il tricolore ci è stato imposto dalla massoneria ebraica nel 1861 |
LO STERMINIO DEL POPOLO DUOSICILIANO
11 maggio 1860: iniziò lo sterminio
del Popolo Duosiciliano. Mille avanzi di galera, innalzando il
tricolore massonico ed anticristiano, sbarcarono a Marsala. Non erano
mille, erano 702. Violenti malfamati, protetti militarmente dalla
flotta dello Stato Massonico ebraico inglese e finanziati dalla
massoneria ebraica mondiale, che ancora oggi finanzia terroristi,
tagliatori di teste e cannibali dell'Isis, di Al Qaeda, di Boko
Haram, ed altri simili! Quegli avventurieri di allora avevano a capo
un Criminale di nome Giuseppe Garibaldi, ladro di cavalli, a cui
avevano mozzato le orecchie in Argentina perché catturato in
flagranza di reato. Un'orda barbarica, dunque, scese dal Piemonte.
"Parlavano una strana lingua, rozza e volgare, e bestemmiavano in continuazione!
Donne stuprate, uomini e bambini uccisi e trucidati! Interi paesi
bruciati e rasi al suolo! Ogni ricchezza venne saccheggiata..."
i crimini commessi da detta legione straniera dei massonici ebraici
rothschildiani avventurieri provenienti dal Piemonte, dalla
Lombardia, ma anche da Inghilterra, Francia, Ungheria, Polonia, Stati
Uniti, Canada e perfino Turchia, contro il popolo cristiano e
cattolico meridionale, sono INENARRABILI: e furono talmente EFFERATI
che ancora oggi vengono taciuti. Più di un milione di cittadini
dell'ex Regno delle due Sicilie furono massacrati, torturati e le
donne violentate e poi spesso fatte a pezzi a colpi di baionetta. Ad
esempio, il 14 agosto 1861 ci fu il massacro di Pontelandolfo e
Casalduni. Gli abitanti di questi due comuni furono bruciati vivi. La
strage fu ordinata dal generale dell'esercito “regio", Enrico
Cialdini, un criminale che innalzava il tricolore.
la brigata Catanzaro, la più valorosa e la più decorata da sempre |
L'EROICA BRIGATA CATANZARO: GLI EROI FUCILATI - E poi, durante la
Prima Guerra Mondiale, gli eroici giovani della Brigata Catanzaro
mostrarono tutto il loro valore, ed il loro amore verso la loro
Patria, conquistando, a costo del proprio sangue e della propria vita
di moltissimi di loro, poderose fortezze, giudicate assolutamente
inespugnabili perché munitissime di ogni tipo di armamenti, ed
arroccate a grandi altezze sulla cima delle montagne delle Alpi e
difese in ogni modo da forze nemiche preponderanti. Questi
generosissimi ragazzi con il loro innumerevole immenso e supremo
sacrificio fecero della Brigata Catanzaro il reparto più valoroso,
con più caduti e con più decorazioni di guerra di tutta la storia
delle forze armate italiane! Ma pur avendo essi compiuto tali e tanti
innumerevoli ed incredibili atti eroici di incomparabile valore più
di ogni altro reparto di tutta Italia, detti giovani notavano con
sorpresa e stupore che tutto questo non bastava mai ai loro
superiori, che continuavano a spingerli assurdamente e letteralmente
al massacro ed al vero e proprio bestiale macello in imprese sempre
più sconclusionate, pazzesche ed impossibili! Fu proprio per questo che questi giovani
si resero finalmente conto che il vero obiettivo dei loro superiori
dello Stato maggiore militare, ma anche del loro stesso Governo e del
loro stesso Stato supremo, in cui essi fino ad allora avevano creduto
e nutrivano la massima fiducia, di fatto non era soltanto o
soprattutto quello di avanzare e di conquistare importanti e decisive
postazioni nemiche, quanto proprio quello di realizzare il proposito
nascosto, ipocrita ed inconfessabile della criminale classe dominante
di questo Stato massonico del tricolore: quello di fare sterminare la
migliore gioventù dell’Italia del Sud. Questo Stato massonico,
sleale e criminale vedeva in quei giovani eroi del Sud quello spirito
battagliero e quel coraggio indomabile della parte migliore di tutto
il Popolo Italiano. Un coraggio che poteva essere estremamente
pericoloso, perché in caso di ribellione avrebbe potuto abbattere
facilmente l'egemonia di detta criminale classe dominante massonica,
ebraica e rothschilidana, truffaldina, vile, sleale, traditrice ed
assassina.... Fu così che questa eroica brigata che si ribellò,
giustamente, contro l’essere criminalmente costretta dai
carabinieri con i fucili spianati alle spalle pronti a sparare loro
addosso se indietreggiava, e mandata ad andare letteralmente al
macello per otto, nove o dieci volte di seguito, all’assalto alla
baionetta contro postazioni imprendibili perché difese da campi
minati, da una selva di filo spinato e da migliaia e migliaia di
mitragliatrici. La classe dirigente massonica , non ammise affatto
l’assurdità delle sue pretese suicide nei i confronti dei
valorosissimi, ma non certo stupidi, ma ingenui e fiduciosi soldati
calabresi, ma facendo finta di voler trattare e parlamentare sulla
questione, li fece disarmare ed arrestare a sorpresa ed a tradimento
dagli stessi carabinieri che stavano tra loro; e poi trattandoli da
vili, codardi e traditori li condannò immediatamente all’infamia
della decimazione con fucilazione alla schiena attuata a forza da
plotoni di esecuzione degli stessi commilitoni calabresi, che erano
costretti ad eseguire gli ordini, a pena di essere essi stessi
fucilati alla schiena da plotoni di carabinieri sistemati schierati
con le armi spianate e puntate alle loro spalle e pronti a sparare su
di essi se non avessero eseguito in tutto e per tutto gli ordini di
uccidere i loro compagni d’armi. Pertanto durante la prima guerra
mondiale l'eroica brigata Catanzaro, la più valorosa e la più
decorata di tutto l'esercito “italiano”, che si fidò fino
all’ultimo della classe dominante massonica ebraica risorgimentale
fu da essa mandata al macello, assassinata, decimata, umiliata ed
offesa in tutti i modi peggiori, più perfidi e più infami ed infine
sciolta completamente proprio perché commise l’errore gravissimo
di fidarsi di questa ipocrita ed assassina classe dominante invece di
ribellarsi fino in fondo e tentare di abbatterla, preferendo
piuttosto morire combattendo con le armi in pugno per la propria
libertà e la libertà del proprio popolo, piuttosto che fidarsi di
tali traditori e farsi massacrare da essi come stupide bestie da
macello!
IL TRENO DELLA VERGOGNA - "TORNATEVENE A CASA VOSTRA" - 18 FEBBRAIO 1947 -
“Tornatevene a casa vostra”, gridavano i comunisti di Togliatti a Bologna, quando giunse da Ancona il treno pieno di profughi italiani provenienti dall'Istria.Vogliamo ricordare le vergogne di questo Stato massonico che l'8 settembre del 1943, con la firma del criminale di nome Pietro Badoglio, cedette la nostra sovranità all'imperialismo anglo-statunitense. Sovranità perduta e confermata da un altro traditore di nome Alcide De Gasperi che con la sua firma sul trattato di pace del 10 febbraio del 1947 ridusse l'Italia ancora di più a brandelli. Dopo il benessere del ventennio mussoliniano, in cui l'Italia era stata una grande potenza mondiale, iniziavano di nuovo per gli Italiani fame e disperazione. La menzogna sempre amplificata e la verità sempre nascosta. Pochissimi italiani dopo più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale conoscono la vicenda del treno della vergogna.
Dopo la pulizia etnica operata dai comunisti titini sugli italiani d’Istria e Friuli Venezia Giulia (più di ventimila persone uccise ed infoibate), all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale il regime di Belgrado attuò la seconda fase della pulizia etnica nei territori dell’Istria: è quello che viene chiamato “Esodo istriano”, 300.000 persone cacciate dalle loro case e dalle loro terre.
Molti di questi italiani erano in Istria da secoli, dal momento che fin dal XIV secolo faceva parte dei domini della Serenissima Repubblica di Venezia. Il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di Parigi che prevedeva la definitiva assegnazione di gran parte dell’Istria alla Jugoslavia e per chi volesse mantenere la cittadinanza italiana l’abbandono della propria terra. Il popolo dalmata-istriano di cultura e di lingua italiana non esiste più, grazie a questo stato massonico che ci opprime, schiavizza e cannibalizza dal 1861.
La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, un tricolore. I convogli erano diretti ad Ancona dove gli esuli vennero accolti dall’esercito a proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà. Il PCI diffondeva la notizia che gli esuli erano in realtà fascisti e collaborazionisti espulsi dal “paradiso dei lavoratori socialisti”. Era una menzogna e chi la diffondeva ne era cosciente, ma negli anni della Guerra Fredda prevaleva la solidarietà di partito.
Il giornalista de l’Unità Tommaso Giglio, poi direttore de L’Espresso, scrisse un articolo il cui titolo recitava “Chissà dove finirà il treno dei fascisti?”
La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all’interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindacalisti fu diramato l’avviso Se i profughi si fermano, lo sciopero bloccherà la stazione. Il treno venne preso a sassate da dei giovani che sventolavano la bandiera con falce e martello, altri lanciarono pomodori e altro sui loro connazionali, mentre terzi buttarono addirittura il latte destinato ai bambini in grave stato di disidratazione sulle rotaie.
“Tornatevene a casa vostra”, gridavano i comunisti di Togliatti a Bologna, quando giunse da Ancona il treno pieno di profughi italiani provenienti dall'Istria.Vogliamo ricordare le vergogne di questo Stato massonico che l'8 settembre del 1943, con la firma del criminale di nome Pietro Badoglio, cedette la nostra sovranità all'imperialismo anglo-statunitense. Sovranità perduta e confermata da un altro traditore di nome Alcide De Gasperi che con la sua firma sul trattato di pace del 10 febbraio del 1947 ridusse l'Italia ancora di più a brandelli. Dopo il benessere del ventennio mussoliniano, in cui l'Italia era stata una grande potenza mondiale, iniziavano di nuovo per gli Italiani fame e disperazione. La menzogna sempre amplificata e la verità sempre nascosta. Pochissimi italiani dopo più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale conoscono la vicenda del treno della vergogna.
Dopo la pulizia etnica operata dai comunisti titini sugli italiani d’Istria e Friuli Venezia Giulia (più di ventimila persone uccise ed infoibate), all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale il regime di Belgrado attuò la seconda fase della pulizia etnica nei territori dell’Istria: è quello che viene chiamato “Esodo istriano”, 300.000 persone cacciate dalle loro case e dalle loro terre.
Molti di questi italiani erano in Istria da secoli, dal momento che fin dal XIV secolo faceva parte dei domini della Serenissima Repubblica di Venezia. Il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di Parigi che prevedeva la definitiva assegnazione di gran parte dell’Istria alla Jugoslavia e per chi volesse mantenere la cittadinanza italiana l’abbandono della propria terra. Il popolo dalmata-istriano di cultura e di lingua italiana non esiste più, grazie a questo stato massonico che ci opprime, schiavizza e cannibalizza dal 1861.
La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, un tricolore. I convogli erano diretti ad Ancona dove gli esuli vennero accolti dall’esercito a proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà. Il PCI diffondeva la notizia che gli esuli erano in realtà fascisti e collaborazionisti espulsi dal “paradiso dei lavoratori socialisti”. Era una menzogna e chi la diffondeva ne era cosciente, ma negli anni della Guerra Fredda prevaleva la solidarietà di partito.
Il giornalista de l’Unità Tommaso Giglio, poi direttore de L’Espresso, scrisse un articolo il cui titolo recitava “Chissà dove finirà il treno dei fascisti?”
La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all’interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindacalisti fu diramato l’avviso Se i profughi si fermano, lo sciopero bloccherà la stazione. Il treno venne preso a sassate da dei giovani che sventolavano la bandiera con falce e martello, altri lanciarono pomodori e altro sui loro connazionali, mentre terzi buttarono addirittura il latte destinato ai bambini in grave stato di disidratazione sulle rotaie.
Bologna, 18 febbraio 1947: il treno della vergogna. Insultati e sbeffeggiati gli Italiani provenienti dall'Istria dai comunisti di Togliatti Video: IL TRENO DELLA VERGOGNA: TORNATEVENE A CASA VOSTRA, 18 FEBBRAIO 1947 |
I CARRI ARMATI A REGGIO CALABRIA
Ma, anche dopo tutto questo, lo scempio continuò ed il tricolore seminò ancora terrore e morte. Nonostante la gente si fosse ribellata in tanti posti e in tante città come alla Fiat di Torino o come nell'Alto Adige, in cui la gente faceva saltare i tralicci dell'alta tensione, in nessuna parte furono mandati i carri armati per reprimere le rivolte. Invece, io che non avevo mai visto un carro armato nella realtà, lo vidi per la prima volta proprio a Reggio, capoluogo della mia regione Calabria. Infatti, lo Stato massonico, spacciato per italiano, aveva mandato i suoi carri armati a Reggio per reprimere e schiacciare la rivolta dei reggini, esattamente così come aveva fatto l'URSS nel 1956 che mandò i carri armati a Budapest e nel 1968 a Praga.
1970: per sedare la rivolta dei Reggini lo "stato massonico" manda i carri armati a Reggio Calabria |
Correva l'anno 1970.
Con l'istituzione dell'ente Regione Calabria nel 1970 era iniziato un
dibattito sulla collocazione del capoluogo. Fino ad allora la città
di Reggio (città tra le più antiche ed importanti di tutta la Magna
Grecia) era indicata e riconosciuta come capoluogo della Calabria.
CAMPO DI STERMINIO DI FENESTRELLE
Oggi il tricolore massonico rothschildiano sventola con tracotante disprezzo proprio nel campo di sterminio di Fenestrelle, luogo tremendo in cui i soldati dell'ex Regno delle due Sicilie furono torturati e massacrati e poi i loro corpi sciolti nella calce viva, e ridotti a liquame fatto poi defluire e disperdere nel fiume Chisone, affinché non restasse prova alcuna di questi orrendi crimini. A Torino, inoltre, fu riaperto dopo ben 71 anni dalla sua chiusura il mausoleo intitolato all'ebreo razzista e criminale Ezechia Lombroso, che spacciandosi per italiano cambiò il suo nome in “Cesare”.
CAMPO DI STERMINIO DI FENESTRELLE
Oggi il tricolore massonico rothschildiano sventola con tracotante disprezzo proprio nel campo di sterminio di Fenestrelle, luogo tremendo in cui i soldati dell'ex Regno delle due Sicilie furono torturati e massacrati e poi i loro corpi sciolti nella calce viva, e ridotti a liquame fatto poi defluire e disperdere nel fiume Chisone, affinché non restasse prova alcuna di questi orrendi crimini. A Torino, inoltre, fu riaperto dopo ben 71 anni dalla sua chiusura il mausoleo intitolato all'ebreo razzista e criminale Ezechia Lombroso, che spacciandosi per italiano cambiò il suo nome in “Cesare”.
il glorioso stendardo del "Regno delle due Sicilie" è la massima espressione di italianità |
anche la bandiera di San Marco, come il vessillo Duosiciliano, è simbolo di italianità |
Purtroppo pochi conoscono la storia e
pochissimi sanno che il tricolore ha gli stessi identici colori della
Massoneria; e che l’accostamento rosso-bianco-verde, tutt’altro
che casuale, fu concepito con significati ben precisi. Dal 1861 i
vincitori giudaico-massonici che crearono questo Stato, che vogliono
spacciare per italiano, ci hanno imposto questa bandiera del
tricolore che è uno dei tanti loro vessilli. La nostra esistenza, invece,
ha radici ben più profonde e la nascita della nostra Italianità
risale a più di tremila anni. La bandiera del "Regno delle due
Sicilie", la bandiera di San Marco della "Serenissima
Repubblica di Venezia" e tutte le altre bandiere degli altri
Stati italiani prima del 1861 sono invece il massimo simbolo della
nostra ITALIANITA' e della nostra Storia millenaria. Là troviamo il
vero specchio del nostro glorioso passato. (Salvatore Brosal con la preziosa collaborazione del Prof. Duccio Mallamaci)
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