domenica 20 ottobre 2013

Il vero crimine di Priebke: il suo revisionismo? - Le vrai crime d'Erich Priebke : son révisionnisme ?

(di Robert Faurisson)
Nel 1944, a Roma, il capitano Priebke ha visto con i propri occhi, uccidere vigliaccamente trenta dei suoi compagni, fatti saltare in aria dall'esplosione di un carretto che era stato parcheggiato in Via Rasella da cecchini che appartenevano al partito comunista. 

Ha visto anche un centinaio dei suoi compagni feriti dalla stessa esplosione: una gran parte di loro persero la vista. Il Capitano rimase particolarmente sconvolto alla vista di un giovane ragazzo italiano di 11 anni, il cui corpo fu squarciato in due dall'esplosione. Quindi ditemi, quale uomo o qual donna potrebbe mantenere il suo sangue freddo in tali circostanze? Aggiungi anche che egli è fra coloro che hanno ricevuto ordini da Berlino, trasmessi dai suoi superiori, di eseguire il giorno dopo, per rappresaglia: Ammazzare dieci Italiani per ogni tedesco ucciso. Un nuovo orrore dopo l'orrore prima.

Le associazioni di ebrei, comunisti e altri che hanno preso, giorno 16 ottobre 2013, l'iniziativa di organizzare la manifestazione violenta ed infame contro i tentativi di trasportare la bara di Priebke in chiesa, non so se lo abbiano fatto pensando al crimine che esse gli rimproverano, oppure se lo abbiano fatto per condannare il suo revisionismo. (Vedere la sua ultima intervista del luglio 2013, a 100 anni suonati)

Caos e scontri ai funerali di Erich Priebke, organizzati dalle associazioni di ebrei e di comunisti  

Dal momento in cui, sul piano strettamente storico e scientifico, i revisionisti stanno avendo successo su successo, si comprende bene il panico che regna fra coloro che hanno propagandato per 70 anni “Olocausto” e “Shoah”, e che vogliano ora costringere il governo italiano ad adottare una legge contro il revisionismo.

Riflettiamo, e pensiamo... 
ci vogliono imporre, per legge, la loro verità....

Robert Faurisson, Il 17 dicembre 1980, alla stazione radio Europe 1, ha sintetizzato il suo revisionismo in una frase di quasi sessanta parole:

“Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano una sola e medesima menzogna storica, che ha permesso una truffa politica e finanziaria gigantesca, i cui principali beneficiari sono lo Stato d'Israele e il sionismo internazionale, e le cui principali vittime sono il popolo tedesco - ma non i suoi dirigenti - e tutto il popolo palestinese.”

Thursday, October 17, 2013

Le vrai crime d'Erich Priebke : son révisionnisme ?


Robert Faurisson


En 1944, à Rome, le capitaine Erich Priebke a vu, de ses yeux vu, une trentaine de ses camarades lâchement assassinés, déchiquetés par un engin qu'avaient déposé via Rasella des francs-tireurs sous commandement communiste. Il a aussi vu une centaine de ses camarades blessés par ce même engin : une grande partie en étaient devenus aveugles. Il a été spécialement bouleversé à la vue du jeune Italien âgé de 11 ans dont le corps a été coupé en deux. Alors, minute, quel est l'homme, quelle est la femme qui, en pareilles circonstances, aurait pu conserver son sang-froid ? Ajoutons à cela qu'il a fait partie de ceux qui ont reçu l'ordre, venu de Berlin et transmis par ses supérieurs, d'exécuter le lendemain, en représailles, environ dix hommes pour un assassiné. Une nouvelle horreur après une première horreur. 

Les associations juives, communistes et autres qui hier ont pris l'initiative d'organiser d'infâmes violences contre les tentatives d'un transport du cercueil de Priebke vers une église songeaient certainement au « crime » qu'elles lui reprochaient mais l'on peut se demander si à leurs yeux le vrai crime du bouc émissaire n'était pas son révisionnisme (voy. son entretien écrit de juillet 2013). A l'heure où, sur le plan strictement historique et scientifique, les révisionnistes remportent victoire sur victoire on comprend la panique qui gagne de plus en plus les adeptes de la religion de « l'Holocauste » ou de « la Shoah ». Et puis, n'est-ce pas ?, il faut créer les conditions nécessaires pour que l'Italie, à son tour, adopte une loi d'exception contre le révisionnisme.

17 octobre 2013

giovedì 12 settembre 2013

Fenestrelle, un Paradiso della Natura?

Tutti coloro che propagandano questa cosa si contraddicono in modo plateale, in termini pacchiani e stridenti, che danno la misura di quanto non capiscano la situazione, di quanto non sappiano quel che dicono e di quanto siano in mala fede.


Campo di Sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino
Ma quando mai una fortezza è un'opera della natura ?
Ma quando mai un campo di sterminio come Fenestrelle in cui i corpi dei prigionieri venivano sciolti nella calce viva è un'opera della natura?
Forse una volta!.... Quando il luogo era selvaggio, ed il territorio era vergine e la montagna incontaminata, prima dell'impianto artificioso della immensa opera guerresca della fortezza, allora, forse, era un paradiso della natura.
Ovvero prima che fosse stuprato, come dice giustamente Edmondo De Amicis, da
"una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offre non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli"...
Edmondo De Amicis, scrittore e pedagogo italiano
Ma poi, oltretutto, con la fortezza declassata a prigione di punizione politica e militare, e poi ancora degenerata ulteriormente a campo di prigionia di punizione e di sterminio proprio per i prigionieri delle guerre del 1860-1870, con ceppi e catene, maltrattamenti, etc...
Condizioni tremende che non mi sembra proprio che ci fossero:
- nel campo di prigionia di Auschwitz dei nazisti del 1945, dove Primo Levi e tanti altri sopravvissero, e neanche
- nella fortezza prigione dello Spielberg degli Austriaci, nel 1823, dove, le condizioni erano molto meno peggio che a Fenestrelle, e di tutti i prigionieri, non ne morì nessuno. Tra l'altro, il libro "Le mie Prigioni", per il quale il rothschildiano Conte Silvio Pellico di Saluzzo, ha ancora intitolate migliaia di scuole e di strade in tutta Italia, la fa lunghissima sulla prigione dello Spielberg in cui era imprigionato con altri pochi agenti rothschildiani di cui non ne morì nessuno!
Ma per più di 150 anni, ed ancora adesso, su questo libro del suo Silvio Pellico, il Potere Rothschildiano in Italia che ancora oggi più che mai opprime, sfrutta, asservisce, schiavizza e cannibalizza il Popolo Italiano, ha condizionato ideologicamente e politicamente, e fatto piangere ben sei generazioni di scolari e studenti in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, di tutto questo ipocrita e criminale Stato Coloniale Rothschildiano.
Viceversa, il medesimo potere rothschildiano in Italia, per gli innumerevoli Italiani, patrioti, martiri ed eroi sterminati di Fenestrelle ed in tanti altri campi di sterminio sparsi per l'Italia, ancora adesso dopo più di 150 anni, non tollera e fa barbaramente spaccare e distruggere perfino una unica, piccola e modesta lapide ricordo!

Lapide posta a memoria dei soldati borbonici sterminati a Fenestrelle distrutta da mani sacrileghe
Eppure, proprio allora, nel 1860 -1870, sì che Fenestrelle fu fatto diventare dal potere rothschildiano in Italia un vero e proprio inferno dell'umanità, in cui tante persone, malvestite, malnutrite, in ceppi e catene, in stanze senza vetri alle finestre, in alta montagna, d'inverno a 20, ed anche 30 gradi sotto zero che fine poteva fare se non molto peggiore di Silvio Pellico, di Pietro Maroncelli o di Primo Levi, come in effetti fu?
Per cui, ben a ragione, purtroppo, possiamo dire e contrapporre a tutti questi discutibilissimi apologèti attuali del potere rothschildiano in Italia, di cui essi ancora oggi sono di fatto al servizio facendosene complici e difensori d'ufficio, che, sicuramente dal 1860 al 1870, ma molto probabilmente anche prima e dopo di quel periodo, proprio il loro tanto amato e riverito Potere Rothschildiano fece diventare Fenestrelle un inferno dell'umanità. (s. brosal)



 Video:
Fenestrelle un inferno per l'umanità - un campo di terrore
                           

                             


    

sabato 7 settembre 2013

Fenestrelle: Simbolo e Vanto per Torino e provincia, Vergogna e Campo di Sterminio per il resto d'Italia

Fenestrelle:
" una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli." (Edmondo De Amicis)

Edmondo De Amicis, scrittore e pedagogo italiano
Perché mai quel romanziere di De Amicis, il famigerato autore del libro "Cuore", "capolavoro" strappalacrime risorgimentale ad uso pedagogico ed "edificante" dello spirito patriottico dei fanciulli della nuova Italia Massonica e Rothschildiana nata nel 1861, e che nel 1865 era stato in servizio militare come ufficiale proprio in Calabria, dove vide interi paesi ribellarsi ed essere repressi militarmente, e che da civile viveva ed operava proprio a Torino, dice appunto di Fenestrelle:
una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offre non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un'invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli”.
E perché mai il sito ufficiale della provincia di Torino per Fenestrelle si fregiava ancora fino a qualche anno fa proprio di quelle fosche ed infernali visioni e di quelle pesantissime parole del campione intellettuale risorgimentale De Amicis ?
Naturalmente i vari Alessandro Barbero (sedicente storico), Yuri Bossuto (consigliere regionale Piemonte del partito comunista) e tutti quelli come loro, certo prontissimi a mettere la mano sul fuoco per difendere la veridicità dei racconti scritti da De Amicis nel suo "Cuore", è molto probabile che a proposito di Fenestrelle sarebbero prontissimi a scrivere che le sue erano solo... fantasie e licenze poetiche!
Il fatto è che De Amicis con le sue parole, non fantasticava affatto a vanvera, ma riassumeva sinteticamente nient'altro che la sostanza bruta di quello che le classi dirigenti sabaudo massoniche rothschildiane del 1861 e dintorni volevano ottenere, ed ottennero, in tutti i modi come effetto sulla mente delle masse popolari da loro dominate sia a sud, che a nord!
E in effetti ci riuscirono: perché ancor oggi:
- tra le masse del sud, tante e tante generazioni di contadini che fecero il servizio militare e tutte le guerre di questi 150 e più anni, seppero e, tramite loro, tutti nelle famiglie e nei paesi conservano nella memoria, ed in certi modi di dire, il detto che la Fortezza di Fenestrelle era un famigerato e terribile "luogo di punizione militare" come la Fortezza di Gaeta e molto peggio della Fortezza di Gaeta.
- ed anche tra le masse del nord, specie in Piemonte, non solo nelle famiglie e nei paesi, ma perfino "i bocia dei bocia dei vicevacché" delle grange e delle baite più sperdute delle Alpi piemontesi, aostane e liguri, tramite gli anziani, che per generazioni e generazioni avevano fatto il servizio militare e tutte le guerre di secoli e secoli appresso ai Savoia, seppero, sapevano e conservano ancora nella memoria e nei modi dire, il detto che la Fortezza di Fenestrelle era il più famigerato e tremendo "luogo di punizione militare" del mondo.

Campo di sterminio di Fenestrelle, Val Chisone, provincia di Torino
I vari Barbero e Bossuto e altri come loro, con tutte le loro opinabili, parziali e discutibilissime documentazioni tratte dai loro faziosissimi archivi, riveduti, corretti e corrotti perché censuratissimi, ricensuratissimi e purgatissimi per più di 150 anni, e con la loro spudorata, sfrontata ed arrogante retorica e prosopopea dei loro libri di "professori universitari" e di "consiglieri regionali", nel parlare bene di Fenestrelle e di chi parla bene di Fenestrelle, e nel parlar male di chi parla male di Fenestrelle, di fronte agli enormi e sterminati ed incontrollabili archivi della memoria endemica delle masse popolari del sud e del... nord di tutta Italia, ed anche di altrove nel mondo, stanno facendo una ridicola, penosa e controproducente opera del tipo di quella dei bambini che cercano di fermare il vento con le mani !
E quindi rivolgendoci, non certo a certi metaforici palloni gonfiati di aria calda che ascendono visibilissimi e coloratissimi nell'artificioso cielo mediatico dei soliti mass media, del solito main stream e non main stream del solito monopolio informativo locale e globale dei Rothschild, ma rivolgendoci invece al 99 % della gente, e specialmente al popolo minuto come noi, e soprattutto ancora rivolgendoci a tutte le persone di buona volontà del sud e o del nord d'Italia o di dovunque e di qualsiasi classe sociale nel mondo che amano la verità, noi diciamo che è inutile ed anzi che è da idioti, è da ignoranti e da persone malvage ed in mala fede cercare di nascondere che Fenestrelle e non solo Fenestrelle, ma anche tanti altri luoghi in Italia, nel 1860-1870 ed anche prima e dopo, furono dei campi di punizione e di sterminio dei vinti e specialmente dei ribelli, con i quali i vincitori avevano la necessità barbarica di "far paura al nemico con ogni mezzo", proprio allo stesso modo di come oggigiorno i terroristi takfiri, wahabiti, qaedisti ed altri in Siria che si esibiscono in foto e video mentre mangiano bestialmente il cuore dei nemici, mentre tagliano loro la testa, mentre assassinano a sangue freddo i prigionieri, etc.
Ormai questo è agli atti nella memoria e nella mente di decine e decine di milioni di persone da generazioni e generazioni da più di un secolo e mezzo, dappertutto in Italia ed anche nel resto del mondo.
Pertanto la cosa migliore, non è schierarsi con Barbero, Bossuto ed altri dalla parte luciferina di "colui che sempre nega"!... Ma la cosa migliore è riconoscere il malfatto, pentirsene, fare concreta e giusta ammenda e proprio su questo piano razionale e ragionevole cercare di costruire una vera unità nazionale nell'interesse vero di tutto il Popolo Italiano, e non soltanto nell'interesse di chi per più 150 anni ed ancora adesso in Italia è più che mai subalterno e legatissimo mani e piedi al carro degli interessi antitaliani, antipopolari e guerrafondai di ... Rothschild!...

Video: 

 

(brigas-d.m.)


lunedì 26 agosto 2013

Insediamento di Papa Francesco: i potenti della terra e i massoni in prima fila. La casa di Dio, ridotta ormai ad una spelonca di ladri.

I mercanti nel tempio di Dio. "La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri".
Papa Francesco (in latino: Franciscus PP., in spagnolo: Francisco, nato Jorge Mario Bergoglio  Buenos Aires, 17 dicembre 1936) è dal 13 marzo 2013 il 266º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, 8º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice. Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù (indicati anche come gesuiti), è il primo pontefice di questo ordine religioso, nonché il primo proveniente dal continente americano. Durante il suo insediamento come Pontefice. Alla Messa di insediamento di Papa Francesco, del 19 marzo 2013, ha partecipato tanta gente. Fuori dalla Basilica di San Pietro, decine di migliaia di fedeli da tutto il mondo e oltre centotrenta Capi di Stato e delegazioni internazionali, che hanno assistito all’imposizione dei paramenti liturgici previsti dal cerimoniale. I potenti della terra naturalmente hanno avuto posti in prima fila.

Il Vaticano è ormai nelle mani della massoneria talmudica rothschildiana.

Papa Francesco con Herman Achille Van Rompuy, José Manuel Durão Barroso e in terza fila Martin Schulz 
Il Papa con i membri del Bilderberg Group. Massoni, Illuminati che programmano il nuovo ordine mondiale e che sono i nemici della legge di Dio, vengono ricevuti dal Papa. Non abbiamo più speranze. Ormai siamo nelle mani di satana. Papa Francesco con Herman Achille Van Rompuy, José Manuel Durão Barroso e in terza fila il rothschildiano Martin Schulz. (I proprietari della BCE, banca centrale europea, la banca che semina sofferenza, sangue e morte)

Come può il successore di Pietro giustificare questo incontro affermando che si trattava solo del suo insediamento come Papa?
Non ci sono giustificazioni. Un papa che non sa difendere la sua chiesa e che non conosce i fautori che seminano sofferenza, sangue e morte non può guidare la Chiesa di Cristo. Questa è la dimostrazione, chiara e lampante, che il Vaticano ormai non rappresenta più Cristo. Questa Chiesa che stringe patti perversi con i poteri del mondo non può essere la nostra Chiesa. La cosa tragica e triste che nessuno, ma proprio nessuno, sprechi una sola parola contro questa vergogna.

Per molti osservatori il concilio Vaticano II ha portato nella chiesa l'anticristo e il trono di Pietro è vacante dal 1958, con una breve parentesi di 33 giorni: il pontificato di Papa Luciani, Giovanni Paolo I, assassinato perché contrario ai satanisti. Non ci sono giustificazioni. Un papa che non sa difendere la sua chiesa e che non conosce i fautori che seminano sofferenza, sangue e morte non può guidare la Chiesa di Cristo. Alla Messa di insediamento di Papa Francesco, del 19 marzo 2013, ha partecipato tanta gente. Fuori dalla Basilica di San Pietro, decine di migliaia di fedeli da tutto il mondo e oltre centotrenta Capi di Stato e delegazioni internazionali, che hanno assistito all’imposizione dei paramenti liturgici previsti dal cerimoniale. I potenti della terra naturalmente hanno avuto posti in prima fila. 

Attenti ai falsi profeti ! 
Per chi non conosce bene il Vangelo, le parole "attenti ai falsi profeti" possono sembrare fuori dal tempo e lontane dalla realtà, ma è proprio per questo che Gesù sottolineò questo pericolo e il modo per evitarlo, prima di ascendere al cielo. Nel corso dei secoli i falsi profeti non sono mancati, e non ne mancano nemmeno ai tempi nostri. 

Mt 7,15-20) "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete conoscere".

La Chiesa di Cristo ha bisogno di uomini come San Giovanni Battista, come San Francesco di Paola, come Giordano Bruno, o anche come Martin Lutero che abbiano il coraggio di dire la verità. Bisogna scacciare tutti i mercanti e tutti i ladri dalla Casa di Dio, ridotta ormai ad una spelonca di ladri.


Altre parole non servono, la foto dice tutto 

giovedì 22 agosto 2013

Discorso agli ateniesi 461 a.c. Pericle - Qui ad Atene noi facciamo così.


Pericle, discorso agli Ateniesi 461 a. C.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte, che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

sabato 10 agosto 2013

Il Canto di Uomini chiamati Briganti - Epilogo del film "e li chiamarono briganti", recitato da una trascinante e commovente Lina Sastri.


Epilogo del film "e li chiamarono briganti", recitato da una trascinante e commovente Lina Sastri. 
  Li chiamarono...Briganti (Epilogo con Lina Sastri)

...e li chiamarono Briganti ! ! !

Il sangue è passato ancora sopra questa terra amara,
la morte si fa destino, lo sfregio diventa storia,
Il ferro (della spada) fuoriesce dal corpo dei padri
Davanti agli occhi dei loro figli,
piangono senza riuscire, i piccoli bambini, nudi.

L’italia crescerà con l’arte della rabbia e del rancore,
saranno terre lontane, lacrime, bastimenti,
il mezzo per dimenticarsi dei torti subiti e dei tradimenti,
per non assaggiare i comandi dei soldati nelle nostre case,
gli insulti, i tormenti, le umiliazioni che entrarono nelle ossa
e sarà l’arte di continuare a vivere senza credere più a nessuno,
sarà l’arte di imbrogliare per non andare a letto digiuni,
saranno guappi, pettegole, ladri, santi, ruffiani,
saranno duca e “zantraglie”, preti e ciarlatani,
profumi nei nei palazzi, sottane e “parapalle”
bassi umidi e scuri, bocche con l’alito di cipolla,
una pizza con il nome di regina di chi fu nemico fino a ieri.

I nipoti di chi fu Brigante saranno carabinieri,
sarà una ferita aperta sotto l’acqua ed il sole,
un corpo che si spegne senza emanare un odore,
un grido senza voce che attraversa le terre e le città,
una “nzirie” senza nome che la notte ti viene a trovare,
gente senza pace troverà le parole giuste
per nascondere meglio le verità che non vuole dire,
sarà allontanarsi sempre da ciò che tocca il cuore,
sarà dimenticarsi dell’innocenza,
sarà rendere duro l’amore,

sarà recitare la commedia per le strade e nei letti,
sarà far soffrire l’altro solo per fargli un dispetto,
e il freddo scava la coscienza e l’onestà diventa uno sfizio,
per le genti della mia terra non ci sarà più giustizia,
ma io canto, canto, canto, canto per tutti,
canto per dare coraggio, canto per dare speranza,
canto per dignità di uomini che tanto abbiamo avuto,
canto un canto di uomini che sono stati
BRIGANTI.

mercoledì 31 luglio 2013

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino. Qua fu sterminata la meglio gioventù del Sud



Siamo stati a Fenestrelle molte volte, in questo terribile luogo di sterminio e di morte. Ci siamo recati tante volte là, per rivisitare il nostro passato, per ritrovare la nostra memoria, per far conoscere al mondo intero la verità. Per far sapere le atrocità, i patimenti, i maltrattamenti che i valorosi soldati del Regno delle due Sicilie, patirono in questo luogo di sterminio e di morte. Il 6 luglio 2008, sotto una pioggia battente, un gruppo di aderenti e sostenitori dei Comitati Due Sicilie, in parte convocati via chat o per email, salì a Fenestrelle e posò, a memoria dei Patrioti sterminati, una lapide che dice testualmente:

«Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno s’inchinano».

Duccio Mallamaci, coordinatore per Piemonte e Calabria del Partito del Sud, tenne, interrompendosi a tratti per la commozione, un discorso in cui definì Fenestrelle un campo di sterminio come Auschwitz o Belzec, e affermò che 8000 uomini vi erano morti di fame e di freddo; in tutto, aggiunse, furono 40.000 i prigionieri meridionali sterminati nel Nord. Al discorso seguì una messa in latino, officiata da un prete francese fatto venire per l’occasione.

 La lapide che il 6 luglio del 2008 fu posta a memoria dei soldati borbonici non esiste più. Mani sacrileghe l'hanno barbaramente frantumata. 

 

 
Sembrerebbe che accettare l’esistenza di un pesante debito legato agli avvenimenti del periodo cosi detto "Risorgimentale “ nei riguardi degli Italiani del Sud sia motivo di oltraggio all’immagine del luogo che fu scenario di prigionia e torture per i valorosi Soldati Borbonici, deportati dalla nostra terra nel campo di sterminio di Fenestrelle, perché si erano rifiutati di disonorare il patto di fedeltà giurato al Sovrano. In onore di questi nostri eroici padri , nella piazzetta antistante la roccaforte, era stata deposta una lapide in marmo , dono dei compatrioti Duosiciliani , di cui i versi incisi furono composti in loro onore dal grande Nicola Zitara. Il Campo di sterminio di Fenestrelle è un complesso fortificato, vecchio di alcuni secoli, in località Fenestrelle in Val Chisone (provincia di Torino). Per le sue dimensioni ed il suo sviluppo lungo tutto il fianco sinistro della valle la Fortezza è detta anche la grande muraglia armata piemontese. Questo tetro luogo di morte, che nasconde segreti orrendi e terribili, attualmente è visitato da circa 40000 persone l'anno, che naturalmente ne ignorano tutte le atrocità del passato. La cosa certa è che, negli anni che vanno dal 1860 al 1870, gli internati furono soprattutto soldati borbonici, ma anche contadini. I reclusi erano tenuti in pessime condizioni: "laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei". "Senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati".

 
Le pene erano durissime per i poveri prigionieri tra cui la costrizione di portare al piede palle da 16 chili, ceppi e catene. L’unica liberazione possibile era dunque la morte. La morte veniva distribuita a tutti i prigionieri attraverso il freddo, la fame e i vari patimenti. I corpi degli eroici soldati borbonici venivano gettati in un alto piombatoio per essere sciolti nella calce viva e quindi scomparire per sempre nelle fredde acque del torrente Chisone. Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti.
 
Ma la cosa che ci ha lasciati sconcertati è stata una tremenda verità che abbiamo scoperto raccogliendo notizie storiche. Il campo di concentramento di Auschwitz è molto più piccolo del complesso militare di sterminio di Fenestrelle. Ad Auschwitz troviamo baracche e filo spinato, a Fenestrelle troviamo pietre e imponenti bastioni che mettono i brividi appena si entra dentro. 

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino
A Fenestrelle:
L’imponenza del complesso e la lunghezza delle mura risultarono sempre talmente impressionanti da aver scoraggiato in partenza ogni tentativo di attacco da parte nemica. Dopo il 1860, questo luogo venne utilizzato per sterminare i soldati borbonici.

Juri Bossuto


Ci lasciano interdetti le dichiarazioni di Juri Bossuto, consigliere regionale piemontese di Rifondazione Comunista, in uno studio del 2011 ridimensiona notevolmente il numero delle vittime, riportandone solo quattro nel novembre del 1860 e tende a smentire il maltrattamento ai danni dei prigionieri borbonici, poiché sarebbero stati assistiti con vitto e cure sanitarie.






Alessandro Barbero
    



 Lo storico Alessandro Barbero ha sostenuto che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti "anche" militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche    dolorosi, del neonato Stato unitario.                                                                       


                                                      Ancora menzogne, ancora a noi gente del Sud ci tocca ascoltare menzogne che offendono la nostra intelligenza e che fomentano ancora, dopo più di un secolo mezzo, solo rancore e odio. Ci hanno tenuto in coma e senza coscienza per più di 150 anni, adesso, che ci stiamo risvegliando stanno operando disperatamente in tutti modi per riaddormentarci ancora, con libri che parlano male di noi e delle nostre cose, con distruzione di lapidi ed asportazione di targhe, col gettare nella spazzatura le corone dei fiori poste, a memoria e gloria, per i nostri eroi morti, col bloccarci o renderci comunque difficile o inutile e perfino controproducente l'accesso ai loro archivi. Ma noi dobbiamo rompere e rendere vana la loro criminale pretesa di avere il monopolio della nostra memoria! Noi abbiamo il sacrosanto dovere di divulgare la verità. (brigas - s. brosal) 


sabato 27 luglio 2013

Proclama Reale di Francesco II di Borbone dalla sua fortezza di Gaeta

In questa pagina riportiamo il proclama reale che il re Francesco II di Borbone rivolse ai suoi sudditi dalla fortezza di Gaeta dove si era rifugiato, a seguito della "Spedizione dei Mille", nell'estremo tentativo di difendere la sua corona di Re delle Due Sicilie.

Francesco II nella fortezza di Gaeta

Proclama Reale
POPOLI DELLE DUE SICILIE
Da questa piazza dove difendo più che la mia corona l'indipendenza della Patria comune, si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi delle vostre miserie, per promettervi tempi più felici. Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; ché mai ha durato lungamente l'opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni. Ho lasciato perdersi nel disprezzo le calunnie; ho guardato con isdegno i tradimenti, mentre che tradimenti e calunnie attaccavano soltanto la mia persona; ho combattuto non per me, ma per l'onore del nome che portiamo. Ma quando veggo i sudditi miei che amo tanto in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati portando il loro sangue e le loro sostanze ad altri paesi, calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore napolitano batte indegnato nel mio petto, consolato soltanto dalla lealtà di questa prode armata, dallo spettacolo delle nobili proteste che da tutti gli angoli del Regno si alzano contro il trionfo della violenza e dell'astuzia. 

Io sono napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro che il mio suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro al Regno: i vostri costumi sono i miei costumi; la vostra lingua è la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni. Erede di un'antica dinastia che ha regnato in queste belle contrade per lunghi ani ricostituendone l'indipendenza e l'autonomia, non vengo dopo aver spogliato del loro patrimonio gli orfani, dei suoi beni la Chiesa, ad impadronirmi con forza straniera della più deliziosa parte d'Italia. Sono un principe vostro che ha sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra' suoi sudditi.

Il mondo intero l'ha veduto; per non versare il sangue ho preferito rischiare la mia corona. I traditori pagati dal nemico straniero sedevano accanto a' fedeli nel mio consiglio; ma nella sincerità del mio cuore, io non poteva credere al tradimento. Mi costava troppo punire; mi doleva aprire, dopo tante sventure, un'era di persecuzioni; e così la slealtà di pochi e la clemenza mia hanno aiutato l'invasione piemontese pria per mezzo degli avventurieri rivoluzionari e poi della sua armata regolare paralizzando la fedeltà de' miei popoli, il valore de' miei soldati. In mano a cospirazioni continue non ho fatto versare una goccia di sangue, ed hanno accusato la mia condotta di debolezza. Se l'amore il più tenero pe' miei sudditi, se la fiducia naturale della gioventù nella onestà degli altri, se l'orrore istintivo al sangue meritano questo nome, sono stato certamente debole. Nel momento in che era sicura la rovina de' miei nemici, ho fermato il braccio de' miei generali per non consumare la distruzione di Palermo, ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per no esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona. Ho creduto nella buona fede che il Re del Piemonte che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava con il mio governo una alleanza intima pe' veri interessi d'Italia, non avrebbe rotto tutt'i  patti e violate tutte le leggi, per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni   di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure a' trionfi de' miei avversari.

Io aveva dato un'amnistia, aveva aperto le porte della patria a tutti gli esuli, conceduto a' miei popoli una costituzione. Non ho mancato certo alle mie promesse. Mi preparava a garantire alla Sicilia istituzioni libere che consacrassero con un parlamento separato la sua indipendenza amministrativa ed economica rimuovendo ad un tratto ogni motivo di sfiducia e di scontento. Aveva chiamato a' miei consigli quegli uomini che mi sembrarono più accettabili all'opinione pubblica in quelle circostanze, ed in quanto me lo ha permesso l'incessante aggressione di che sono stato vittima, ho lavorato con ardore alle riforme, a' progressi, ai vantaggi del comune paese. 

Non sono i miei sudditi che mi hanno combattuto contro; non mi strapparono il Regno le discordie intestine, ma mi vince l'ingiustificabile invasione d'un nemico straniero. Le Due Sicilie, salvo Gaeta e Messina, questi ultimi asili della loro indipendenza, si trovano nelle mani del Piemonte. Che ha dato questa rivoluzione ai miei popoli di Napoli e di Sicilia? Vedete lo stato che presenta il paese. Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate; l'amministrazione è un caos; la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti; in vece della libertà, lo stato di assedio regna nelle province, ed un generale straniero pubblica la legge marziale, decreta la fucilazione istantanea per tutti quelli dei miei sudditi che non s'inchinano alla bandiera di Sardegna. L'assassinio è ricompensato, il regicidio merita un'apoteosi; il rispetto al culto santo de' nostri Padri è chiamato fanatismo; i promotori della guerra civile, i traditori del proprio paese ricevono pensioni che paga il pacifico contribuente. L'anarchia è da per tutto. Avventurieri stranieri han rimestato tutto, per saziare l'avidità o le passioni dei loro compagni. 

Uomini che non hanno mai veduta questa parte d'Italia, o che hanno dimenticato in lunga assenza i suoi bisogni, formano il vostro governo. In vece delle libere istituzioni che io vi aveva date e che era mio sviluppare, avete avuta la più sfrenata dittatura, e la legge marziale sostituisce adesso la costituzione. Sparisce sotto i colpi de' vostri dominatori l'antica monarchia di Ruggiero e di Carlo III, e le due  Sicilie sono state dichiarate province di un Regno lontano. Napoli e Palermo saranno governati da prefetti venuti da Torino.
Ci è un rimedio per tutti questi mali, per le calamità più grandi che prevedo. La concordia, la risoluzione, la fede nell'avvenire. Unitevi intorno al trono de' vostri padri. Che l'obblio copra per sempre gli errori di tutti; che il passato non sia mai pretesto di vendetta, ma pel futuro lezione salutare. Io ho fiducia nella giustizia della Provvidenza, e qualunque sia la mia sorte, resterò fedele a' miei popoli ed alle istituzioni che ho loro accordate. Indipendenza amministrativa ed economica tra le due Sicilie con parlamenti separati, amnistia completa per tutt'i fatti politici: questo è il mio programma. Fuori di queste basi non ci sarà pel paese, che dispotismo o anarchia. Difensore della sua indipendenza, io resto e combatto qui per non abbandonare così santo e caro deposito. Se l'autorità ritorna nelle mie mani sarà per tutelare tutt' i diritti, rispettare tutte le proprietà, garantire le persone e le sostanze de' miei sudditi contra ogni sorte di oppressione e di saccheggio. E se la Provvidenza nei suoi lati disegni permette che cada sotto i colpi del nemico straniero l'ultimo baluardo della monarchia, mi ritirerò con la coscienza sana, con incrollabile fede, con immutabile risoluzione; ed aspettando l'ora inevitabile della giustizia, farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per la felicità di questi popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.
Preghiamo il sommo Iddio e la invitta Immacolata protettrice speciale del nostro paese, onde si degni di sostenere la nostra causa.
Gaeta 8 dicembre 1860                                                      Firmato - FRANCESCO

giovedì 25 luglio 2013

L'organizzazione “due Sicilie” lancia la “Campagna per la Memoria” - Raccogliere testimonianze e documentazioni su ciascun soldato dell'esercito borbonico coinvolto nella guerra del 1860-1861.

Che fare di fronte al negazionismo delle stesse forze ideologiche e politiche che, già 152 anni fa, vollero il cosiddetto risorgimento di un mondo anticristiano e barbaro? Il loro “risorgimento” portò al disastro il Popolo del Regno delle due Sicilie.

 Il 6 luglio 2008, sotto una pioggia battente, un gruppo di aderenti e sostenitori dei Comitati Due Sicilie, in parte convocati via chat o per email, salì a Fenestrelle e posò, a memoria dei Patrioti sterminati, questa lapide
Coloro che hanno distrutto la lapide nel campo di sterminio di Fenestrelle non solo dimostrano che vogliono cancellare completamente la memoria di quella tragedia del passato, ma contemporaneamente stanno dimostrando che vogliono procedere concretamente alla distruzione dell'intero Popolo Italiano.
A Fenestrelle è avvenuto uno scempio: mani sacrileghe hanno frantumato la lapide che dal 6 Luglio 2008 era stata posta in memoria dei nostri soldati e che testualmente diceva:
Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella Fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell'esercito del Regno delle due Sicilie, che si erano rifiutati di rinnegare il Re e l'antica Patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno si inchinano“. 

 
Dopo l’amara sorpresa, della lapide barbaramente frantumata, che si è presentata agli occhi stupiti ed increduli di noi convenuti, domenica 7 luglio 2013, per commemorare i nostri antenati, che nel tetro e macabro campo militare punitivo e di sterminio di Fenestrelle, ed in tanti altri campi di concentramento sparsi per il Piemonte e per l’Italia, trovarono la morte, dopo maltrattamenti e patimenti, l'"Organizzazione Due Sicilie” ha lanciato la “Campagna della Memoria” per raccogliere tutte le testimonianze orali e scritte e tutte le documentazioni possibili su ciascun soldato dell'esercito borbonico che fu coinvolto nella guerra del 1860-1861. 

dopo la lapide frantumata è stata fatta sparire anche la corona dei fiori
In pratica si vuole arrivare criticamente alla verità oggettiva ed inoppugnabile e sapere dettagliatamente, uno per uno, che fine hanno fatto i circa 50.000 componenti dell'esercito del Regno delle Due Sicilie.
A seguito del vergognoso ed incivile episodio di profanazione a Fenestrelle di una targa commemorativa e funeraria da noi sopra denunciato, dobbiamo purtroppo constatare che, dopo ben 152 anni, le stesse forze ostili che nel 1860 scatenarono una guerra di aggressione coloniale contro il Popolo dell’Italia del Sud e tutto il Popolo Italiano nel suo complesso, cospirano ancora oggi, per la divisione e la contrapposizione tra gli Italiani a favore di interessi e di poteri forti ed occulti del tutto estranei ed ostili non solo al Popolo Italiano del Sud di allora e di oggi, ma ostili anche al Popolo Italiano nel suo complesso. Qualcosa però si è già messo in moto, e non sembra che si fermerà molto facilmente, almeno fino a che la verità sulla sorte di tutti i soldati, sottufficiali ed ufficiali dell'esercito del Regno delle Due Sicilie non sarà completamente acclarato in maniera esaustiva e resa nota a tutto il Popolo Italiano del Sud e di tutta Italia. L'"Organizzazione Due Sicilie", con questa sua "Campagna della Memoria" rivolge un appello a tutti gli Italiani del Sud e di tutta Italia a impegnarsi in prima persona per fare luce su questi oscuri e tragici episodi della Storia dello stesso popolo Italiano.
L'"Organizzazione Due Sicilie” vuole raccogliere per ciascun soldato una testimonianza completa, formale e sostanziale, oggettiva, attendibile, veritiera.

Commissione internazionale d'inchiesta
Proprio per dar corpo a questa campagna, si è formata una commissione internazionale d'inchiesta formata da tre persone, due persone di nazionalità italiana e la terza di nazionalità francese.
Facciamo presente che la commissione, mercoledì 10 luglio, si è recata al campo di sterminio di Fenestrelle per esaminare ulteriormente e più dettagliatamente l'ambiente dove si sono svolti i fatti inerenti i prigionieri del 1860-1861.Purtroppo anche in questa occasione, anche solo a distanza di soli due giorni dalla cerimonia commemorativa della domenica precedente, la commissione constatava che delle due corone di alloro deposte in memoria ed in onore dei soldati del Regno delle due Sicilie e di tutti i soldati italiani del 1860-1861 morti sterminati a Fenestrelle, ed in tutti gli altri vari campi di concentramento del Piemonte e del resto d'Italia , proprio la corona chiaramente dedicata "A tutti gli Italiani prigionieri di guerra e sterminati nella guerra del 1860-1861", posta sul muro accanto alla chiesa sconsacrata nella piazza principale del Campo Militare Punitivo e di Sterminio di Fenestrelle, era stata già fatta frettolosamente sparire.
La commissione d'inchiesta si è recata anche al cimitero di Fenestrelle per verificare che fine avessero fatto le sepolture di soldati morti a Fenestrelle, ma di esse non veniva trovata più alcuna traccia. Recatasi anche all'ufficio anagrafe dello stesso comune di Fenestrelle per visionare tutti gli atti di morte dal 1860 fino al 1870, la commissione ha potuto verificare che nell'ufficio comunale di Fenestrelle sono registrati gli atti di morte dall'anno 1866 in poi, e che le morti antecedenti a questa data non sono state registrate, o se lo sono state, i registri non ci sono stati dati in visione.
In ogni caso, molto significativamente, veniva constatato che anche già solo nelle prime pagine del registro del 1867 erano registrate molto dettagliatamente le morti di due soldati, di cui uno proveniente dall'Italia Meridionale e di cui riportiamo qui per iscritto i puri dati anagrafici e la fotografia della pagina integrale del registro che lo riguardavano:
SPINA Michel Angelo, fu Sabino e di Fiore Mammareta, nato ad Atripalda nel Circondario di Avellino, il 15 Aprile 1841, in forza al Corpo dei Cacciatori Franchi, morto a Fenestrelle il 1° gennaio 1867.

Atto di morte di Spina Michel Angelo, fu Sabino e di Fiore Mammareta, nato ad Atripalda nel Circondario di Avellino, il 15 Aprile 1841, in forza al Corpo dei Cacciatori Franchi, morto a Fenestrelle il 1° gennaio 1867.
Il risultato quindi della indagine svolta dalla commissione non è stato particolarmente ricco di risultati, per l'indifferenza trovata a Fenestrelle. La medesima situazione era stata in precedenza riscontrata all'Archivio di Stato di Torino. Ed ben conosciuta la particolare chiusura da un secolo e mezzo degli archivi dell'"Esercito Italiano" in merito a questi spinosissimi argomenti. (s. brosal)

 Video sulla lapide frantumata, girato a Fenestrelle

Coloro che vorranno contribuire alla ricerca storica di questa “Campagna per la Memoria” di tutti i membri delle Forze Armate di Terra e di Mare del Regno delle Due Sicilie che parteciparono alla guerra di difesa della patria del 1860-1861 e furono allora caduti in battaglia, prigionieri, sterminati, reduci, riarruolati, etc..., con un resoconto individuale su ciascuno, con tutti gli atti possibili dalla nascita alla morte, dovranno mandare alla sede centrale della Commissione d'Inchiesta, che ha sede in Montalto Uffugo: tutte le testimonianze e i documenti di ogni genere, diretti od indiretti, orali o scritti, reali o virtuali, disegnati o fotografati, diretti ed indiretti, in copia o in originale, naturalmente fornendo anche ben chiari i dati di riferimento e rintracciabilità del mittente: indirizzo postale, numero di telefono, e-mail, etc. per eventuali altri chiarimenti. (brigas)
  

lunedì 8 luglio 2013

Barbaramente frantumata la lapide posta nel campo di sterminio di Fenestrelle a memoria dei Soldati, Patrioti ed Eroi del Regno delle due Sicilie

E’ stata barbaramente frantumata la lapide commemorativa posta, in nome del Popolo dell’Italia meridionale,  nel campo di concentramento di Fenestrelle in memoria ed onore dei Soldati, Patrioti ed Eroi che per mantenere il giuramento al loro re, per difendere la Patria e per non rinnegare la fede in Dio resistettero fino al supremo sacrificio della vita.
Questa lapide commemorativa è stata barbaramente frantumata nel campo di concentramento di Fenestrelle
Questa è stata l’amara sorpresa che si è presentata agli occhi stupiti ed increduli dei convenuti, domenica 7 luglio 2013, nella tetra e macabra fortezza di Fenestrelle per commemorare i propri antenati sterminati in questo, ed in tanti altri campi di concentramento sparsi per il Piemonte e per l’Italia.
A seguito di questi fatti dobbiamo purtroppo constatare che, dopo ben 152 anni, le stesse forze ostili che  nel 1860 scatenarono una guerra di aggressione coloniale contro il Popolo dell’Italia del Sud e  tutto il Popolo Italiano nel suo complesso, cospirano ancora oggi, per la divisione e la contrapposizione tra gli Italiani a favore di interessi e di poteri forti ed occulti.  
Alcuni convenuti tentano di ricomporre la lapide 


Una parte dei gruppi convenuti a Fenestrelle, domenica 7 luglio 2013 fanno una foto ricordo davanti al muro su cui originariamente era affissa la lapide in onore degli sterminati del 1861


Sembrerebbe che accettare l’esistenza di un pesante debito legato agli avvenimenti del periodo cosi detto "Risorgimentale “ nei riguardi degli Italiani del Sud sia motivo di oltraggio all’immagine del luogo che fu scenario di prigionia e torture per i valorosi Soldati Borbonici, deportati dalla nostra terra nel campo di sterminio di Fenestrelle, perché si erano rifiutati di disonorare il patto di fedeltà giurato al Sovrano. In onore di questi nostri eroici padri , nella piazzetta antistante la roccaforte, era stata deposta una lapide in marmo , dono dei compatrioti DUOSICILIANI , di cui i versi incisi furono composti in loro onore dal grande Nicola Zitara e che così recitavano: 

“Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella Fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell'esercito del Regno delle due Sicilie, che si erano rifiutati di rinnegare il Re e l'antica Patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno si inchinano“.


Da allora ogni anno ci si reca in quel posto per dedicare una giornata in ricordo di questi grandi eroi, ritornati da un passato troppo lontano per poterlo afferrare ma tanto vicino per poterlo affermare. Questa volta ci attendeva una sorpresa non gradita, infatti, la lapide non c’era più ed il suo posto è stato preso da una squallida locandina pubblicitaria, raffigurante un omino travestito da forzato, che ci sbeffeggiava con un espressione tra il faceto e il beota.

la squallida locandina che offende la memoria dei soldati dell'Italia del Sud (ex Regno delle due Sicilie) massacrati dai piemontesi
L’intento del messaggio, si presume, avrebbe dovuto forse evocare i rassicuranti benefici del posto che ispira svago e relax come in un centro benessere dotato di vasca termale?
P.S. La vasca termale altro non è che la vasca di calce viva in cui venivano sciolti i corpi martoriati dei nostri eroi, che per i piemontesi, i cari “Fratelli d'Italia”, i nostri soldati sterminati erano indegni di una sepoltura cristiana. Questo comportamento grottesco e sacrilego era anche rafforzato dalla presenza di una chiesa che adesso è sconsacrata. (Lucia G.)

http://www.youtube.com/watch?v=MfUWvGKF6-8&feature=c4-overview&list=UUtXLyA0y7SGJ-kNJ1SWG8gA 

giovedì 20 giugno 2013

L'obbligo dei fari accesi di giorno: una farsa tutta italo-rothschildiana !

Fari accesi di giorno: la farsa rothschildiana – così ha deciso colui che detiene il potere. Ci vogliono più addormentati, oltre a farci pagare, almeno, un miliardo di euro in più all'anno. 

Ci troviamo di fronte ad un capovolgimento delle abitudini degli italiani, dove, da prima si veniva sanzionati se sorpresi con le luci accese, ora si viene sanzionati se si viaggia in condizione opposta.

In questa Italia rothschildiana ti raccontano menzogne per farti pagare di più. L'assurda farsa di tenere le luci accese anche di giorno, non per motivi di sicurezza, come ci dicono, ma solo per spillarci da un miliardo fino a due miliardi all'anno. Inoltre le luci accese in determinati giorni rallentano i riflessi del conducente e creano problemi alla vista.

Ma vi siete mai chiesti perché ci impongono di viaggiare con i fari accesi anche di giorno, anche quando la giornata è luminosissima con un sole accecante?
Ci dicono che bisogna accenderli per motivi di sicurezza, ma come si fa con un sole accecante che a volte ci disturba anche? Ma perché nelle altre nazioni questo obbligo assurdo non vale?
Beh, in Germania, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Spagna, Svizzera e Belgio non vige questo obbligo assurdo, che, al massimo, può avere solo un senso, in inverno, nei paesi scandinavi dell’estremo nord. Là si registrano meno incidenti che da noi, ma non perché si viaggia a fari spenti, o accesi, ma solo perché gli automobilisti sono più disciplinati.
E allora perché io, italiano, devo accendere i fari della mia auto anche se ciò non fa alcuna differenza né per la mia sicurezza, né per quella degli altri? Se ci sono pioggia battente, nebbia o condizioni di visibilità ridotta va bene, ma col sole… Il famoso consiglio, “luci accese anche di giorno, casco ben allacciato e prudenza, sempre”, ha decisamente senso per un motociclista, che generalmente sa che il principale pericolo che corre sulle strade è quello di non essere “visto” (o spesso, non considerato) dagli altri mezzi in circolazione. Ma un’auto, o meglio ancora un autocarro, perché mai dovrebbe tenere questi benedetti fari accesi in condizioni di totale visibilità?


Qui c’è ancora una volta aria di presa in giro e, per la risposta, tiriamo fuori un paio di cifre tratte da “Un futuro senza luce?”. Nel libro sono descritti semplicemente i vari passaggi che permettono di calcolare (approssimando tutto per difetto) che con i fari accesi anche di giorno, il consumo annuo di carburante in più è di 41 litri per ogni veicolo (con un incremento percentuale che oscilla fra il 2,7 e il 4,1). Ciò è dovuto in sostanza all’aumento dell’energia necessaria all’alternatore per permettere alle luci di funzionare nelle ore diurne. Se si considera che gli automezzi in circolazione a fine 2002 (immaginiamo quindi oggi) erano circa 37,5 milioni (e trattando qui gli autocarri alla stregua di automobili, anche se i primi sono ovviamente più pesanti, hanno distanze medie di percorrenza ben più lunghe e molte più luci di posizione da accendere), l’incremento complessivo dei consumi oscilla intorno a 1 miliardo e 500 milioni di litri di carburante. Ciò comporta anche un aumento delle emissioni di diossido di carbonio di circa tre milioni di tonnellate.
Ma perché tutto ciò? Perché se, sempre approssimando per difetto, si calcola quanto le tasse incidano su questi enormi consumi di carburante in più, salta fuori che l’erario con questa astuta mossa ha incrementato annualmente i suoi incassi di circa 1 miliardo di euro. Che dire, quindi? Che non stupisce se i governi che si sono avvicendati negli ultimi anni non hanno abrogato questo non-senso. E che se l’ambiente piange il governo ride, alla faccia dei protocolli di Kyoto e, soprattutto, della nostra salute e delle nostre tasche. Ma se la si deve dire tutta, fa anche ridere vedere come gli italiani siano diventati all’improvviso così rispettosi delle regole, tutti ben disciplinati con le loro belle luci accese. Peccato se in molti, moltissimi casi, questi stessi timorosi delle multe viaggino sempre e comunque a velocità ben superiori ai limiti consentiti.
Sarà perché, a differenza del faro, la velocità “non si vede”? O forse le luci accese servono a farsi notare meglio quando anche a basse velocità si occupa la corsia centrale in autostrada, invece di quella più libera a destra (motivo per il quale si dovrebbero giustamente perdere quattro punti della patente, ma che non “spaventa” come i fari spenti)? Forse faremmo meglio a spegnere i “riflettori” e far calare il sipario su questa farsa, se non altro per i prezzi raggiunti dai carburanti, e per i costi ed i rischi associati all’estrazione di petrolio. Quelli che la BP e decine di altri incidenti ultimamente ci hanno ricordato.

altra fonte:
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/11/la-farsa-dei-fari-accesi-di-giorno/49511/ )