all’informazione, in gran parte controllata e condizionata, alla tattica ed alla conquista di aree di influenza. Il regime avanza con la conquista sistematica di cariche, sottocariche, minicariche, e con una invasione nel mondo della informazione, dello spettacolo, della cultura e della sottocultura che è ormai straripante.
Bettino Craxi
Non contenti dei risultati disastrosi provocati dal maggioritario, si vorrebbe da qualche parte dare un ulteriore giro di vite, sopprimendo la quota proporzionale per giungere finalmente alla agognata meta di due blocchi disomogenei, multicolorati, forzati ed imposti. Partiti che sono ben lontani dalla maggioranza assoluta pensano in questo modo di potersi imporre con una sorta di violenta normalizzazione. Sono oggi evidentissime le influenze determinanti di alcune lobbies economiche e finanziarie e di gruppi di potere oligarchici.
A ciò si aggiunga la presenza sempre più pressante della finanza internazionale, il pericolo della svendita del patrimonio pubblico, mentre peraltro continua la quotidiana, demagogica esaltazione della privatizzazione. La privatizzazione è presentata come una sorta di liberazione dal male, come un passaggio da una sfera infernale ad una sfera paradisiaca. Una falsità che i fatti si sono già incaricati di illustrare, mettendo in luce il contrasto che talvolta si apre non solo con gli interessi del mondo del lavoro ma anche con i più generali interessi della collettività nazionale. La “globalizzazione” non viene affrontata dall’Italia con la forza, la consapevolezza, l’autorità di una vera e grande nazione, ma piuttosto viene subìta in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza.
I partiti dipinti come congreghe parassitarie divoratrici del danaro pubblico, sono una caricatura falsa e spregevole di chi ha della democrazia un’idea tutta sua, fatta di sé, del suo clan, dei suoi interessi e della sua ideologia illiberale. 
George Soros, ebreo ungherese nato il 12 agosto 1930, denominato lo squalo da Bettino Craxi, nel 1992 si pappò da solo più di 15mila miliardi di debito pubblico italiano. 
Fa meraviglia, invece, come negli anni più recenti ci siano state grandi ruberie sulle quali nessuno ha indagato. Basti pensare che solo in occasione di una svalutazione della lira, dopo una dissennata difesa del livello di cambio compiuta con uno sperpero di risorse enorme ed assurdo dalle autorità competenti, gruppi finanziari collegati alla finanza internazionale, diversi gruppi, speculando sulla lira (Soros) evidentemente sulla base di informazioni certe, che un’indagine tempestiva e penetrante avrebbe potuto facilmente individuare, hanno guadagnato in pochi giorni un numero di miliardi pari alle entrate straordinarie della politica di alcuni anni. Per non dire di tante inchieste finite letteralmente nel nulla.
D’Alema ha detto che con la caduta del Muro di Berlino si aprirono le porte ad un nuovo sistema politico. Noi non abbiamo la memoria corta. Nell’anno della caduta del Muro, nel 1989, venne varata dal Parlamento italiano una amnistia con la quale si cancellavano i reati di finanziamento illegale commessi sino ad allora. La legge venne approvata in tutta fretta e alla chetichella. Non fu neppure richiesta la discussione in aula. Le Commissioni, in sede legislativa, evidentemente senza opposizioni o comunque senza opposizioni rumorose, diedero vita, maggioranza e comunisti d’amore e d’accordo, a un vero e proprio colpo di spugna. La caduta del Muro di Berlino aveva posto l’esigenza di un urgente “colpo di spugna”. Sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, in funzione dal dopoguerra, e adottato da tutti anche in violazione della legge sul finanziamento dei partiti entrata in vigore nel 1974, veniva posto un coperchio.
Bettino Craxi, presidente del Consiglio con Ronald Reagan, presidente USA nel 1985
La montagna ha partorito il topolino. Anzi il topaccio. Se la Prima Repubblica era una fogna, è in questa fogna che, come amministratore pubblico, il signor Prodi si è fatto le ossa. I parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un’appendice ai dieci comandamenti. I criteri con i quali si è oggi alle prese furono adottati in una situazione data, con calcoli e previsioni date. L’andamento di questi anni non ha corrisposto alle previsioni dei sottoscrittori. La situazione odierna è diversa da quella sperata. Più complessa, più spinosa, più difficile da inquadrare se si vogliono evitare fratture e inaccettabili scompensi sociali. Poiché si tratta di un Trattato, la cui applicazione e portata è di grande importanza per il futuro dell’Europa Comunitaria, come tutti i Trattati può essere rinegoziato, aggiornato, adattato alle condizioni reali ed alle nuove esigenze di un gran numero ormai di paesi aderenti.
Questa è la regola del buon senso, dell’equilibrio politico, della gestione concreta e pratica della realtà. Su di un altro piano stanno i declamatori retorici dell’Europa, il delirio europeistico che non tiene contro della realtà, la scelta della crisi, della stagnazione e della conseguente disoccupazione.
Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro.
La pace si organizza con la cooperazione, la collaborazione, il negoziato, e non con la spericolata globalizzazione forzata. Ogni nazione ha una sua identità, una sua storia, un ruolo geopolitico cui non può rinunciare. Più nazioni possono associarsi, mediante trattati per perseguire fini comuni, economici, sociali, culturali, politici, ambientali. Cancellare il ruolo delle nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire.
Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare."
(Bettino Craxi, estratti dal libro “Io parlo, e continuerò a parlare”, ripresi da “Il Blog di Lameduck” il 19 maggio 2015. Il libro, edito da Mondadori nel 2014, cioè 14 anni dopo la morte di Craxi, raccoglie scritti del leader socialista risalenti alla seconda metà degli anni ‘90. Scritti che oggi appaiono assolutamente profetici).
la tomba di Bettino Craxi ad Hammamet

martedì 13 settembre 2016

Fenestrelle: Campo di Sterminio, una mostruosità

perché insistono sull'aspetto naturalistico e turistico di Fenestrelle?
E non menzionano affatto le atrocità e i crimini commessi in questo terribile luogo di morte?Anche Auschwitz e Guantanamo potrebbero essere propagandati sotto l'aspetto naturalistico e turistico. Ma questo non viene fatto, perché questi due pesi e due misure?
Non lasciatevi incantare dalle belle immagini riprese dall'alto, non lasciatevi influenzare dalla loro mistificazione. Fenestrelle era e resta anche un grande campo di sterminio. Fenestrelle era e resta anche un luogo di morte. Fenestrelle era e resta un inferno per l'umanità. La loro propaganda, fatta con queste belle immagini, li farà ancora cuocere nel brodo della menzogna. Fenestrelle, un campo di sterminio, un luogo di atrocità, di massacri, che vorrebbero ancora restare nascosti e impuniti. Fenestrelle, il campo di sterminio più grande del mondo, che ci crediate o no. Qua, e in altri analoghi campi di sterminio, furono annientati i soldati Duosiciliani che rimasero fedeli al patto di fedeltà giurato al loro popolo e alla loro vera Patria, il Regno delle due Sicilie. Fenestrelle è il simbolo della Vergogna e della menzogna di uno Stato massonico, spacciato per italiano, ma che è il più acerrimo nemico di quel Popolo italiano che dice di rappresentare.
FENESTRELLE: ...che siano commemorati, in questo luogo di morte, tutti gli Italiani che furono ammazzati nel nome di una falsa e ipocrita unità d'Italia. Qua regna la morte, qua in questo campo di sterminio c'è ancora la Barbarie. Qua vivono ancora impunite la ferocia, la crudeltà e l'infamia massonica. Qua la menzogna non viene smascherata ma amplificata e fatta passare per verità.
La spettacolarità delle immagini non cancella i crimini che furono commessi in questo luogo di terrore e di sterminio, altro che Auschwitz, altro che Guantanamo. I corpi dei trucidati venivano sciolti nella calce viva, affinché non restasse traccia dei delitti commessi. Fenestrelle è la vergogna e il disonore di quei criminali massonici cosmopoliti che massacrando tantissimi Italiani, e mettendo a ferro e fuoco tutta l'Italia, costruirono su di essa il loro Stato, nel 1861.
come disse giustamente proprio il massone Edmondo De Amicis: Fenestrelle
"una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offre non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli"...
Campo di sterminio di Fenestrelle: una mostruosità, che non deve e non può essere dimenticata.

(salvatore brosal – du. ma)


VIDEO: Fenestrelle Campo di Sterminio




lunedì 18 luglio 2016

Omaggio ad Edoardo Agnelli, da parte del Popolo Duosiciliano, martire del sistema imperialista massonico

Domenica 3 luglio 2016, il popolo Duosiciliano e tutti i Popoli italiani di buona volontà hanno reso omaggio ad Edoardo Agnelli, figlio di Gianni, martirizzato dal sistema massonico rothschildiano che opprime il nostro paese, il nostro continente ed il mondo intero.
Con la morte di Gianni Agnelli e con la Fiat nelle mani degli Elkann sono scomparsi un milione di posti di lavoro. Ogni altro commento appare superfluo.


il giovane Edoardo Agnelli a destra, martire del sistema massonico, col padre Gianni 
La cerimonia, nel cimitero di Villar Perosa, si è svolta aperta a tutti coloro che in spirito di comune e sincera fede, o comunque in spirito di sincera amicizia e simpatia si sono uniti a noi in questo semplice rito della memoria. Edoardo Agnelli, fratello di fede, per le sue idee era molto vicino alla gente normale che deve lottare giornalmente per vivere. Con la morte di Gianni Agnelli, padre di Edoardo, e con la Fiat nelle mani degli Elkann sono scomparsi dall'Italia un milione di posti di lavoro. Ogni altro commento appare superfluo.
Aggiungiamo che questa occasione, oltre a celebrare un segno di fratellanza nella fede, ha anche un significato più ampio al nostro gesto, nel senso che crediamo che sia giusto onorare Edoardo Agnelli anche perché egli, in un momento storico fortemente decisivo, in seno alla sua famiglia e quindi in seno alla classe dirigente attualmente vigente in Italia, rappresentò concretamente e visibilmente qualcosa di più vicino alla nostra sensibilità, ai nostri interessi di membri non solo del Popolo Italiano, ma anche di membri di tanti altri Popoli del Mondo. Edoardo scelse un'ideale di solidarietà umana e di società non solo italiana, ma anche globale che per noi era indubbiamente migliore di quella attualmente rappresentata, prospettata e perseguita da tanti altri personaggi di spicco del panorama italiano e mondiale.

3 luglio 2016, Cimitero di Villar Perosa, Cappella della Famiglia Agnelli
Infatti, l'ideale che animava Edoardo Agnelli e che egli cercò di realizzare, e per il quale, egli seppe e volle lottare fino al sacrificio della sua stessa vita, era a nostro avviso, e per certi versi molto simile allo spirito che animava, ad esempio, Enrico Mattei!
A questo proposito, noi crediamo che, in particolare nel caso specifico, non sia affatto fortuito e senza significato che per Enrico Mattei sia stato decisivo il suo rapporto con la classe dirigente iraniana del suo tempo, ovvero con lo Scià Reza Palevi, proprio come, analogamente anche per Edoardo Agnelli sia stato decisivo il rapporto che egli ebbe con la classe dirigente iraniana del suo tempo, ovvero con l'Imam Khomeyni.
In sostanza, sia Edoardo Agnelli che Enrico Mattei ebbero entrambi una visione di equilibri interni, internazionali e mondiali del tutto diversa ed opposta a quella dominante nel loro contesto storico, che era a loro avversa e la quale, comunque, prevalse in tutti e due i casi fino al punto di eliminarli fisicamente.


E' in questo spirito, costruttivo nei confronti di tutti gli uomini di buona volontà nel mondo intero, che noi e tutti i nostri confratelli, amici e simpatizzanti, abbiamo reso omaggio alla memoria di Edoardo Agnelli. (s. brosal - duccio m.)

Video: 
 Omaggio ad Edoardo Agnelli, martire del sistema massonico - Villar Perosa 3 luglio 2016

mercoledì 15 giugno 2016

l'Italia è uno Stato e non una Nazione

L'Italia non ha un sentimento nazionale e neppure una identità come nazione. 
Molti ancora non se ne sono resi conto ma è così. Il processo forzato di italianizzazione che si sta portando avanti dal 1861 è una cosa che sta solo distruggendo un patrimonio di lingue, di costumi, di tradizioni forse unico in Europa. La più grande Cultura del mondo che viene lentamente distrutta da un branco di accaparratori, di ladri, di disonesti che predicano democrazia e libertà ma che sono solo capaci di schiavizzare.
Che cosa ho io, Duosiciliano della Calabria citeriore, in comune con un tirolese di Sterzing, con un valdostano di Courmayer, con un sardo di Decimomannu, con un piemontese di Fenestrelle???
Una Nazione: "un popolo, una lingua, una storia, una bandiera" – Ma l'Italia non è niente di tutto questo. Solo il glorioso “Regno delle due Sicilie”, unito da millenni e da sempre, era uno Stato ed una Nazione insieme, con Napoli magnifica capitale e con Palermo città d'arte.
Dobbiamo uscire dall'equivoco una volta per sempre e sostituire questo concetto antistorico con le bandiere, con le lingue, con le diverse identità dei popoli italiani all'interno di questo Stato che si chiama Italia ma che non è una Nazione. Vogliamo far capire questa cosa semplice anche a livello politico, nazionale ed europeo, se non vogliamo essere destinati al fallimento e all'estinzione?  (s. b.)

Magna Grecia

L'Italia prima dell'unità !

lunedì 30 maggio 2016

a Motta Santa Lucia paese natale del "Brigante Giuseppe Villella" nasce il primo "Giardino del Dialogo"

"Il Giardino del Dialogo” - Quando l'amore vince la morte. Pasquale Totaro, l'autore del libro, fa partire da Motta Santa Lucia (Calabria), paese natale del Brigante/Patriota Giuseppe Villella, i primi raggi di luce che squarceranno le tenebre e ci porteranno a conoscere i veri Giusti della Storia. Il primo giardino mondiale del dialogo nasce, il 29 maggio 2016, a Motta Santa Lucia alla presenza del sindaco Amedeo Colacino. Seguiranno altre inaugurazioni in altre città. Trentasette targhe per ricordare i genocidi ed i martiri per la pace del mondo intero degli ultimi 500 anni. Gratitudine ed ammirazione al prof. Pasquale Totaro, autore del libro, “Il Giardino del Dialogo”. Dal progetto realizziamo un giardino per tutti i martiri ed i giusti. E che Giuseppe Villella possa finalmente tornare a casa e non essere più tenuto prigioniero nel mausoleo Lombroso di Torino. E che a tutti i Giusti, imprigionati ancora nel vergognoso mausoleo di Torino, intitolato all'ebreo Ezechia Lombroso, venga data finalmente una sepoltura cristiana. (salvatore brosal)
Pasquale Totaro, autore del libro "Il Giardino del Dialogo" con Amedeo Colacino, sindaco di Motta Santa Lucia
La Storia è la Storia. E’ qualcosa che è accaduto. Quindi immutabile! E se, invece, la Storia fosse qualcosa di diverso da quanto leggiamo sui libri? E se quello che vediamo in televisione o sui giornali non fosse tutto vero? Oppure, semplicemente, se non fosse “tutto”, che poi è la medesima cosa? Finora abbiamo vissuto con una visione del mondo “ottimistica”, convinti che le barbarie siano cose del passato e che oggi l’Umanità abbia posto rimedio ad errori, ingiustizie e soprusi dei tempi bui. Ma se cosi non fosse? Se chi ha oppresso, perseguitato, violentato e tiranneggiato l’Umanità continuasse adesso ad occultare i delitti e gli atti abbietti per attuarli ancora, in forme e modi diversi, magari più subdoli e viscidi ma "consoni" all’evoluzione dei tempi? In opposizione a tutto ciò il “Giardino del Dialogo” si pone tra gli obiettivi quello di amplificare le flebili voci di quanti si sono prodigati nel silenzio e, molte volte, nell'indifferenza, se non nel disprezzo generale, per aiutare una persona, una comunità etnica, religiosa, sociale o un popolo intero ingiustamente perseguitato, con violenze, fisiche e morali, dai potenti di turno che hanno poi "coperto" i propri misfatti con parole ed intenzioni fatte passare ai posteri come "buone" e "giuste". Se vi sono state e vi sono ingiustizie che vengono tacitate, sarebbe il caso di venirne a conoscenza? E' lecito sapere quando e come avvennero? Da parte di chi? A danno di chi? In molti libri sono celebrati, come eroi, coloro che in altri manuali di Storia sono additati come esempi di arroganza, violenza, oppressione e prevaricazione. In altri casi persone e fatti sono, semplicemente, distrattamente o volutamente "dimenticati". Purtroppo è assolutamente vero che la Storia è scritta solo dai vincitori e il potere manipola il passato per controllare il presente e determinare il futuro. 
Il “Giardino del Dialogo” vuole ricordare gli avvenimenti ignorati o descritti ad uso e consumo di coloro che in prima persona hanno determinato quegli eventi: tramandandoli faziosamente a proprio vantaggio, deformandoli o cancellandoli dalla memoria per nasconderli ai posteri. Troppe volte la sorte di popoli interi è stata segnata dalla cupidigia, avidità e sete di potere di alcuni uomini, che hanno in seguito  giustificato i loro crimini odiosi con espressioni “politicamente corrette”, quali “libertà”, “giustizia”, “uguaglianza”, "fratellanza”: parole d’ordine che toccano il cuore e sfruttano le emozioni per oscurare la mente. Purtroppo questo travisamento è sempre accaduto ed accade ancor di più oggi, tenuto conto che un pugno di persone, di cui spesso non si conosce neppure il volto, ha di fatto in mano le redini dell’informazione, controllandola capillarmente in modo monopolistico con un potere tale da riuscire persino a scatenare crisi economiche catastrofiche, che mettono in ginocchio così tanti Paesi, e che talvolta fa credere di risolvere con apparenti "aggiustamenti" telematici..., e ad incidere  addirittura sul clima. Molti Popoli della Terra hanno da sempre sofferto la fame e la sete, le malattie e le guerre in tutte le versioni e fuori da ogni possibile controllo. Oggi queste “variabili” non sono più al di sopra delle capacità di controllo umano, ma possiamo considerarli a ragione come avvenimenti voluti, causati e manipolati secondo il volere di poteri planetari e sovrani quanto anonimi e praticamente “irresponsabili” verso l'Umanità intera. Le risorse mondiali, oggi, sono sufficienti per sfamare più del doppio della popolazione mondiale. I soli alimenti che giornalmente finiscono nell’immondizia dei paesi opulenti, creando anche costi per il loro smaltimento, sarebbero sufficienti a sfamare quanti muoiono per fame in un intero continente come l’Africa. Eppure per i fratelli affamati, i diseredati del mondo, si spenderebbero - così ci propinano i media - miliardi di dollari. Purtroppo, però, la realtà è ben diversa, e, invece di essere aiutate, intere popolazioni sono sfruttate e depredate anche delle risorse naturali della loro terra. Non aiuti veri, allora. Non tecnologie agricole o industriali per lo sviluppo dei paesi poveri, ma, sotto la definizione  rassicurante di “aiuti umanitari”, vendita di armi ai tiranni locali per perpetuare nuove forme di schiavitù e sfruttamento. 
Oggi, su circa sette miliardi di abitanti del pianeta Terra, un miliardo soffre stabilmente la fame, e per fame ogni anno muoiono oltre 40 milioni di persone, di cui 20 milioni sono bambini; 2 miliardi di persone, inoltre, guadagnano meno di un dollaro al giorno per vivere, o meglio, sopravvivere. Allora è lecito chiedersi: i costosi organismi creati per risolvere queste drammatiche situazioni (Onu, Fao, Fmi, Banca Mondiale, Wto, Unesco, Unicef, ecc…), a cosa servono? Si può ben dire che blaterano a vuoto e con ipocrisia di “rispetto dei Diritti dell'Uomo”. Mai, nella Storia, si è parlato di “Diritti dell’Uomo” se non per unirle ai doveri che l’Uomo ha nei confronti dei propri simili. Oggi l’accento è posto solo sui “diritti”, dimenticando i doveri, ma si assiste paradossalmente alla negazione dei diritti stessi, pur proclamati con enfasi secondo un umanitarismo parolaio e falso. Si vogliono in sostanza toccare i cuori per ottenebrare le menti, far tacere la lingua e negare il libero pensiero a favore del “pensiero unico”. Da diversi anni, in tutto il mondo, sono stati realizzati parchi, sacrari e santuari, per alcuni versi simili al nostro “Giardino del Dialogo”, dove sono onorati coloro che con le loro idee, parole e azioni hanno eroicamente protetto, pagando di persona, la vita morale e materiale di tanti altri loro simili, durante guerre, genocidi e persecuzioni. Noi qui ricordiamo le “azioni” dei Martiri e dei Giusti nei cinque continenti, confidando che il racconto delle loro storie e  scelte di vita in momenti così drammatici possano essere d’insegnamento ed emulate dalle nuove generazioni. 
Il “Giardino” avrebbe potuto essere chiamato “dei Giusti”, come quello presente in Israele e tanti altri che sono sorti nel mondo, anche nel nostro Paese. Sarebbe stato oltretutto un riferimento diretto alle 36 targhe che richiamano i “36 giusti” per amor dei quali Dio non distrugge il mondo, qualunque cosa accada. Avrebbe potuto essere “Il Giardino degli Eroi”, perché tali sono in effetti Coloro che hanno messo a repentaglio la loro vita per gli altri e che sono qui ricordati e onorati. Oppure “dei Martiri”. Ne ho discusso a lungo con tanti collaboratori, ma nessuno degli attributi rendeva completamente l’idea. Ho pensato allora che il “Dialogo” è l’unico strumento, ideale e pratico, che condensa ed esprime pienamente cosa occorre fare e cosa occorre sapere. Per “dialogare” occorre “conoscere”, ed ogni targa del giardino tocca una tragedia che spesso viene taciuta o deformata: quindi non è conosciuta. Occorre pertanto conoscere per dialogare, anche perché solo dal dialogo e dalla condivisione può nascere la vera concordia tra i popoli: solo la conoscenza reciproca può portare alla comprensione reciproca. Molte volte reputiamo l’altro un “diverso” da noi, ma in realtà ha solo altri problemi che, in molti casi, non conosciamo o non comprendiamo. E allora? Bene, “Giardino del Dialogo”, ci è parsa l'intitolazione più adatta: per aprire le menti ed i cuori, per conoscere cosa è accaduto ieri, capire cosa veramente succede oggi e creare una Memoria Universale Condivisa per evitare che i mali del passato si ripetano nel futuro. Questi sono alcuni degli obiettivi del “Giardino del Dialogo”. Gli avvenimenti, (esaltanti o ignobili), le persone (con le loro vigliaccherie o i loro eroismi), gli atti (vergognosi o sublimi) che sono esposti nelle diverse “targhe” e nei diversi capitoli, non sono mai frutto di ideologismi pro o contro qualcuno o qualcosa, ma sempre frutto di una ricerca della Verità, soprattutto se occultata o rimossa ad arte dalla memoria collettiva. Come già detto, oggi le tecniche di controllo e sudditanza sono molto più sofisticate e, come tutte le strade che portano all’inferno, ammantate di buoni propositi di facciata. 
La stessa "civiltà occidentale" sembra oggi minata al proprio interno ed orientata a demolire tutti i valori tradizionali sui quali è stata edificata nel corso dei secoli: la droga sta distruggendo alla base le giovani generazioni; si sta distruggendo la famiglia che, anche nella crisi attuale, è stato l’unico baluardo a difesa dei più deboli: giovani ed anziani; i figli non dovrebbero più essere considerati un dono ed un frutto dell’amore, ma un prodotto da scegliere a catalogo e produrre con l’utero in affitto, premio all’egoismo di ricchi annoiati, giocattolo da ricevere e poi abbandonare qualora il gioco diventasse noioso. Questi sono solo alcuni degli aspetti che riguardano etica, rapporti umani e società. Ma non possiamo dimenticare i conflitti che tuttora insanguinano il pianeta; le tragedie provocate dall’ISIS - e da chi l'ha generato e continua a sostenere nel "democratico Occidente" - che sfociano negli atti terroristici alle porte delle nostre case; la tratta di milioni di uomini e donne, mascherata da finto umanitarismo; i profughi creati da chi finanzia le guerre e poi finge di volerle scongiurare; le stragi che, in un silenzio assordante, avvengono nel Donbass, in Nigeria, Yemen ed in altre parti del mondo; la cancellazione, tuttora in atto, del Tibet e della sua popolazione, la più pacifica del mondo, tollerata sull’altare del “business is business”, che fa tacere il mondo intero davanti ai crimini perpetrati dalla Cina. Gli orrori del passato visti con la verità taciuta ci fanno comprendere la falsa civiltà che vorrebbero imporci per un futuro dove la vera libertà sarà una chimera, una prigione dorata in cui, però, ci faranno desiderare fortemente di voler abitare con piacere. I vari capitoli dell’opera vogliono stimolare, nelle coscienze di ognuno, un percorso di riflessione per  riscoprire ed attualizzare i Valori fondamentali della Civiltà umana. Non entriamo, in questa presentazione, nei titoli dei singoli capitoli del libro, collegati alle diverse targhe del giardino fisico e di quello virtuale, dove chiunque può accedere per comprendere come spesso il Bene non stia mai tutto da una parte ed il Male tutto dalla parte opposta. Le atrocità naziste non possono e non devono nascondere quelle dei “liberatori”. La nascita degli Stati Uniti d’America ha portato anche al massacro dei nativi di quelle terre, conosciuti come “indiani d’America” ed ormai quasi estinti. Non possono essere taciute o dimenticate le stragi degli Armeni o la deportazione di milioni di uomini e donne africani, schiavizzati per secoli. 
Il Risorgimento d’Italia nasconde massacri, ingiustizie, ladrocini ed oppressioni che ancora oggi, dopo oltre 150 anni, continuano ad essere occultate. Il progetto intero del “Giardino del Dialogo”, così come il libro che ne è il supporto cartaceo, le targhe e gli argomenti delle singole targhe, è e non potrà che essere in continua evoluzione. Tutti i contributi che perverranno per il miglioramento, l’aggiornamento e l’evoluzione delle targhe e dei capitoli sono i benvenuti e, con il ringraziamento dei promotori del progetto, avranno la giusta ed approfondita attenzione. Vogliamo consegnare questo progetto alle nuove generazioni. Che comprendano che la libertà non si ottiene mai una volta per tutte, e meno che mai è gratuita, ma va verificata e difesa giorno per giorno, iniziando dalle piccole cose. La globalizzazione in atto è una grandissima opportunità e, nel contempo, un enorme limite. Sta a noi, soprattutto ai giovani, attuarla per il miglioramento vero della vita di ognuno e del mondo intero, che non sono due cose distinte e separate, perché l’individuo è sempre la base ed il nucleo dell’intera umanità. (Pasquale Totaro)


Comune di Motta Santa Lucia, 29 maggio 2016 nasce il primo Giardino mondiale del dialogo

martedì 24 maggio 2016

Il coraggio di un uomo libero: Giuseppe Povia contro il sistema

Povia, un cantautore senza paura: da Luca era gay alla canzone denuncia sul massone Garibaldi


il cantautore Giuseppe Povia
Povia, dopo aver composto la canzone “Luca era gay”, si guadagnò l'appellativo di "omofobo" dalla lobby LGTBI, solo per aver cantato la storia di una persona che cambia e supera la sua attrazione per lo stesso sesso. E ora lancia Al Sud, una canzone, che è un omaggio al Regno cattolico delle Due Sicilie e alla Storia dimenticata del Sud Italia, che una volta era prospero e potente, mentre ora povero e assistito. Inoltre fa il nome di un uomo, che la storia ufficiale presenta come intoccabile: Giuseppe Garibaldi (1807-1882), massone anticlericale, uno dei principali artefici dell'unità d'Italia e della distruzione del Meridione e dello Stato Pontificio. E Povia, appunto, canta la Storia di questo Meridione.  

sempre anticonformista
Povia è nato a Milano nel 1972 (anche se è originario della Puglia), e già dai suoi primi passi nella carriera musicale cerca di portare nelle sue canzoni impegno e autenticità, senza perdita di poesia, da un lato, e commercialità dall'altro. Nel 2003, per esempio, ha vinto la quattordicesima edizione del premio del Comune di Recanati (oggi Premio Musicultura) con la canzone “mia sorella”, trattando temi come l'anoressia e la bulimia, ricevendo elogi da alcuni dei più grandi poeti italiani del momento come Alda Merini, Fernanda Pivano e Dacia Maraini.

21 maggio 2016 grande successo di Povia a Santa Rita di Montalto. Il cantautore, col suo concerto, ha entusiasmato una folla immensa
Nel 2005 Povia ha partecipato, fuori concorso, al Festival di Sanremo con la canzone “I bambini fanno Ooh” che rimase per 20 settimane in cima alle classifiche, vendendo più di 210.000 copie. La canzone è stata tradotta in spagnolo, e ha ricevuto dalla Sony un riconoscimento come il soggetto musicale più scaricato sui telefoni cellulari (mezzo milione di download). E' stato adottato anche come tema di Rai International per una campagna a sostegno dei minori, vittime della pulizia etnica nel Darfur ( Sudan). Nel 2006 ha vinto la 56esima edizione del Festival di San Remo con “Vorrei Avere Il Becco”. Nel 2007 si è esibito al Family Day di Roma contro l'approvazione delle unioni di fatto. Nel 2009 si è classificato secondo nella 59 ° edizione di Sanremo con una canzone giudicata trasgressiva da una parte della politica: Luca era gay, che è diventata un inno di speranza per le persone che cambiano attrazione per lo stesso sesso. Chi non si trova bene in una determinata condizione, ha il diritto e l'obbligo di cercare di trovare una strada per stare meglio, o almeno provarci.

Nel 2011 Povia ha pubblicato un CD dedicato ai bambini. A partire dal 2012 ha cominciato a fare un Tour con lo slogan Siamo italiani. Nel 2013 ha lanciato un progetto nelle scuole e nelle università che lo ha portato a contatto con seimila giovani a trattare i temi sociali delle sue canzoni …

Un re cattolico che non ha tradito il Papa

Francesco II di Borbone con la sua consorte Maria Sofia di Baviera
E proprio con la canzone al Sud, che il cantautore pone senza mezzi termini i danni che l'Unità d'Italia ha procurato al Meridione, eliminando le strutture politiche del cattolicissimo Regno delle Due Sicilie. Qualcosa che è stato fatto con un obiettivo preciso come affermato dallo storico Maurizio Di Giovine, "il processo di unificazione politica della penisola italiana è il risultato di un grande intrigo internazionale guidato da Inghilterra, il cui obiettivo finale era quello di distruggere i regni cattolici per isolare il papato e infine distruggere il primato della Chiesa ". Il Regno di Napoli (o Due Sicilie) era il principale ostacolo.

Nella canzone, Povia ripete il nome di Garibaldi, un massone responsabile della rapina effettuata al Sud tramite l'unità d'Italia; esalta invece la carità e l'amore del re Francesco II e della sua consorte Maria Sofia di Baviera, che curarono i loro soldati, e anche i nemici feriti, durante la guerra di aggressione. Francesco rifiutò come sacrilega la proposta di dividersi lo Stato Pontificio, fatta dal conte Camillo Cavour (1810-1861), che viene considerato un padre dell'unità d'Italia insieme agli atei e anti cattolici Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini (1805-1872). Con l'unità d'Italia tutti i cittadini dell'ex Regno delle due Sicilie furono condannati ad una emigrazione forzata.

Santa Rita di Montalto, 21 maggio 2016, il cantautore Povia a fine spettacolo con tre membri del comitato 
Il recupero della verità storica
Nel Sud Italia è molto viva la memoria del cattolico “Regno delle Due Sicilie”, e c'è anche un forte risveglio della memoria. Povia si è avvicinato negli ultimi anni al movimento neo-borbonico. Il 23 aprile scorso un nutrito gruppo di persone ha sfidato pioggia e vento e si è riunito ad Anagni (Frosinone), basso Lazio, per il concerto in cui Povia presentò il suo nuovo album “Nuovo Contrordine Mondiale”. All'avvenimento era presente anche il professor Gennaro de Crescenzo, presidente dei “neoborbonici”, che Povia ringraziò sventolando le bandiere delle due Sicilie. Come comunica l'Agenzia Faro, Povia è consapevole del fatto che tutti questi impegni pubblici hanno un costo enorme in tempi e a volte sono anche asfissianti, ma accetta la sfida con disinvoltura. Egli stesso dice: "Sono sempre stato appassionato di questi problemi e quando ho capito di essere sulla strada giusta, mi sono reso conto che la mia carriera non sarebbe stata coronata dal successo. Una sciocchezza ragionevole, no? ».
salvatore brosal
POVIA - Al Sud  




Il Regno delle due Sicilie era il terzo stato più ricco al mondo, poi l'11 maggio 1860 un'orda barbarica scese dal Piemonte con a capo un ladro di cavalli e avanzo di galera di nome Giuseppe Garibaldi... e fu il buio totale. 


mercoledì 23 marzo 2016

Vergognatevi voi, che avete bisogno di una schiera di aguzzini per farvi difendere da uno come me. Clement Duval

Clement Duval
Non sono un ladro né un assassino: sono semplicemente un ribelle. Non vi riconosco il diritto di interrogarmi, perché qui,  sono io l'accusatore. Accuso questa società matrigna e corrotta, in cui l'orgia, l'ozio e la rapina trionfano impuniti e anzi venerati, sulla miseria  e sul dolore degli sfruttati. Voi cianciate  di furti, voi mi chiamate ladro come se un lavoratore che ha dato alla società trent'anni della sua avvilente fatica per poi non avere neppure il pane per sfamarsi, un cencio per coprirsi, un canile in cui rifugiarsi, potesse mai essere un ladro. Voi sapete bene che mentite, voi sapete meglio di me che è furto lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che se al mondo vi sono dei ladri, questi vanno cercati tra coloro che oziando gozzovigliano a spese dei miserabili, i quali producono tutto, con le proprie mani martoriate. 
Voi stessi sareste capaci di condividere ciò che sto per dirvi: che scopo dell'essere umano è la libertà e il benessere. Ma la prima non può trionfare se non grazie alla rivolta contro chi devasta la civile convivenza perseguendo soltanto il proprio profitto, e il secondo si realizzerà soltanto con la violenta distruzione degli intollerabili privilegi di un'oligarchia razziatrice. E' per questo che sono anarchico. Perché ho il diritto di essere libero riconoscendo come limite alla mia libertà la libertà altrui. E ho consacrato ogni mio pensiero, ogni mia parola e ogni mio sforzo, tutta la vita, a debellare i vostri insani principi di autorità e proprietà, aspirando a distruggere il vecchio ordine sociale, perché non ritengo assurdo né utopico che dalle nostre menti, dai nostri cuori e dalle nostre braccia possa scaturire un mondo migliore, dove libertà e benessere siano il frutto dell'eguaglianza e dell'armonia, in una società che bandisca lo sfruttamento e persegua le regole della solidarietà e della reciprocità, in nome del rispetto della vita umana che voi, difendendo i più sordidi interessi delle classi privilegiate, soffocate con leggi che insegnano e propagano il disprezzo e la sopraffazione. Sareste così temerari da negare tutto ciò? A smentirvi basterebbero le brutali statistiche delle quali cito solo qualche esempio: nelle fabbriche di vernici o di specchi, i lavoratori sono avvelenati  dai sali di piombo e di mercurio, falciati a migliaia nel vigore degli anni, quando sappiamo che la scienza ha dimostrato che questi micidiali sistemi di produzione potrebbero, con poca spesa e minimo sacrificio, essere sostituiti da metodi e prodotti inoffensivi. 
Le fabbriche di giocattoli intossicano con eguale disinvoltura gli operai che li confezionano e i bambini a cui sono destinati, per non parlare delle miniere, bolge orrende dove migliaia di disgraziati, estranei al mondo, al sole, a un barlume d'affetto, sono destinati all'abbrutimento per fare la fortuna di un ignobile pugno di parassiti. Tutto il vostro sistema di produzione è un insulto alla vita, e un crimine contro l'umanità. E lo sfruttamento dell'uomo non è ancora il più feroce e cinico: che dire dello sfruttamento della donna, verso la quale la vostra società è addirittura più spietata? Oh, io le ho viste, e tante, gagliarde, nel fiore della giovinezza, piene di salute, arrivare dalle campagne avare alla città piovra. Rideva nei loro occhi la speranza, con sana freschezza nutrivano la fiducia di giungere finalmente nella terra promessa del lavoro, della prosperità, del benessere. Le ho riviste qualche tempo dopo, uscire dai vostri ergastoli senz'aria e senza luce che chiamate fabbriche, lavorando dieci, dodici o quattordici ore per il pane, sognando un'agiatezza che l'onesta fatica  non concederà mai, le ho riviste anemiche, stanche, esauste, nauseate da un lavoro schiavista e dal vostro cinismo. Le ho riviste a tarda notte nelle taverne dei sobborghi, sul lastricato, tra le pozzanghere, guadagnarsi il pane e un rifugio ricorrendo al più orrendo mercimonio. Le ho riviste nelle celle delle gendarmerie, schedate, bollate dal marchio dell'infamia, queste poverette che la vostra società ipocrita relega al margine. Le ho viste intristirsi, inasprirsi sotto la sferza della fatica e della miseria, non credere più nella vita, non credere più nell'avvenire, non credere più nell'amore, proprio loro che all'amore si erano concesse sorridendo  e avevano salutato la nuova culla  con lacrime di gioia. 
E sotto quell'accidia ho visto germinare le delusioni che si trasformano in disperazione, scatenando violenze e l'abbandono della famiglia, questo istituto a vostro dire sacro di cui vi autoproclamate sacerdoti, custodi e paladini. E in cuor mio, non vi ho più perdonato. Sono un operaio che non ha sopportato a capo chino, e prima, ero carne da cannone, tornato dalla bassa macelleria del 1870 straziato dalle ferite e spezzato dai reumatismi. Nei tristi androni dell'ospedale ho avuto tempo, molto tempo, per riflettere su quanto la patria aveva voluto da me e quanto la patria mi aveva dato. Prima mi avete annebbiato il cervello di menzogne, odio e furore selvaggio, per poi farmi avventare in nome dell'onore e della gloria della Francia, tra rulli di tamburi e squilli di fanfare, contro il nemico. Il nemico? 
Li ho visti faccia a faccia, i nemici: erano poveracci come noi, che avanzano verso la carneficina mesti, docili, inconsapevoli quanto noi di essere strumento di calcoli che di là come di qua dalla frontiera rinsaldavano i diritti feudali di vita e di morte sui sudditi. Il nemico è qui. Dentro le frontiere segnate dal capriccio e dalla bramosia di profitto dei governi. L'umanità che soffre e lavora, quella è la nostra patria. Il nemico, è l'oligarchia ladra che si ingozza sul nostro sudore. Non ci ingannate più. Voi ci avete spediti al di là del mare contro popoli che chiedevano soltanto di mantenere inviolato il proprio focolare. In nome della nostra civiltà ci avete incitato allo stupro, al saccheggio, alla strage, per sete di conquista. E dopo tanto orrore e ferocia, avete la sfrontatezza di giudicare i disgraziati che vedendosi negato il diritto a una dignitosa esistenza, hanno avuto almeno il coraggio di andarsi a prendere il necessario là dove abbonda il superfluo?  
Ecco perché mi trovo qui: per avere gridato forte e chiaro ciò che Proudhon si è limitato a pronunciare a bassa voce davanti a un'accademia di benpensanti. Che la proprietà, se non nasce dal lavoro, se non germoglia dal risparmio, dall'abnegazione, dall'onesto vivere, è un furto. Voi avete fatto della proprietà  un'istituzione egoista e una pratica selvaggia a cui tributate venerazione, mentre i miserabili devono a essa i dolori, l'odio e le maledizioni. Io non tendo la mano a chiedere l'elemosina. Io pretendo che mi sia riconosciuto il diritto a riprendermi ciò che mi è stato  tolto da una congrega di accaparratori, ladri e corrotti. Non mi ingannate più. E, in cuor mio, non vi perdono.

domenica 13 marzo 2016

le sedicenti camere a gas: Léon Degrelle

Léon Joseph Marie Ignace Degrelle 
(
Bouillon15 giugno 1906 – Málaga31 marzo 1994)
Il professore Robert Faurisson, un emerito ricercatore dell'università di Lione, ha messo in discussione l'esistenza delle camere a gas, affermando che tali camere non sono mai esistite nei campi di concentramento tedeschi, e che la Shoah è una enorme truffa politico finanziaria ai danni del popolo tedesco e di quello palestinese. Un disegno perverso al fine di favorire la nascita dello stato di Israele e di estorcere denaro a favore del sionismo internazionale. Nel 1978 Faurisson persuaso dell'inesistenza delle camere a gas, sollecitava gli storici ad aprire un dibattito sul tema, e invitava chiunque a presentare prove incontrovertibili della loro esistenza e del loro funzionamento.

L'uomo della strada, ovviamente, non ha i mezzi di ricerca che possiede un professore universitario. Non può passare dieci anni per fare delle indagini. Ma riflettendo, ognuno poteva almeno, porsi alcune domande sensate dopo aver letto Faurisson.
1.Perché, se fosse stato così semplice gasare milioni di ebrei con il solo uso di granuli di Zyklon B, non più grandi di un'aspirina, perché i tedeschi non avrebbero utilizzato questi metodi così semplici negli stessi paesi in cui vivevano questi ebrei: Ungheria, in Serbia, in Grecia, Francia, ecc... invece di trascinarsi dietro questi ebrei in migliaia di treni ingombranti e costosi attraverso tutta l'Europa, con innumerevoli complicazioni di sovraccarico attraverso le reti ferroviarie dal 1942 al 1944?
2. Mentre i tedeschi, per l'appunto, per la mancanza di mezzi rotabili, lasciavano viaggiare i loro soldati in carri bestiame che avevano ritardi di 21 a 23 giorni per arrivare al fronte orientale. Perché avrebbero dovuto tralasciare la loro azione militare per caricare degli ebrei in centomila vagoni e seimila locomotive, di cui la loro armata ne aveva un fortissimo bisogno?
Il trasporto degli ebrei in questione ha rappresentato per gli anni di guerra un percorso di milioni di chilometri. Se ciò era per portare questi israeliti sul territorio tedesco col solo scopo di liquidarli, perché i tedeschi non utilizzarono sul posto questi granuli di Zyklon B, minuscoli e per niente ingombranti, invece di ricorrere a interminabili trasporti per via ferroviaria?
3. I tedeschi, senza i loro lavoratori, partiti come soldati al fronte sovietico, dovevano sopportare grandi costi di milioni di stranieri, al fine che fossero mantenute in attività le loro fabbriche. Allora perché, in questo tale caso di necessità, avrebbero dovuto privarsi, gasandola, l'immensa manodopera ebrea, completamente gratuita ?
4. Perché inoltre i tedeschi, che avevano un grande bisogno di manodopera nella loro industria bellica, avrebbero dovuto licenziare questa manodopera, molto significativa, gasandola?
5. Infine, se è vero che tutti gli ebrei, o quasi, perirono gasati nei campi tedeschi, come si spiega che dopo la sconfitta del Reich nel 1945, arrivarono tutti guizzanti qualche due milioni di ebrei che erano stati nei campi di Hitler?

Certamente i 75.000 deportati ebrei consegnati dalla Francia ai tedeschi durante la guerra non avevano nessun motivo di ritornare, una volta liberi, nel paese che li aveva così maltrattati, Israele presentava più attrazioni. Ma essi erano accompagnati da tribù, di tutta ll'Europa detta liberata, specialmente da centinaia di migliaia di ebrei provenienti dall'Ungheria e da un milione, si, un milione !!! di ebrei provenienti dalla Polonia, preferendo mille volte Israele piuttosto che tornare alla loro vecchia casa, dove i comunisti vittoriosi erano già impegnati in nuovi programmi!
Se sono stati ammazzati tutti, o quasi tutti, da Hitler, come hanno fatto ad arrivare così numerosi alle rive di Tel Aviv?
Léon Degrelle

Zyklon B, minuscole pastiglie


Léon Degrelle ( Les soit disant chambres à gaz )
L’homme de la rue, évidemment, ne dispose pas des moyens de recherches que possède un professeur d’université. Il ne peut pas consacrer dix ans à des investigations. Mais, faisant réflexion, chacun pouvait néanmoins, après avoir lu Faurisson, se poser quelques questions de bon sens :
1) Pourquoi, s’il était si simple de gazer des millions de Juifs avec le seul emploi de granulés de Zyklon B, pas plus gros qu’une aspirine, pourquoi les Allemands n’avaient-ils pas utilisé sur place ces moyens, tout simples, dans les pays mêmes où vivaient ces Juifs, en Hongrie, en Serbie, en Grèce, en France, etc, au lieu de trimbaler interminablement ces Juifs dans des milliers de trains encombrants, coûteux, à travers toute l’Europe, parmi les complications inouïes des réseaux ferroviaires surchargés de 1942 à 1944 ?
2) Alors que les Allemands, précisément, manquaient de matériel roulant à tel point que leurs millions de soldats tardaient de 21 à 23 jours pour arriver, en wagons à bestiaux, au front de l’Est, pourquoi auraient-ils détourné de leur fonction militaire, pour charrier des Juifs, cent mille wagons et six mille locomotives dont leurs armées éprouvaient un besoin extrême ?
Le transbahutage des Juifs en question a représenté au long des années de guerre des millions de kilomètres de parcours. Si c’était pour amener ces Israélites sur le territoire allemand dans le seul but de les liquider, pourquoi les Allemands n’utilisaient-ils pas sur place ces granulés si peu encombrants de Zyklon B au lieu de recourir à d’aussi interminables déplacements par voie ferrée ?
3) Les Allemands, privés de leurs travailleurs, partis comme soldats au front soviétique, devaient amener à grands frais des millions d’étrangers afin que fussent maintenues en activité leurs usines. Alors pourquoi, dans un tel cas de nécessité, eussent-ils été se priver, en la gazant, de l’immense main-d’œuvre juive, gratuite celle-là ?
4) Pourquoi en outre, alors qu’ils éprouvaient, à un point si harcelant, un besoin de collaboration manuelle dans leurs industries de guerre, pourquoi les Allemands, organisateurs patentés, eussent-ils, en affamant ou maltraitant cette main d’oeuvre, ou en la gazant, commis la stupidité de réduire à rien le rendement de cette réserve de travail qui, de toute évidence, eût pu être considérable ?
5) Enfin, s’il est exact que tous les Juifs d’Europe, ou peu s’en faut, ont péri gazés dans les camps allemands, comment est-il explicable qu’après la défaite du Reich en 1945, aient pu arriver tout frétillants dans le nouvel État d’Israël quelque deux millions d’ex-locataires juifs des camps d’Hitler ?
Certes, les 75 000 déportés israélites livrés par la France aux Allemands pendant la guerre n’avaient aucun motif de retourner, une fois libres, dans le pays qui les avait si maltraités ; Israël présentait beaucoup plus d’attraits. Mais ils étaient accompagnés de tribus de toute l’Europe dite libérée, notamment de centaines de milliers de Juifs provenant de Hongrie et d’un million – oui ! un million ! – de Juifs de Pologne, préférant mille fois Israël au retour à leur ancien gîte, où les communistes vainqueurs se livraient déjà à de nouveaux pograms !
S’ils étaient tous, ou à peu près tous, morts chez Hitler, comment arrivaient-ils si nombreux, après 1945, aux rivages de Tel Aviv ?
Léon Degrelle

Prof. Robert Faurisson
Faurisson afferma:
Le sedicenti “camere a gas” e il presunto “genocidio nazista” degli Ebrei formano una sola e propria menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato d'Israele e il sionismo internazionale, e di cui le principali vittime sono il Popolo tedesco,   e l'intero Popolo palestinese.