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lunedì 7 agosto 2023

Ursuka Haverbeck: l'olocausto è stato la più grande menzogna della storia



        Ursula Hedwig Meta Haverbeck-Wetzel (nata Wetzel; 8 November 1928)

URSULA HAVERBECK: L'OLOCAUSTO È STATO LA PIÙ GRANDE MENZOGNA DELLA STORIA. E' da sempre una nazionalsocialista che combatte per la verità e per la dignità del suo popolo. E' contro il Nuovo Ordine Mondiale da sempre e predica solo la Pace fra i Popoli. Condannata e rinchiusa più volte in carcere per negazionismo e per incitamento all'odio. Lei, donna di pace e amante della verità. Continuare ad accusare la Germania di colpe mai commesse non è più storicamente sostenibile.  

lunedì 6 febbraio 2023

Erich Priebke: l'olocausto è una truffa, i filmati sono una menzogna


ERICH PRIEBKE: L'OLOCAUSTO E' UNA TRUFFA - Hitchcock, maestro dell'orrore e della menzogna. I suoi filmati shock, girati nel 1945, nei campi di concentramento tedeschi sono una montatura. Quei filmati sono un’ulteriore prova della falsificazione: Provengono quasi tutti dal campo di Bergen Belsen. Era un campo dove le autorità tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice lunga sulla volontà assassina dei tedeschi. Sembra strano che in tempo di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che invece si volevano gasare.


I bombardamenti alleati nel 1945 hanno lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa un’epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e morti.

Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di accoglienza di Bergen Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945, era ormai nelle mani degli alleati.

sabato 13 giugno 2015

Intervista integrale rilasciata da Erich Priebke a fine luglio 2013 nella ricorrenza dei suoi 100 anni

Erich Priebke (Hennigsdorf, 29 luglio 1913 – Roma, 11 ottobre 2013) 

L'intervista testamento di Erich Priebke nella ricorrenza dei suoi 100 anni:
"Le camere a gas non c'erano, solo cucine" L'Ex Capitano delle SS condannato per la fucilazione di 335 civili e militari a Roma nega l'olocausto "Prove costruite dagli Americani" Non fa nessun accenno alle Fosse Ardeatine. "Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli Americani a Dachau".

 INTERVISTA RILASCIATA DA ERICH PRIEBKE A FINE LUGLIO 2013
D. Sig. Priebke, anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?
R. Sì.
D. Cosa intende esattamente con questo?
R. Che ho scelto di essere me stesso.
D. Quindi ancora oggi lei si sente nazista.
R. La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung e ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta, e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare.
D. Della visione del mondo di cui lei parla fa parte anche l’antisemitismo.
R. Se le sue domande sono mirate a conoscere la verità è necessario abbandonare i luoghi comuni:
criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno. In Germania sin dai primi del Novecento si criticava apertamente il comportamento degli ebrei. Il fatto che gli ebrei avessero accumulato nelle loro mani un immenso potere economico e di conseguenza politico, pur rappresentando una parte in proporzione assolutamente esigua della popolazione mondiale, era considerato ingiusto. E’ un fatto che ancora oggi, se prendiamo le mille persone più ricche e potenti del mondo, dobbiamo constatare che una notevole parte di loro sono ebrei, banchieri o azionisti di maggioranza di imprese multinazionali. In Germania poi, specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e l’ingiustizia dei trattati di Versailles, immigrazioni ebraiche dall’est europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà. In quel clima gli usurai si arricchivano e il senso di frustrazione nei confronti degli ebrei cresceva.

    Erich Priebke in servizio presso 
      l'ambasciata tedesca di Roma 
D. Quella che gli ebrei abbiano praticato l’usura ammessa dalla loro religione, mentre veniva proibita ai cristiani, è una vecchi storia. Cosa c’è di vero secondo lei?
R. Infatti non è certo una mia idea. Basta leggere Shakespeare o Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo. Questo non vuole assolutamente dire che gli unici usurai all’epoca fossero gli ebrei. Ho fatto mia una frase del poeta Ezra Pound: ”Tra uno strozzino ebreo e uno strozzino orfano non vedo nessuna differenza”.
D. Per tutto questo lei giustifica l’antisemitismo?
R. No, guardi, questo non significa che tra gli ebrei non ci siano persone perbene. Ripeto, antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato. Io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato. Parlo solo di diritto di critica e ne sto spiegando i motivi. E le dirò di più: deve considerare che, per loro particolari motivi religiosi, una grossa parte di ebrei si considerava superiore a tutti gli altri esseri umani. Si immedesimava nel “Popolo Eletto da Dio” della Bibbia.
D. Anche Hitler parlava della razza ariana come superiore.
R. Sì, Hitler è caduto anche lui nell’equivoco di rincorrere questa idea di superiorità. Questa è stata una delle cause di errori senza ritorno. Tenga conto comunque che un certo razzismo era la normalità in quegli anni. Non solo a livello di mentalità popolare, ma anche a livello di governi e addirittura di ordinamenti giuridici. Gli Americani, dopo aver deportato le popolazioni africane ed essere stati schiavisti, continuavano a essere razzisti, e di fatto discriminavano i neri. Le prime leggi, definite razziali, di Hitler non limitavano i diritti degli ebrei più di quanto fossero limitati quelli dei neri in diversi stati USA. Stessa cosa per le popolazioni dell’India da parte degli inglesi; e i francesi, che non si sono comportati molto diversamente con i cosiddetti sudditi delle loro colonie. Non parliamo poi del trattamento subìto all’epoca dalle minoranze etniche nell’ex URSS.
D. E quindi come sono andate peggiorando in Germania le cose, secondo lei?
R. Il conflitto si è radicalizzato, è andato crescendo. Gli ebrei tedeschi, americani, inglesi e l’ebraismo mondiale da un lato, contro la Germania che stava dall’altro. Naturalmente gli ebrei tedeschi si sono venuti a trovare in una posizione sempre più difficile. La successiva decisione di promulgare leggi molto dure resero in Germania la vita veramente difficile agli ebrei. Poi nel novembre del 1938 un ebreo, un certo Grynszpan, per protesta contro la Germania uccise in Francia un consigliere della nostra ambasciata, Ernest von Rath. Ne seguì la famosa “Notte dei cristalli’”. Gruppi di dimostranti ruppero in tutto il Reich le vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei. Da allora gli ebrei furono considerati solo e soltanto come nemici. Hitler dopo aver vinto le elezioni, li aveva in un primo tempo incoraggiati in tutti i modi a lasciare la Germania.
Successivamente, nel clima di forte sospetto nei confronti degli ebrei tedeschi, causato dalla guerra e di boicottaggio e di aperto conflitto con le più importanti organizzazioni ebraiche mondiali, li rinchiuse nei lager, proprio come nemici. Certo per molte famiglie, spesso senza alcuna colpa, questo fu rovinoso.
D. La colpa quindi di ciò che gli ebrei hanno subìto secondo lei sarebbe degli ebrei stessi?
R. La colpa è un po’ di tutte le parti. Anche degli alleati che scatenarono la seconda guerra mondiale contro la Germania, a seguito della invasione della Polonia, per rivendicare territori dove la forte presenza tedesca era sottoposta a continue vessazioni. Territori posti dal trattato di Versailles sotto il controllo del neonato Stato polacco. Contro la Russia di Stalin e la sua invasione della restante parte della Polonia nessuno mosse un dito. Anzi, a fine conflitto, ufficialmente nato per difendere proprio l’indipendenza della Polonia dai tedeschi, fu regalato senza tanti complimenti tutto l’est europeo, Polonia compresa, a Stalin.
D. Quindi, politica a parte, lei sposa le teorie storiche revisioniste.
R. Non capisco perfettamente cosa si intenda per revisionismo. Se parliamo del processo di Norimberga del 1945 allora posso dirle che fu una cosa incredibile, un grande palcoscenico creato a posta per disumanizzare di fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco e i suoi capi. Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi.
D. Su quali basi afferma questo?
R. Cosa si può dire di un autonominatosi tribunale che giudica solo i crimini degli sconfitti e non quelli dei vincitori; dove il vincitore è al tempo stesso pubblica accusa, giudice e parte lesa e dove gli articoli di reato erano stati appositamente creati successivamente ai fatti contestati, proprio per condannare in modo retroattivo? Lo stesso presidente americano Kennedy ha condannato quel processo definendolo una cosa “disgustosa”, in quanto “si erano violati i princìpi della costituzione americana per punire un avversario sconfitto”.
D. Se intende dire che il reato di crimini contro l’umanità con cui si è condannato a Norimberga non esisteva prima che fosse contestato proprio da quel tribunale internazionale, c’è da dire in ogni caso che le accuse riguardavano fatti comunque terribili.
R. A Norimberga i tedeschi furono accusati della strage di Katyn, poi nel 1990 Gorbaciov ammise che erano stati proprio loro stessi russi accusatori, ad uccidere i ventimila ufficiali polacchi con un colpo alla nuca nella foresta di Katyn. Nel 1992 il presidente russo Eltsin produsse anche il documento originale contenente l’ordine firmato da Stalin. I tedeschi furono anche accusati di aver fatto sapone con gli ebrei. Campioni di quel sapone finirono nei musei USA, in Israele e in altri Paesi. Solo nel 1990 un professore della università di Gerusalemme studiò i campioni dovendo infine ammettere che si trattava di un imbroglio.
D. Sì, ma i campi di concentramento non sono un’invenzione dei giudici di Norimberga.
R. In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager (in italiano sono i campi di concentramento) popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale. Nell’ultimo conflitto mondiale l’hanno fatto sia i russi che gli USA. Questi ultimi in particolare con i cittadini americani di origine orientale.
D. In America, però, nei campi di concentramento per le popolazioni di etnia giapponese non c’erano le camere a gas!
R. Come le ho detto, a Norimberga sono state inventate una infinità di accuse, Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano. Molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera. II bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’attività di una camera a gas è invasiva nell’ambiente, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo, nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano senza che si accorgano di nulla è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul piano pratico.

D. Ma lei quando ha sentito parlare per la prima volta del piano di sterminio degli ebrei e delle camere a gas?
R. La prima volta che ho sentito di cose simili la guerra era finita, e io mi trovavo in un campo di concentramento inglese, ero insieme a Walter Rauff. Rimanemmo entrambi allibiti. Non potevamo assolutamente credere a fatti così orribili: camere a gas per sterminare uomini, donne e bambini. Se ne parlò con il colonnello Rauff e con gli altri colleghi per giorni. Nonostante fossimo tutti SS, ognuno al nostro livello con una particolare posizione nell’apparato nazionalsocialista, mai a nessuno di noi erano giunte alle orecchie cose simili. Pensi che anni e anni dopo venni a sapere che il mio amico e superiore Walter Rauff, che aveva diviso con me anche qualche pezzo di pane duro nel campo di concentramento, veniva accusato di essere l’inventore di un fantomatico autocarro di gasazione. Cose di questo genere le può pensare solo chi non ha conosciuto Walter Rauff.

D. E tutte le testimonianze della esistenza delle camere a gas?
R. Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli Americani a Dachau. Testimonianze che si possono definire affidabili sul piano giudiziario o storico a proposito delle camere a gas non ce ne sono; a cominciare da quelle di alcuni degli ultimi comandanti e responsabili dei campi, come per esempio quella del più noto dei comandanti di Auschwitz , Rudolf Höss. A parte le grandi contraddizioni della sua testimonianza, prima di deporre a Norimberga fu torturato e dopo la testimonianza per ordine dei russi gli tapparono la bocca impiccandolo. Per questi testimoni, ritenuti preziosi dai vincitori, le violenze fisiche e morali in caso di mancanza di condiscendenza erano insopportabili; le minacce erano anche di rivalsa sui familiari. So per l’esperienza personale della mia prigionia e quella dei miei colleghi, come, da parte dei vincitori, venivano estorte nei campi di concentramento le confessioni ai prigionieri, i
quali spesso non conoscevano nemmeno la lingua inglese. Poi il trattamento riservato ai prigionieri nei campi russi della Siberia oramai è cosa nota, si doveva firmare qualunque tipo di confessione richiesta; e basta.
D. Quindi per lei quei milioni di morti sono un’invenzione.
R. Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 a interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi, ma non per una volontà assassina. La guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza di cure adeguate si sono risolti spesso in un disastro. Però queste tragedie dei civili erano all’ordine del giorno non solo nei campi ma in tutta la Germania, soprattutto a causa dei bombardamenti indiscriminati delle città.

D. Quindi lei minimizza la tragedia degli ebrei: l’Olocausto?
R. C’è poco da minimizzare: una tragedia è una tragedia. Si pone semmai un problema di verità storica. I vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Avevano raso al suolo intere città tedesche, dove non vi era un solo soldato, solo per uccidere donne, bambini e vecchi e così fiaccare la volontà di combattere del loro nemico. Questa sorte è toccata ad Amburgo, Lubecca, Berlino, Dresda e tante altre città. Approfittavano della superiorità dei loro bombardieri per uccidere i civili impunemente e con folle spietatezza. Poi è toccato alla popolazione di Tokyo e infine con le atomiche ai civili di Nagasaki e Hiroshima. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui Hollywood ha girato centinaia di film.
Del resto da allora il metodo dei vincitori della seconda guerra mondiale non è molto cambiato: a sentire loro esportano la democrazia con cosiddette missioni di pace contro le canaglie, descrivono terroristi che si sono macchiati di atti sempre mostruosi, inenarrabili. Ma in pratica attaccano soprattutto con l’aviazione chi non si sottomette. Massacrano militari e civili che non hanno i mezzi per difendersi. Alla fine, tra un intervento umanitario e l’altro nei vari Paesi, mettono sulle poltrone dei governi dei burattini che assecondano i loro interessi economici e politici.

Erich Priebke intervista nella ricorrenza dei suoi 100 anni
D. Ma allora certe prove inoppugnabili come filmati e fotografie dei lager come le spiega?
R. Quei filmati sono un’ulteriore prova della falsificazione: Provengono quasi tutti dal campo di Bergen Belsen. Era un campo dove le autorità tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice lunga sulla volontà assassina dei tedeschi. Sembra strano che in tempo di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che invece si volevano gasare. I bombardamenti alleati nel 1945 hanno lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa un’epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e morti. Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di accoglienza di Bergen Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945, era ormai nelle mani degli alleati. Le riprese furono appositamente girate, per motivi propagandistici, dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror. E’ spaventoso il cinismo, la mancanza di senso di umanità con cui ancora oggi si specula con quelle immagini. Proiettate per anni dagli schermi televisivi, con sottofondi musicali angoscianti, si è ingannato il pubblico associando, con spietata
astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!
D. II motivo di tutte queste mistificazioni, secondo lei, sarebbe coprire i propri crimini da parte dei
vincitori?
R. In un primo tempo fu così. Un copione uguale a Norimberga fu inventato anche dal Generale McArthur in Giappone con il processo di Tokyo. In quel caso per impiccare si escogitarono altre storie e altri crimini. Per criminalizzare i giapponesi che avevano subìto la bomba atomica, si inventarono all’epoca persino accuse di cannibalismo.
D. Perché in un primo tempo?
R. Perché successivamente la letteratura sull’Olocausto è servita soprattutto allo stato di Israele per due motivi. Il primo è chiarito bene da uno scrittore ebreo figlio di deportati: Norman Finkelstein. Nel suo libro “L’industria dell’Olocausto” spiega come questa industria abbia portato, attraverso una campagna di rivendicazioni, risarcimenti miliardari nelle casse di istituzioni ebraiche e in quelle dello stato di Israele. Finkelstein parla di “un vero e proprio racket di estorsioni”. Per quanto riguarda il secondo punto, lo scrittore Sergio Romano, che non è certo un revisionista, spiega che, dopo la “guerra del Libano”, lo stato di Israele ha capito che incrementare ed enfatizzare la drammaticità della “letteratura sull’Olocausto” gli avrebbe portato vantaggi nel suo contenzioso territoriale con gli arabi e “una sorta di semi immunità diplomatica”.
D. In tutto il mondo si parla dell’Olocausto come sterminio, lei ha dei dubbi o lo nega recisamente?
R. I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono inarginabili. Attraverso una sottocultura storica appositamente creata e divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le coscienze, lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne la libertà di giudizio.
Come le ho detto, siamo da quasi 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, una relazione o un parere di un’istituzione tedesca, un rapporto degli addetti. Nulla di nulla.
Nell’assenza di documenti, i giudici di Norimberga hanno dato per scontato che il progetto che si intitolava “Soluzione finale del problema ebraico” allo studio nel Reich, che vagliava le possibilità territoriali di allontanamento degli ebrei dalla Germania e successivamente dai territori occupati, compreso il possibile trasferimento in Madagascar, fosse un codice segreto di copertura che significava il loro sterminio. E’ assurdo! In piena guerra, quando eravamo ancora vincitori sia in Africa che in Russia, gli ebrei, che erano stati in un primo tempo semplicemente incoraggiati, vennero poi fino al 1941 spinti in tutti i modi a lasciare autonomamente la Germania. Solo dopo due anni dall’inizio della guerra cominciarono i provvedimenti restrittivi della loro libertà.
D. Ammettiamo allora che le prove di cui lei parla vengano fuori. Parlo di un documento firmato da Hitler o da un altro gerarca. Quale sarebbe la sua posizione?
R. La mia posizione è di condanna tassativa per fatti del genere. Tutti gli atti di violenza indiscriminata contro le comunità, senza che si tenga conto delle effettive responsabilità individuali, sono inaccettabili, assolutamente da condannare. Quello che è successo agli indiani d’America, ai kulaki in Russia, agli italiani infoibati in Istria, agli armeni in Turchia, ai prigionieri tedeschi nei campi di concentramento americani in Germania e in Francia, così come in quelli russi, i primi lasciati morire di stenti volutamente dal presidente americano Eisenhower, i secondi da Stalin. Entrambi i capi di Stato non rispettarono volutamente la convenzione di Ginevra per infierire fino alla tragedia. Tutti episodi, ripeto, da condannare senza mezzi termini, comprese le persecuzioni fatte dai tedeschi a danno degli ebrei; che indubbiamente ci sono state. Quelle reali però, non quelle inventate per propaganda.
D. Lei ammette quindi la possibilità che queste prove, sfuggite a una eventuale distruzione fatta dai tedeschi alla fine del conflitto, potrebbero un giorno venir fuori?
R. Le ho già detto che certi fatti vanno condannati in assoluto. Quindi, se poniamo anche solo per assurdo che un domani si dovessero trovare prove su queste camere a gas, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale. Vede, in questo senso ho imparato che nella vita le sorprese possono non finire mai. In questo caso però credo di poterle escludere con certezza, perché per quasi sessanta anni i documenti tedeschi, sequestrati dai vincitori della guerra, sono stati esaminati e vagliati da centinaia e centinaia di studiosi, sicché, ciò che non è emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro.
Per un altro motivo devo poi ritenerlo estremamente improbabile, e le spiego il perché: a guerra già avanzata, i nostri avversari avevano cominciato a insinuare sospetti su attività omicide nei Lager. Parlo della dichiarazione interalleata dei dicembre 1942, in cui si diceva genericamente di barbari crimini della Germania contro gli ebrei e si prevedeva la punizione dei colpevoli. Poi, alla fine del 1943, ho saputo che non si trattava di generica propaganda di guerra, ma che addirittura i nostri nemici pensavano di fabbricare false prove su questi crimini. La prima notizia la ebbi dal mio compagno di corso, e grande amico, Capitano Paul Reinicke, che passava le sue giornate a contatto con il numero due del governo tedesco, il Reichsmarschall Goering: era il suo capo scorta. L’ultima volta che lo vidi mi riferì del progetto di vere e proprie falsificazioni. Goering era furibondo per il fatto che riteneva queste mistificazioni infamanti agli occhi del mondo intero. Proprio Goering, prima di suicidarsi, contestò violentemente di fronte al tribunale
di Norimberga la produzione di prove falsificate.
Un altro accenno lo ebbi successivamente dal capo della polizia Ernst Kaltenbrunner, l’uomo che aveva sostituito Heydrich dopo la sua morte e che fu poi mandato alla forca a seguito del verdetto di Norimberga. Lo vidi verso la fine della guerra per riferirgli le informazioni raccolte sul tradimento dei Re Vittorio Emanuele. Mi accennò che i futuri vincitori erano già all’opera per costruire false prove di crimini di guerra ed altre efferatezze che avrebbero inventato sui lager a riprova della crudeltà tedesca. Stavano già mettendosi d’accordo sui particolari di come inscenare uno speciale giudizio per i vinti.
Soprattutto però ho incontrato nell’agosto 1944 il diretto collaboratore del generale Kaltenbrunner, il capo della Gestapo, generale Heinrich Müller. Grazie a lui ero riuscito a frequentare il corso allievi ufficiali. A lui dovevo molto e lui era affezionato a me. Era venuto a Roma per risolvere un problema personale del mio comandante, ten. colonnello Herbert Kappler. In quei giorni la quinta armata americana stava per sfondare a Cassino, i russi avanzavano verso la Germania. La guerra era già inesorabilmente persa. Quella sera mi chiese di accompagnarlo in albergo. Essendoci un minimo di confidenza mi permisi di chiedergli maggiori dettagli sulla questione. Mi disse che tramite l’attività di spionaggio si aveva avuto conferma che il nemico, in attesa della vittoria finale, stava tentando di fabbricare le prove di nostri crimini per mettere in piedi un giudizio spettacolare di criminalizzazione della Germania una volta sconfitta. Aveva notizie precise ed era seriamente preoccupato. Sosteneva che di questa gente non c’era da fidarsi, perché non avevano senso dell’onore né scrupoli. Allora ero giovane e non diedi il giusto peso alle sue parole, ma le cose poi di fatto andarono proprio come il generale Müller mi aveva detto. Questi sono gli uomini, i gerarchi, che secondo quanto oggi si dice avrebbero dovuto pensare e organizzare lo sterminio degli ebrei con le camere a gas! Lo considererei ridicolo, se non si trattasse di fatti tragici.
Per questo quando gli americani nel 2003 hanno aggredito l’Iraq con la scusa che possedeva “armi di distruzione di massa”, con tanto di falso giuramento di fronte al consiglio di sicurezza dell’ONU del Segretario di stato Powel, proprio loro che quelle armi erano stati gli unici a usarle in guerra, io mi sono detto: niente di nuovo!
D. Lei da cittadino tedesco sa che alcune leggi in Germania, Austria, Francia, Svizzera puniscono con il carcere chi nega I’Olocausto?
R. Sì, i poteri forti mondiali le hanno imposte e tra poco le imporranno anche in Italia. L’inganno sta proprio nel far credere alla gente che chi, per esempio, si oppone al colonialismo israeliano e al sionismo in Palestina sia antisemita; chi si permette di criticare gli ebrei sia sempre e comunque antisemita; chi osa chiedere le prove della esistenza di queste camere a gas nei campi di concentramento, è come se approvasse una idea di sterminio degli ebrei. Si tratta di una falsificazione vergognosa. Proprio queste leggi dimostrano la paura che la verità venga a galla. Ovviamente si teme che dopo la campagna propagandistica fatta di emozioni, gli storici si interroghino sulle prove, gli studiosi si rendano conto delle mistificazioni. Proprio queste leggi apriranno gli occhi a chi ancora crede nella libertà di pensiero e nella importanza della indipendenza nella ricerca storica.
Certo, per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione potrebbe addirittura ancora peggiorare ma dovevo raccontare le cose come sono realmente state, il coraggio della sincerità era un dovere nei confronti del mio Paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo.





sabato 30 maggio 2015

La lettera di Léon Degrelle al Papa Giovanni Paolo II dal suo esilio in Spagna, 20 maggio 1979

estratto dalla lettera originale

dall'esilio a Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano

Santo Padre, sono Léon Degrelle, il capo del Rexisme belga prima della seconda guerra mondiale e il Comandante dei Volontari belgi del Fronte Orientale, combattente in seno alla 28 ° divisione armata SS " Vallonia " durante la stessa guerra. Questo non è certamente agli occhi di tutti una raccomandazione. Ma io sono un cattolico come Voi e credo, quindi, di aver il permesso di scriverVi come un fratello nella fede. Ecco si tratta, come la stampa annuncia, del vostro prossimo viaggio in Polonia tra il 2 e il 12 giugno del 1979, di andare a concelebrare la Messa con tutti i Vescovi polacchi nell'ex campo di concentramento di Auschwitz. Trovo, vi dico subito, molto edificante pregare per i morti chiunque essi siano, ovunque esso sia, anche di fronte ai nuovi forni crematori fiammeggianti, ai mattoni refrattari immacolati. Ma mi sento preoccupato comunque. Voi siete polacco. Questa appartenenza riappare costantemente, ed è umano, nel vostro comportamento pontificio. (...)

Léon Joseph Marie Ignace Degrelle alias José León Ramírez Reina 
Se vi impressionano molto fortemente vecchi sentimenti di patriota, di chi partecipò da vicino, nella sua gioventù a un duro conflitto bellico, voi potreste essere tentato, divenuto Papa, prendere parte alle lotte temporali che la storia non ha ancora risolto. (...)

Temo soprattutto che le vostre preghiere, e anche semplicemente la vostra sola presenza qui (ad Auschwitz), vengano immediatamente deviate dal loro significato profondo, e servire da schermo per propagandisti senza scrupoli che le usano per riavviare immediatamente sotto la vostra copertura, campagne di odio a base di contro-verità che avvelenano tutto il caso di Auschwitz, dopo oltre un quarto di secolo. (...)
Voi siete stato, Beatissimo Padre, un resistente durante la seconda guerra mondiale. Alcuni sostengono che siete stato internato ad Auschwitz: come molti altri ne siete uscito, dal momento che siete Papa, un Papa che, ovviamente, non sente troppo il gas Zyklon B!
Santità, avendo vissuto in quei luoghi, dovreste sapere che le gasazioni di massa di milioni di persone non hanno avuto mai luogo. Come testimone sul campo avete mai visto personalmente che questi massacri di massa, propagandati da gruppi settari, siano stati mai eseguiti? (...)
Per il resto, Santo Padre, proprio perché si parla di una formale determinazione di genocidio, non esiste nessun documento ufficiale che abbia dato prova in questi 30 anni di quello che finora ci è stato raccontato sullo sterminio di milioni di ebrei. Ed ancora oggi si continua a parlare di fantomatiche camere a gas. È insensato immaginare, soprattutto di rivendicare, che avrebbero potuto essere gasati ad Auschwitz, 24.000 persone al giorno, in gruppi di 3000 ogni volta. (...)

E poi tutti i particolari: 21 ore di attesa prima di smuovere il primo cadavere e poi estrarre tutti i denti dalle mascelle dei cadaveri, quelli d'oro, quelli piombati come se fossero diamanti nascosti. (…)
24.000 gasati giornalmente al Cyclon B, che rappresentano 48.000 mascelle da svuotare, più di 760.000 denti da controllare giornalmente, se ci teniamo ai 6 milioni di ebrei morti. Parlando solo delle estrazioni, esse avrebbero assorbito ben 1875 giorni di lavoro dell'intera squadra. E poi tagliare i capelli ed esaminare ancora gli ani dei cadaveri, prima di essere passati nei forni, per vedere se nascondessero gioielli o diamanti. Potete, Santo Padre immaginare una cosa simile?

Léon Degrelle durante il secondo conflitto mondiale
Santo Padre, i potenti abusano cento volte del loro potere. Molte persone hanno perduto la testa, non uno specialmente, ma tutti. Accanto milioni di cuori puri e disinteressati che hanno offerto la loro giovinezza a un ideale, la Germania ha avuto come tutti gli altri, la sua quota di esseri detestabili colpevoli di violenza inaccettabile. Ma quale paese non ha avuto la sua? La Francia della Rivoluzione francese non ha inventato il Terrore, la ghigliottina e gli annegamenti nella Loira? E la Gran Bretagna con i suoi orrori, i suoi bombardamenti su città libere come Copenhagen, i suoi campi di concentramento di Transvaal, dove furono trucidati donne e bambini in una miseria indicibile?

 Karol Jozéf Wojtyla, alias Giovanni Paolo II
Homo homini lupus (l'uomo lupo dell'uomo), dicono i settari. Homo homini frater (l'uomo, fratello dell'uomo), dice il cristiano, che non è ipocrita. Siamo tutti fratelli, il deportato soffre dietro il filo spinato, il soldato sparuto sul suo mitra. Noi tutti che siamo sopravvissuti al 1945, Voi il perseguitato divenuto papa, io il guerriero divenuto perseguitato e milioni di persone che hanno vissuto in un modo come l'altro, l'immensa tragedia della seconda guerra mondiale, col nostro ideale, i nostri 10 Léon Degrelle slanci, le nostre debolezze, i nostri errori, noi dobbiamo perdonare, noi dobbiamo amare. La vita non ha altro senso. Dio non ha altro senso. Quindi in sostanza che importa il resto. Il giorno in cui celebrerete la vostra messa ad Auschwitz, nonostante le crisi spirituali, che possono comportare le prese di posizione di un papa nel dibattito storico non chiuso, e malgrado i fanatici dell'odio, che senza indugio, sfrutteranno la spettacolarità del vostro gesto, unirò, dal fondo del mio esilio lontano, il mio fervore al vostro. Santo Padre, filialmente vostro Léon Degrelle

Lettera completa in francese di Léon Degrelle al Papa: 

Lettre à Jean-Paul II, par Léon Degrelle - le pape connaissait la vérité

En exil, le 20 Mai 1979. 
A SA SAINTETÉ LE PAPE JEAN-PAUL II  Cité du Vatican. 

Très Saint Père, Je suis Léon Degrelle, le Chef du Rexisme belge avant la Seconde Guerre Mondiale, et, durant celle-ci, le Commandeur des Volontaires belges du Front de l'Est, luttant au sein de la 28ème Division des Waffen S.S. «Wallonie». Ceci n'est certainement pas aux yeux de tous une recommandation. Mais je suis catholique comme vous et me crois, de ce fait, autorisé à vous écrire, comme à un frère dans la foi. Voilà de quoi il s'agit: la presse annonce que lors de votre prochain voyage en Pologne, entre le 2 et le 12 Juin 1979, vous allez concélébrer la Messe avec tous les Évêques polonais à l'ancien camp de concentration d'Auschwitz. Je trouve, je vous le dis tout de suite, très édifiant qu'on prie pour les morts quelqu'ils soient, et où que ce soit, même devant des fours crématoires flambants neufs, aux briques réfractaires immaculées. Mais j'éprouve des appréhensions tout de même. Vous êtes Polonais. Cette appartenance réapparaît sans cesse, et c'est humain, dans votre comportement pontifical. Si vous impressionnaient trop fortement d'anciens ressentiments de patriote qui participa de tout près, dans sa jeunesse, à un dur conflit belliqueux, vous pourriez être tenté de prendre parti, devenu Pape, dans des bagarres tempo[4]relles que l'Histoire n'a pas encore suffisamment décantées. 
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martedì 26 maggio 2015

la verità storica imposta per legge è Menzogna - tributo a Robert Faurisson - le sedicenti “camere a gas”



Karol Wojtyla, chi era davvero? 

Il pensiero totalitario imposto per legge aggredisce i fatti, trasforma la menzogna in verità.
Robert Faurisson afferma:
Le sedicenti “camere a gas” e il presunto “genocidio nazista” degli Ebrei formano una sola e propria menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato d'Israele e il sionismo internazionale, e di cui le principali vittime sono il Popolo tedesco, ma non i loro dirigenti, e l'intero Popolo palestinese.
Perché volete impedirci su scala planetaria di fare ricerche storiche o dubitare delle vostre verità?
Perché fate condannare dai vostri tribunali i revisionisti e tutti i ricercatori storici?
Perché i vostri continui appelli per far chiudere siti Internet di Revisionisti?
E perché avete mostrato sempre la vostra totale soddisfazione alle vili e violente aggressioni fisiche ai Revisionisti, come ad esempio l'aggressione al saggista francese Robert Faurisson?
Per le sue ricerche storiche e per le sue affermazioni sulle sedicenti camere a gas lo storico negazionista francese Robert Faurisson è stato aggredito più volte da commandi della comunità ebraica. Io sono una persona libera a cui piace ascoltare entrambe le campane su tutto quello che concerne argomenti controversi di Storia. Volerci imporre la vostra verità per legge, come se fosse un dogma è una pretesa assurda e vergognosa. Quando la verità ci viene imposta per legge, dall'alto, allora è certo che si tratta solo di una vile menzogna. Se non credo alla vostra verità, ma alla verità di qualche altro, allora sono un negazionista, e come negazionista delle vostre affermazioni storiche mi aspetta la galera. Se tutto quello che finora ci avete raccontato è vero, allora lasciate che ci siano persone che possano finalmente aprire gli archivi storici e analizzare in modo critico i fatti...
che ci sia finalmente un dibattito serio basato scientificamente e storicamente sulla ricerca della verità. Come potete impedirci per legge di leggere quello che vogliamo. Tutti gli uomini hanno diritto di esprimere il loro pensiero, di leggere quello che vogliono, di vivere liberamente e senza condizionamenti assurdi. Se a voi non piace quello che i revisionisti scrivono e raccontano, voi non avete nessun diritto di impedirglielo. Criticateli pure, presentate le vostre argomentazioni ma smettetela con la vostra censura, perché la verità, quando sarà conosciuta da tutti, sarà uno tsunami che annienterà tutte le menzogne.

Ho sempre creduto a quello che la “Storia ufficiale” ci ha presentato come verità. Fino a qualche anno fa ho creduto allo sterminio di 6 milioni di persone appartenenti al popolo ebraico tramite gasazioni. Adesso dopo aver letto e studiato fino in fondo tutte le argomentazioni del professore Robert Faurisson ho iniziato ad avere i miei dubbi e a non credere più a quello che finora Voi ci avete raccontato.
Nei suoi testi Faurisson sostiene che:
1. non sarebbe mai esistito un piano preordinato di sterminio fisico degli ebrei, bensì un progetto per una loro emigrazione fuori dell'Europa, e che l'eccidio di 6 milioni di persone non è mai avvenuto.
2. Le camere a gas nei campi di sterminio tedeschi non sono mai esistite.
3. l'intera storia dell'Olocausto sarebbe un'enorme invenzione della propaganda alleata a favore dello stato d'Israele.


Nel 1978, R. Faurisson pubblicò un lungo articolo nel quale affermò che il Diario di Anna Frank in realtà è un falso
Nel 1978, Robert Faurisson pubblicò un lungo articolo nel quale affermò che il Diario di Anna Frank in realtà fosse un falso, prodotto artificiosamente dal padre di Anna, Otto Frank. Faurisson diede alla veridicità del diario un taglio scientifico mai prima così approfondito, causando molte polemiche. In un'intervista del 5 febbraio 2008 Faurisson ha dichiarato di essere giunto alla fine della sua carriera di storico, a causa della sua vecchiaia e ritiene oramai concluso il suo compito, ossia di aver vinto la polemica scientifica contro i suoi avversari.
In un messaggio del 5 giugno 2013 il professore Faurisson parla anche della sedicente camera a gas dello Struthof e dei suoi presunti 86 gasati, invitando a finirla con questa storia assurda.

Léon Degrelle, fondatore del Rexismo, movimento nazionalista belga
di ispirazione cattolica
20 maggio 1979 Léon Degrelle, esiliato in Spagna, scrive una lettera a Giovanni Paolo II.
Sono Leon Degrelle, il capo del Rexisme belga e Comandante dei Volontari belgi del fronte Orientale, combattente nella 28 Divisione dell'Armata SS "Vallonia". Sono un cattolico come voi e credo, quindi, essere autorizzato a scrivervi come un fratello nella fede.

Voi siete stato, Beatissimo Padre, un resistente durante la seconda guerra mondiale. Alcuni sostengono che siete stato internato ad Auschwitz: come molti altri, ne siete uscito, dal momento che siete Papa, un Papa, che, ovviamente, non sente troppo il gas Zyklon B! Santità, avendo vissuto in quei luoghi, dovreste sapere che le gasazioni di massa di milioni di persone non hanno avuto mai luogo. Come testimone sul campo avete mai visto personalmente che questi massacri di massa, propagandati da gruppi settari, siano stati mai eseguiti?

Karol Jozef Wojtyla - Giovanni Paolo II
Per il resto, Santo Padre, proprio perché si parla di una formale determinazione di genocidio, non esiste nessun documento ufficiale che abbia dato prova in questi 30 anni di quello che finora ci è stato raccontato sullo sterminio di milioni di ebrei. Ed ancora oggi si continua a parlare di fantomatiche camere a gas. È insensato immaginare, soprattutto di rivendicare, che avrebbero potuto essere gasati ad Auschwitz, 24.000 persone al giorno, in gruppi di 3000 ogni volta. Senza la verità, Santo Padre, tutto crolla. Léon Degrelle 

(salvatore brosal)