venerdì 11 novembre 2011

L'Islanda e la "democrazia diretta" - Un esempio per gli Italiani: uscire dall'"Unione Europa" e dall'area Euro

Tutti i cittadini che sono chiamati a governare il paese per un determinato tempo non sono i proprietari dello Stato, bensì solo i servitori. La repubblica infatti, dal latino res pubblica, è una cosa che appartiene a tutti. Poiché i nostri governanti e tutti i nostri rappresentanti, opposizione compresa,  hanno tradito il mandato che noi cittadini abbiamo loro affidato è ora che il popolo torni ad essere davvero sovrano per mezzo della democrazia diretta.  Né destra, né sinistra quindi, ma "Democrazia diretta" ! Basta con le menzogne storiche e le ideologie fasulle. La democrazia diretta è la forma di democrazia nella quale i cittadini, in quanto popolo sovrano, non sono soltanto elettori che delegano il proprio potere politico ai rappresentanti ma sono anche legislatori aventi il diritto, costituzionalmente garantito, di proporre e votare direttamente le leggi ordinarie e la costituzione attraverso diversi istituti di consultazione popolare e diverse forme di partecipazione popolare. La democrazia diretta è stata la prima forma di un governo democratico, essendosi affermata nel V secolo a.C. ad Atene. 
 
Attualmente un grande insegnamento di “Democrazia Diretta” ci viene dall’Islanda. Un'isola ai confini del globo che lancia segnali di libertà e legalità al mondo intero. La rivoluzione avvenuta in Islanda viene volutamente taciuta e nascosta da tutti i canali d’informazione. Una rivoluzione pacifica di cittadini, che non hanno il tiranno da destituire ma che chiedono solo di essere liberi e non più soffocati da una "Unione Europea" tiranna e arrogante, che non ha  nessun rispetto dei popoli. Popolo e istituzioni si sono uniti insieme e questa collaborazione ha portato  alle dimissioni dell’intero governo, all’arresto dei top manager e dei dirigenti responsabili della bancarotta del 2008-2009 (l’ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson, ad esempio), a una consultazione popolare per eliminare il pesante fiato sul collo dell’FMI, alla nazionalizzazione delle banche e a una Costituzione nuova di zecca, pronta per difendere i valori nazionali dall’attacco dei banditi che vogliono riversare sulla massa i gravi errori di pochi. Un’azione senza precedenti, che ha portato gli abitanti del piccolo stato scandinavo a rifiutare il debito imposto dagli stanziamenti internazionali, quegli stanziamenti obbligatori e degni del peggior strozzino, che stanno soffocando identità e umanità di popolo un po’ dappertutto, nel vecchio continente.  «Noi la Crisi non la paghiamo», recitava uno slogan dell’Onda, all’inizio del periodo di recessione. Uno slogan con niente dietro. Noi lo scrivevamo, loro l’hanno fatto, dicendo «Europa? No, grazie». Non sarà facile sfuggire alle grinfie del FMI, che si riproporrà a suo modo, come aguzzino travestito da consolatore, scottato dalla fuga. In seguito a questa reazione in Islanda si è avuto un totale rinnovamento e una presa di coscienza  che ha rigettato in toto le direttive dell’Unione Europea e della BCE (Banca Centrale Europea) ed ha partorito una trasparenza mai avuta prima. Tutti i cittadini hanno partecipato, grazie anche ad Internet, alla stesura  di una vera costituzione  dando vita così alla “Democrazia Diretta”. Agendo in questo modo trasparente è crollato anche il divario gerarchico fra cittadini ed istituzioni. In Italia, noi tutti dovremmo prendere esempio dal popolo islandese e costruire finalmente la “Democrazia Diretta” dopo 65 anni di repubblica in cui abbiamo solo sofferto soprattutto per una classe politica marcia, corrotta ed arrogante.

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