mercoledì 23 marzo 2016

Vergognatevi voi, che avete bisogno di una schiera di aguzzini per farvi difendere da uno come me. Clement Duval

Clement Duval
Non sono un ladro né un assassino: sono semplicemente un ribelle. Non vi riconosco il diritto di interrogarmi, perché qui,  sono io l'accusatore. Accuso questa società matrigna e corrotta, in cui l'orgia, l'ozio e la rapina trionfano impuniti e anzi venerati, sulla miseria  e sul dolore degli sfruttati. Voi cianciate  di furti, voi mi chiamate ladro come se un lavoratore che ha dato alla società trent'anni della sua avvilente fatica per poi non avere neppure il pane per sfamarsi, un cencio per coprirsi, un canile in cui rifugiarsi, potesse mai essere un ladro. Voi sapete bene che mentite, voi sapete meglio di me che è furto lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che se al mondo vi sono dei ladri, questi vanno cercati tra coloro che oziando gozzovigliano a spese dei miserabili, i quali producono tutto, con le proprie mani martoriate. 
Voi stessi sareste capaci di condividere ciò che sto per dirvi: che scopo dell'essere umano è la libertà e il benessere. Ma la prima non può trionfare se non grazie alla rivolta contro chi devasta la civile convivenza perseguendo soltanto il proprio profitto, e il secondo si realizzerà soltanto con la violenta distruzione degli intollerabili privilegi di un'oligarchia razziatrice. E' per questo che sono anarchico. Perché ho il diritto di essere libero riconoscendo come limite alla mia libertà la libertà altrui. E ho consacrato ogni mio pensiero, ogni mia parola e ogni mio sforzo, tutta la vita, a debellare i vostri insani principi di autorità e proprietà, aspirando a distruggere il vecchio ordine sociale, perché non ritengo assurdo né utopico che dalle nostre menti, dai nostri cuori e dalle nostre braccia possa scaturire un mondo migliore, dove libertà e benessere siano il frutto dell'eguaglianza e dell'armonia, in una società che bandisca lo sfruttamento e persegua le regole della solidarietà e della reciprocità, in nome del rispetto della vita umana che voi, difendendo i più sordidi interessi delle classi privilegiate, soffocate con leggi che insegnano e propagano il disprezzo e la sopraffazione. Sareste così temerari da negare tutto ciò? A smentirvi basterebbero le brutali statistiche delle quali cito solo qualche esempio: nelle fabbriche di vernici o di specchi, i lavoratori sono avvelenati  dai sali di piombo e di mercurio, falciati a migliaia nel vigore degli anni, quando sappiamo che la scienza ha dimostrato che questi micidiali sistemi di produzione potrebbero, con poca spesa e minimo sacrificio, essere sostituiti da metodi e prodotti inoffensivi. 
Le fabbriche di giocattoli intossicano con eguale disinvoltura gli operai che li confezionano e i bambini a cui sono destinati, per non parlare delle miniere, bolge orrende dove migliaia di disgraziati, estranei al mondo, al sole, a un barlume d'affetto, sono destinati all'abbrutimento per fare la fortuna di un ignobile pugno di parassiti. Tutto il vostro sistema di produzione è un insulto alla vita, e un crimine contro l'umanità. E lo sfruttamento dell'uomo non è ancora il più feroce e cinico: che dire dello sfruttamento della donna, verso la quale la vostra società è addirittura più spietata? Oh, io le ho viste, e tante, gagliarde, nel fiore della giovinezza, piene di salute, arrivare dalle campagne avare alla città piovra. Rideva nei loro occhi la speranza, con sana freschezza nutrivano la fiducia di giungere finalmente nella terra promessa del lavoro, della prosperità, del benessere. Le ho riviste qualche tempo dopo, uscire dai vostri ergastoli senz'aria e senza luce che chiamate fabbriche, lavorando dieci, dodici o quattordici ore per il pane, sognando un'agiatezza che l'onesta fatica  non concederà mai, le ho riviste anemiche, stanche, esauste, nauseate da un lavoro schiavista e dal vostro cinismo. Le ho riviste a tarda notte nelle taverne dei sobborghi, sul lastricato, tra le pozzanghere, guadagnarsi il pane e un rifugio ricorrendo al più orrendo mercimonio. Le ho riviste nelle celle delle gendarmerie, schedate, bollate dal marchio dell'infamia, queste poverette che la vostra società ipocrita relega al margine. Le ho viste intristirsi, inasprirsi sotto la sferza della fatica e della miseria, non credere più nella vita, non credere più nell'avvenire, non credere più nell'amore, proprio loro che all'amore si erano concesse sorridendo  e avevano salutato la nuova culla  con lacrime di gioia. 
E sotto quell'accidia ho visto germinare le delusioni che si trasformano in disperazione, scatenando violenze e l'abbandono della famiglia, questo istituto a vostro dire sacro di cui vi autoproclamate sacerdoti, custodi e paladini. E in cuor mio, non vi ho più perdonato. Sono un operaio che non ha sopportato a capo chino, e prima, ero carne da cannone, tornato dalla bassa macelleria del 1870 straziato dalle ferite e spezzato dai reumatismi. Nei tristi androni dell'ospedale ho avuto tempo, molto tempo, per riflettere su quanto la patria aveva voluto da me e quanto la patria mi aveva dato. Prima mi avete annebbiato il cervello di menzogne, odio e furore selvaggio, per poi farmi avventare in nome dell'onore e della gloria della Francia, tra rulli di tamburi e squilli di fanfare, contro il nemico. Il nemico? 
Li ho visti faccia a faccia, i nemici: erano poveracci come noi, che avanzano verso la carneficina mesti, docili, inconsapevoli quanto noi di essere strumento di calcoli che di là come di qua dalla frontiera rinsaldavano i diritti feudali di vita e di morte sui sudditi. Il nemico è qui. Dentro le frontiere segnate dal capriccio e dalla bramosia di profitto dei governi. L'umanità che soffre e lavora, quella è la nostra patria. Il nemico, è l'oligarchia ladra che si ingozza sul nostro sudore. Non ci ingannate più. Voi ci avete spediti al di là del mare contro popoli che chiedevano soltanto di mantenere inviolato il proprio focolare. In nome della nostra civiltà ci avete incitato allo stupro, al saccheggio, alla strage, per sete di conquista. E dopo tanto orrore e ferocia, avete la sfrontatezza di giudicare i disgraziati che vedendosi negato il diritto a una dignitosa esistenza, hanno avuto almeno il coraggio di andarsi a prendere il necessario là dove abbonda il superfluo?  
Ecco perché mi trovo qui: per avere gridato forte e chiaro ciò che Proudhon si è limitato a pronunciare a bassa voce davanti a un'accademia di benpensanti. Che la proprietà, se non nasce dal lavoro, se non germoglia dal risparmio, dall'abnegazione, dall'onesto vivere, è un furto. Voi avete fatto della proprietà  un'istituzione egoista e una pratica selvaggia a cui tributate venerazione, mentre i miserabili devono a essa i dolori, l'odio e le maledizioni. Io non tendo la mano a chiedere l'elemosina. Io pretendo che mi sia riconosciuto il diritto a riprendermi ciò che mi è stato  tolto da una congrega di accaparratori, ladri e corrotti. Non mi ingannate più. E, in cuor mio, non vi perdono.

domenica 13 marzo 2016

le sedicenti camere a gas: Léon Degrelle

Léon Joseph Marie Ignace Degrelle 
(
Bouillon15 giugno 1906 – Málaga31 marzo 1994)
Il professore Robert Faurisson, un emerito ricercatore dell'università di Lione, ha messo in discussione l'esistenza delle camere a gas, affermando che tali camere non sono mai esistite nei campi di concentramento tedeschi, e che la Shoah è una enorme truffa politico finanziaria ai danni del popolo tedesco e di quello palestinese. Un disegno perverso al fine di favorire la nascita dello stato di Israele e di estorcere denaro a favore del sionismo internazionale. Nel 1978 Faurisson persuaso dell'inesistenza delle camere a gas, sollecitava gli storici ad aprire un dibattito sul tema, e invitava chiunque a presentare prove incontrovertibili della loro esistenza e del loro funzionamento.

L'uomo della strada, ovviamente, non ha i mezzi di ricerca che possiede un professore universitario. Non può passare dieci anni per fare delle indagini. Ma riflettendo, ognuno poteva almeno, porsi alcune domande sensate dopo aver letto Faurisson.
1.Perché, se fosse stato così semplice gasare milioni di ebrei con il solo uso di granuli di Zyklon B, non più grandi di un'aspirina, perché i tedeschi non avrebbero utilizzato questi metodi così semplici negli stessi paesi in cui vivevano questi ebrei: Ungheria, in Serbia, in Grecia, Francia, ecc... invece di trascinarsi dietro questi ebrei in migliaia di treni ingombranti e costosi attraverso tutta l'Europa, con innumerevoli complicazioni di sovraccarico attraverso le reti ferroviarie dal 1942 al 1944?
2. Mentre i tedeschi, per l'appunto, per la mancanza di mezzi rotabili, lasciavano viaggiare i loro soldati in carri bestiame che avevano ritardi di 21 a 23 giorni per arrivare al fronte orientale. Perché avrebbero dovuto tralasciare la loro azione militare per caricare degli ebrei in centomila vagoni e seimila locomotive, di cui la loro armata ne aveva un fortissimo bisogno?
Il trasporto degli ebrei in questione ha rappresentato per gli anni di guerra un percorso di milioni di chilometri. Se ciò era per portare questi israeliti sul territorio tedesco col solo scopo di liquidarli, perché i tedeschi non utilizzarono sul posto questi granuli di Zyklon B, minuscoli e per niente ingombranti, invece di ricorrere a interminabili trasporti per via ferroviaria?
3. I tedeschi, senza i loro lavoratori, partiti come soldati al fronte sovietico, dovevano sopportare grandi costi di milioni di stranieri, al fine che fossero mantenute in attività le loro fabbriche. Allora perché, in questo tale caso di necessità, avrebbero dovuto privarsi, gasandola, l'immensa manodopera ebrea, completamente gratuita ?
4. Perché inoltre i tedeschi, che avevano un grande bisogno di manodopera nella loro industria bellica, avrebbero dovuto licenziare questa manodopera, molto significativa, gasandola?
5. Infine, se è vero che tutti gli ebrei, o quasi, perirono gasati nei campi tedeschi, come si spiega che dopo la sconfitta del Reich nel 1945, arrivarono tutti guizzanti qualche due milioni di ebrei che erano stati nei campi di Hitler?

Certamente i 75.000 deportati ebrei consegnati dalla Francia ai tedeschi durante la guerra non avevano nessun motivo di ritornare, una volta liberi, nel paese che li aveva così maltrattati, Israele presentava più attrazioni. Ma essi erano accompagnati da tribù, di tutta ll'Europa detta liberata, specialmente da centinaia di migliaia di ebrei provenienti dall'Ungheria e da un milione, si, un milione !!! di ebrei provenienti dalla Polonia, preferendo mille volte Israele piuttosto che tornare alla loro vecchia casa, dove i comunisti vittoriosi erano già impegnati in nuovi programmi!
Se sono stati ammazzati tutti, o quasi tutti, da Hitler, come hanno fatto ad arrivare così numerosi alle rive di Tel Aviv?
Léon Degrelle

Zyklon B, minuscole pastiglie


Léon Degrelle ( Les soit disant chambres à gaz )
L’homme de la rue, évidemment, ne dispose pas des moyens de recherches que possède un professeur d’université. Il ne peut pas consacrer dix ans à des investigations. Mais, faisant réflexion, chacun pouvait néanmoins, après avoir lu Faurisson, se poser quelques questions de bon sens :
1) Pourquoi, s’il était si simple de gazer des millions de Juifs avec le seul emploi de granulés de Zyklon B, pas plus gros qu’une aspirine, pourquoi les Allemands n’avaient-ils pas utilisé sur place ces moyens, tout simples, dans les pays mêmes où vivaient ces Juifs, en Hongrie, en Serbie, en Grèce, en France, etc, au lieu de trimbaler interminablement ces Juifs dans des milliers de trains encombrants, coûteux, à travers toute l’Europe, parmi les complications inouïes des réseaux ferroviaires surchargés de 1942 à 1944 ?
2) Alors que les Allemands, précisément, manquaient de matériel roulant à tel point que leurs millions de soldats tardaient de 21 à 23 jours pour arriver, en wagons à bestiaux, au front de l’Est, pourquoi auraient-ils détourné de leur fonction militaire, pour charrier des Juifs, cent mille wagons et six mille locomotives dont leurs armées éprouvaient un besoin extrême ?
Le transbahutage des Juifs en question a représenté au long des années de guerre des millions de kilomètres de parcours. Si c’était pour amener ces Israélites sur le territoire allemand dans le seul but de les liquider, pourquoi les Allemands n’utilisaient-ils pas sur place ces granulés si peu encombrants de Zyklon B au lieu de recourir à d’aussi interminables déplacements par voie ferrée ?
3) Les Allemands, privés de leurs travailleurs, partis comme soldats au front soviétique, devaient amener à grands frais des millions d’étrangers afin que fussent maintenues en activité leurs usines. Alors pourquoi, dans un tel cas de nécessité, eussent-ils été se priver, en la gazant, de l’immense main-d’œuvre juive, gratuite celle-là ?
4) Pourquoi en outre, alors qu’ils éprouvaient, à un point si harcelant, un besoin de collaboration manuelle dans leurs industries de guerre, pourquoi les Allemands, organisateurs patentés, eussent-ils, en affamant ou maltraitant cette main d’oeuvre, ou en la gazant, commis la stupidité de réduire à rien le rendement de cette réserve de travail qui, de toute évidence, eût pu être considérable ?
5) Enfin, s’il est exact que tous les Juifs d’Europe, ou peu s’en faut, ont péri gazés dans les camps allemands, comment est-il explicable qu’après la défaite du Reich en 1945, aient pu arriver tout frétillants dans le nouvel État d’Israël quelque deux millions d’ex-locataires juifs des camps d’Hitler ?
Certes, les 75 000 déportés israélites livrés par la France aux Allemands pendant la guerre n’avaient aucun motif de retourner, une fois libres, dans le pays qui les avait si maltraités ; Israël présentait beaucoup plus d’attraits. Mais ils étaient accompagnés de tribus de toute l’Europe dite libérée, notamment de centaines de milliers de Juifs provenant de Hongrie et d’un million – oui ! un million ! – de Juifs de Pologne, préférant mille fois Israël au retour à leur ancien gîte, où les communistes vainqueurs se livraient déjà à de nouveaux pograms !
S’ils étaient tous, ou à peu près tous, morts chez Hitler, comment arrivaient-ils si nombreux, après 1945, aux rivages de Tel Aviv ?
Léon Degrelle

Prof. Robert Faurisson
Faurisson afferma:
Le sedicenti “camere a gas” e il presunto “genocidio nazista” degli Ebrei formano una sola e propria menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria, di cui i principali beneficiari sono lo Stato d'Israele e il sionismo internazionale, e di cui le principali vittime sono il Popolo tedesco,   e l'intero Popolo palestinese.