Luisa
Ferida: storia di una donna incinta condannata innocente alla fucilazione insieme al
marito !
Quando Pertini Alessandro, detto Sandro, veniva propagandato come il presidente più amato degli italiani, nessuno di noi sapeva che questo personaggio fece fucilare, a guerra finita, la bella e brava attrice Luisa Ferida, incinta con un pancione di 8 mesi. Insieme a lei venne fucilato anche il marito, l'attore Osvaldo Valenti. Prima di ammazzarla qualcuno obiettò che la Ferida era incinta con un pancione e prossima al parto; Pertini allora sentenziò: Ammazzare un fascista non è reato. Una scarica di colpi si abbattè sulla Ferida e sul figlioletto che portava in grembo.
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La bella attrice Luisa Ferida e suo marito, l'attore Osvaldo Valenti |
C'è
da dire che Sandro Pertini, peraltro ritenuto un utile idiota da molti suoi
stretti "compagni" e collaboratori ideologici e politici, fu
una persona crudele, falsa ed ipocrita, ma il regime rothschildiano,
imposto militarmente in Italia dagli "alleati" di
Rothschild fin dal 1943 ai nostri giorni, se ne è sempre servito
spregiudicatamente per i suoi loschi e criminali intrighi contro il
popolo italiano, usando a suo favore il proprio monopolio mediatico
sulla stampa e sulla televisione in Italia per dipingerlo come un
"bravuomo", al fine di mostrare al pubblico un suo preteso
lato umano positivo che egli, in realtà, non aveva affatto. Ha
saputo sfruttare però l'immenso potere mediatico della televisione.
Ogni volta che s'accorgeva della presenza delle telecamere recitava
la parte dell'uomo che sta dalla parte del Popolo. Il suo ipocrita
comportamento sta venendo alla luce e solo ora il Popolo italiano si
sta accorgendo delle manovre di facciata. Basta ricordare il
comportamento di Pertini durante l'incidente di Vermicino accaduto al
povero Alfredino Rampi, che cadde in un pozzo e che vi morì
nell'aprile del 1981. Basta ricordare il suo comportamento durante la
finale di coppa del mondo di calcio l'11 luglio del 1982. Tutto il
suo comportamento (ipocrita) davanti alle telecamere per ingannare
gli italiani.
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La bella attrice Luisa Ferida condannata alla fucilazione su ordine del partigiano Sandro Pertini |
Luisa
è bella da morire e ha già addosso quel broncio che porterà con sé
nella sua breve vita. Gli occhi sono pungenti da zingara, gli zigomi
alti, i capelli color carbone, il corpo splendido, il portamento
altero. In lei c'è qualcosa di erotico, di torbido e di felino, una
sensualità, una rotonda carnalità da bellezza popolana, così amata
dagli italiani di allora.
"Era
l’estate del ’39 quando la bella Luisa conobbe Osvaldo Valenti,
altro divo del cinema dell’epoca. I due furono colpiti dal dardo di
Cupido, che li portò a vivere un’intensa storia d’amore.
Condivisero gioie e dolori, piaceri e rinunce, ma vissero sempre
insieme, sempre uniti. Insieme ed uniti affrontarono anche le sorti
dell’Italia a seguito del tradimento dell’8 settembre.
Valenti,
che fino ad allora non aveva mai avuto incarichi nella compagine
fascista, si arruola volontariamente nella Repubblica Sociale
Italiana. Nel ’44 è tenente della Xa Flottiglia MAS. Nel
frattempo, pare che la coppia frequenti Villa Triste a Milano, sede
della famigerata Banda Koch. Dico “pare” perché non sono stati
mai accertati legami tra quest’ultima e la coppia Valenti-Ferida.
Nulla di certo, nulla di dimostrato; solo congetture e trame
vigliacche, sufficienti per condannarli a morte. Difatti, il 10
aprile ’45 Valenti, forse per aver salva la vita e,soprattutto,
quella di Luisa che aspettava un bambino, (la coppia aveva già
concepito un figlio, morto purtroppo poco dopo la nascita), decise di
consegnarsi spontaneamente ai partigiani. Si rifugiò in casa di Nino
Pulejo, appartenente alle Brigate Matteotti, il quale però lo
scaricò, affidando le due celebrità al comandante Marozin della
Divisione Pasubio, che non era certo uno stinco di santo, dato che
era stato trasferito a Milano dal Veneto per sfuggire ad una condanna
a morte del CLN, (pensate!), per furti, abusi e altri crimini.
Il
21 aprile Marozin incontra Sandro Pertini il quale chiede di Valenti;
avuta la notizia della sua prigionia, il “grande presidente”
ordina lapidario: “fucilali (quindi anche la Ferida, incinta! Ndr);
e non perdere tempo. Questo è un ordine tassativo del CLN. Vedi di
ricordartene!”. «Ordine tassativo del CLN: chi lo avrà dato e
quando? Di quell' ordine, che sarebbe stato determinato dall' accusa
ai due d' avere partecipato alle torture della banda Koch e di avere
collaborato con i tedeschi ,(ripeto: circostanza mai dimostrata!
Ndr), dovrebbe esserci stato un documento scritto. Nessuno lo ha
veduto. Di scritto c' è soltanto un foglio in data 25 aprile dove si
legge che ‘...il CLN su proposta dei socialisti vota all' unanimità
il deferimento al tribunale militare di Valenti Osvaldo e Ferida
Luisa per essere giudicati per direttissima quali criminali di guerra
per avere inflitto torture e sevizie a detenuti politici’. Dunque,
un deferimento, non una sentenza. Ma in quel mese di aprile, e peggio
nei successivi, c' era la fucilazione facile e bastò l' intervento
di Pertini a decidere la sorte dei due attori. Marozin voleva
scambiarli con cinque dei suoi presi prigionieri dai tedeschi.
Fallito il tentativo, non ebbe scrupoli a liberarsi dei due
ingombranti personaggi e ad eseguire l' ordine.»
Così,
il Valenti e la Ferida furono condotti in una cascina, ove vissero i
loro ultimi giorni. L’attore subì un processo sommario, al termine
del quale fu confermata la condanna a morte. Condanna che non fu mai
comunicata al diretto interessato e che riguardava anche la compagna.
Ignari della loro fine, i due innamorati furono caricati su un camion
tra gente rastrellata. Giunti in via Poliziano, furono fatti scendere
e messi faccia al muro. La donna stringeva in mano una scarpina
azzurra di lana, destinata a scaldare i piedi innocenti di quel
bambino che non vedrà mai la luce. Partì la raffica di mitra. I due
caddero al suolo, stretti tanto nella vita quanto nella morte. Su di
loro furono adagiati due cartelloni. Due scritte rosse dicevano: «I
partigiani della Pasubio hanno giustiziato Osvaldo Valenti»; «I
partigiani della Pasubio hanno giustiziato Luisa Ferida». Tre vite
spezzate in colpo solo. Due vite probabilmente incolpevoli riguardo
le accuse di collaborazionismo nazi-fascista e di aver compiuto ogni
genere di atrocità a Villa Triste; una semplicemente candida.
Come
se ciò non bastasse, Marozin e i suo compagni depredarono anche gli
averi della coppia defunta, finiti poi chissà dove.
Negli
anni successivi, la madre della Ferida domandò una pensione di
guerra, dato che traeva le sue sostanze dai proventi della figlia. La
domanda rese doverosi degli accertamenti sulla vicenda. Le indagini
dei Carabinieri portarono alla conclusione che “la Manfrini, (vero
nome della Ferida, ndr), dopo l'8 settembre 1943 si è mantenuta
estranea alle vicende politiche dell'epoca e non si è macchiata di
atti di terrorismo e di violenza in danno della popolazione italiana
e del movimento partigiano”. Conclusione ribadita dallo stesso
Marozin, il quale disse: “La Ferida non aveva fatto niente,
veramente niente. Ma era con Valenti. La rivoluzione travolge tutti”.
Nemmeno Valenti aveva probabilmente fatto niente, come fu poi
confermato dalla Corte d’Appello di Milano, la quale ebbe a dire
che la Ferida e Valenti non furono giustiziati, bensì assassinati.
Su questa posizione anche Romano Bracalini, biografo di Valenti, che
dice: "La frettolosa condanna del CLN obbediva sostanzialmente
alla regola umana e crudele che alla spettacolarità del simbolo che
egli aveva rappresentato corrispondesse subito e senza ambagi una
punizione altrettanto spettacolare. In altre parole egli doveva
morire non già per quello che aveva fatto, quesito secondario, ma
per l'esempio che aveva costituito".
Questo
è ciò dice la storia, ciò che è realmente accaduto in quei giorni
maledetti, che qualcuno si ostina ancora a chiamare “giornate
radiose”. A voi ogni commento sull’accaduto. In cuor mio spero
solo che prenda avvio un processo di seria revisione storico-politica
riguardo la persona di Sandro Pertini, indegnamente spacciato per un
eroe del nostro tempo, per un uomo degno di stima e ammirazione. I
fatti dicono il contrario: fu un inetto e, per giunta, con le mani
sporche di sangue. Direi che è giunta l’ora di smettere di
scrivere l’agiografia di questo personaggio, di questo falso mito e
di iniziare a dire la verità, cominciando ad insegnarla sin dalle
scuole. Perché, a mio avviso,non c’è peggior delinquente di un
cattivo che gioca a fare il buono.
Roberto
Marzola".
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Sandro Pertini non fu mai processato per i suoi crimini, come tutti i partigiani |