Questa notizia si sta diffondendo a
macchia d'olio sul web. Pare che il famoso cantante Rino Gaetano sia
stato assassinato, un delitto camuffato da incidente. Un grande
artista che si era ribellato al sistema e che perciò doveva morire.
Ribellarsi ai poteri forti ed occulti è quasi impossibile. Il potere
ha in mano tutti i modi per liberarsi dalle “persone scomode”.
Questo potere malefico, in mano a menti sataniche, ha ormai raggiunto
una incredibile perfezione per eliminare tutti coloro che si
ribellano al sistema che esso costruisce. Trovare le prove contro
questi assassini è difficile, ma chi è caparbio riesce a trovare il
modo ed attraversare la fitta rete che protegge questi criminali, e
scoprire i loro crimini. Le persone che si ribellano a questi poteri
occulti aumentano sempre di più, grazie anche al web che permettere
di comunicare e diffondere notizie tenute nascoste per lungo tempo.
Molti cascano nella trappola di questa gentaglia. Le promesse che ti
fanno sono allettanti: potere, denaro, conoscenza dei meccanismi
reali del potere. Ma il conto è salato, perché non si è più
liberi di fare ciò che si vuole, e si è in costante stato di
ricatto. In realtà alcuni provano a ribellarsi. Però chi si ribella
muore. La lista delle persone che si sono ribellate e che poi sono
state ammazzate è lunghissima: Enrico Mattei, Aldo Moro, Giovanni
Falcone, Paolo Borsellino, Ilaria Alpi... C'è chi si ribella
attraverso la musica come ha fatto Rino Gaetano e chi lo fa in modo
più strano mandando messaggi in bottiglia, sperando che questo tipo
di denuncia faccia il suo effetto.
Rino Gaetano |
Dal blog di Paolo Franceschetti
(http://paolofranceschetti.blogspot.it/2008/12/blog-post.html)
Ricordo un'archiviazione vergognosa
che aveva a che fare con un soggetto che si era suicidato con "una
coltellata sulla schiena". Il magistrato archiviò dicendo delle
cose che li per li mi parvero incomprensibili; mischiava citazioni di
Dante a frasi demenziali del tipo "la prova che si sia trattato
di un suicidio è nel fatto che sul coltello piantato nella schiena
furono trovate le impronte digitali della vittima". Dopo anni di
rabbia in cui non capivo l'assurdità di quel provvedimento, ho
capito che la citazione di Dante era un chiaro riferimento alla legge
del contrappasso, utilizzata dalla Rosa Rossa per i suoi omicidi.
Mentre con la frase in cui parlava delle impronte digitali voleva
dire esattamente il contrario.... Tra l'altro fu uno dei
provvedimenti il cui studio e la cui lettura approfondita mi hanno
permesso di arrivare alla regola del contrappasso da noi descritta
negli articoli sull'omicidio massonico. A mio parere si trovano
molti messaggi in bottiglia anche in molti libri, articoli di
giornale, e opere attuali, ma evitiamo di indicarli per non mettere
in pericolo le persone coinvolte.
Rino Gaetano era una di
queste persone che si erano ribellate al sistema in modo vistoso. Non
poteva denunciare il sistema direttamente, perchè non gli avrebbe
dato voce nessuno, allora lasciò una serie di tracce nelle sue
canzoni, che sarebbero state raccolte dalle generazioni successive.
Rino Gaetano ci parla della Rosa Rossa, dei crimini commessi dai
potenti, dei meccanismi segreti di questa associazione e dei loro
metodi. Vediamone qualcuna.
Le canzoni.C’è
un album di Rino, in particolare, che pare dedicato proprio alla Rosa
Rossa. Nello stesso album, infatti troviamo ben tre canzoni: Rosita,
Cogli la mia Rosa d’amore, e Al compleanno della zia Rosina. Una
trilogia a nostro parere non casuale.
In Rosita ci dice che la Rosa Rossa, quanto te la presentano, sembra bellissima... onori, gloria, soldi, potere... poi però un giorno scopri la verità. E allora la tua vita cambia completamente perchè sei in trappola.
Ieri ho incontrato Rosita, perciò questa vita valore non ha,
Come era bella rosita di bianco vestita più bella che mai.
Nella canzone “Al compleanno della zia Rosina” ci spiega che nel linguaggio criptato della Rosa Rossa, Santa Rita è in realtà la Rosa Rossa; e ci spiega che un giorno capiranno che sta svelando questi messaggi, e quindi lo uccideranno.
In Rosita ci dice che la Rosa Rossa, quanto te la presentano, sembra bellissima... onori, gloria, soldi, potere... poi però un giorno scopri la verità. E allora la tua vita cambia completamente perchè sei in trappola.
Ieri ho incontrato Rosita, perciò questa vita valore non ha,
Come era bella rosita di bianco vestita più bella che mai.
Nella canzone “Al compleanno della zia Rosina” ci spiega che nel linguaggio criptato della Rosa Rossa, Santa Rita è in realtà la Rosa Rossa; e ci spiega che un giorno capiranno che sta svelando questi messaggi, e quindi lo uccideranno.
La vita la vita, e Rita s'è sposata, al
compleanno della zia Rosina.
Vedo già la mia salma portata a spalle da gente che bestemmia e che ce l'ha con me.
Vedo già la mia salma portata a spalle da gente che bestemmia e che ce l'ha con me.
Questa frase apparentemente incomprensibile vuole
dire probabilmente che gli appartenenti alla massoneria rosacrociana
della Rosa Rossa al suo funerale porteranno a spalla la sua bara (ai
funerali delle vittime i mandanti sono sempre presenti tra i
partecipanti); ma bestemmieranno, perchè in realtà una
caratteristica della massoneria della Rosa Rossa è di stravolgere i
simboli e i riti Cristiani per interpretarli al contrario.
Infine, in “Cogli la mia rosa d’amore” lancia un messaggio molto chiaro:
Infine, in “Cogli la mia rosa d’amore” lancia un messaggio molto chiaro:
cogli la mia rosa d’amore,
regala il suo profumo alla gente;
cogli la mia rosa di niente.
Non credo sia un caso anche il titolo del disco: "mio fratello è figlio unico", perché sapeva che questo scherzetto gli sarebbe costato la vita.
Nella canzone “Nun Te Reggae più” parla della spiaggia di Capocotta. E, ad un concerto, disse:
Non credo sia un caso anche il titolo del disco: "mio fratello è figlio unico", perché sapeva che questo scherzetto gli sarebbe costato la vita.
Nella canzone “Nun Te Reggae più” parla della spiaggia di Capocotta. E, ad un concerto, disse:
"C'è qualcuno che vuole mettermi il
bavaglio. Io non li temo. Non ci riusciranno. Sento che in futuro le
mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. E che grazie
alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera!
Apriranno gli occhi e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di
Capocotta".
Vediamo cosa succedeva nella spiaggia di Capocotta,
prendendo le notizie da Wikipedia.
La spiaggia di Capocotta.
OMICIDIO DI WILMA MONTESI (1953, vigilia di Pasqua). La vicenda coinvolse il musicista Piero Piccioni, figlio del vicepresidente del consiglio della DC, e altri noti esponenti della nobiltà, politici e personaggi famosi... Inizialmente fu presa in considerazione l'ipotesi di un banale incidente, ipotesi che fu considerata attendibile dalla polizia, e il caso venne chiuso. I giornali, L'Espresso su tutti, invece si mostravano scettici.
Il Roma, quotidiano monarchico napoletano, il 4 maggio cominciò ad avanzare l'ipotesi di un complotto per coprire i veri assassini, che sarebbero stati alcuni potenti personaggi della politica; l'ipotesi presentata nell'articolo Perché la polizia tace sulla morte di Wilma Montesi? a firma Riccardo Giannini ebbe largo seguito.
A capo di questa campagna stampa, vi erano prestigiose testate nazionali, quali Corriere della Sera e Paese Sera, e piccole testate scandalistiche, quali Attualità, ma la notizia si diffuse su quasi tutte le testate locali e nazionali.
Il 24 maggio del 1953 un articolo di Marco Cesarini Sforza pubblicato sul giornale comunista Vie Nuove creò molto scalpore: uno dei personaggi apparsi nelle indagini e presumibilmente legati alla politica, sinora definito "il biondino", venne identificato con Piero Piccioni.
Piccioni era un noto musicista jazz (col nome d'arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, il Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e massimo esponente della Democrazia Cristiana.
Il nome di "biondino" era stato attribuito al giovane da Paese Sera, in un articolo del 5 maggio, in cui si raccontava di come il giovane avesse portato in questura gli indumenti mancanti alla ragazza assassinata. L'identificazione con Piero Piccioni era un fatto noto a tutti i giornalisti, ma nessuno ne aveva mai svelata l'identità al grande pubblico. Su Il merlo giallo, testata neofascista, era addirittura apparsa già ai primi di maggio una vignetta satirica in cui un reggicalze veniva portato in questura da un piccione, un chiaro riferimento al politico e al delitto.
La notizia suscitò clamore perché venne pubblicata poco prima delle elezioni politiche del 1953.
Piero Piccioni querelò per diffamazione il giornalista e il direttore del giornale, Fidia Gambetti. Cesarini Sforza venne sottoposto ad un duro interrogatorio. Lo stesso PCI, movimento di riferimento del giornale e unico beneficiario dello scandalo, disconobbe il giornalista, che venne accusato di "sensazionalismo" e minacciato di licenziamento. (QUINDI ANCHE LO STESSO PCI SEMBRA VOLER COPRIRE E INSABBIARE TUTTO... CHISSA' COME MAI?)
Nemmeno sotto interrogatorio Cesarini Sforza citò mai direttamente il nome della fonte da cui ufficialmente veniva la notizia, limitandosi ad affermare che provenisse da "ambienti dei fedeli di De Gasperi".
Anche il padre del giornalista, un influente docente di filosofia all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", suggerì al figlio di ritrattare, consiglio vivamente sostenuto anche dal celeberrimo "principe del foro" Francesco Carnelutti che aveva preso le parti dell'accusa per conto di Piccioni.
L'avvocato di Sforza, Giuseppe Sotgiu (già presidente dell'Amministrazione provinciale di Roma ed esponente del PCI) si accordò col collega e il 31 maggio, Cesarini Sforza fu costretto a ritrattare le sue affermazioni. Come ammenda, versò 50 mila lire in beneficenza alla Casa di amicizia fraterna per i liberati dal carcere, ed in cambio Piccioni fece cadere l'accusa.
Il 6 ottobre 1953, sul periodico scandalistico Attualità, il giornalista e direttore della testata Silvano Muto pubblicò un articolo, La verità sul caso Montesi. Muto aveva condotto un'indagine giornalistica nel "bel mondo" romano, basandosi sul racconto di una attricetta ventitreenne che sbarcava il lunario facendo la dattilografa, tal Adriana Concetta Bisaccia. La ragazza aveva raccontato al giornalista di aver partecipato con Wilma ad un'orgia, che si sarebbe tenuta a Capocotta, presso Castelporziano e non distante dal luogo del ritrovamento. In quell'occasione avevano avuto modo di incontrare alcuni personaggi famosi, principalmente nomi noti della nobiltà della capitale e figli di politici della giovane Repubblica Italiana.
Continuano ad essere ritrovati corpi di donne su quella spiaggia.
Forse è questo che voleva dire Rino. Non si riferiva solo al caso Montesi, ma a decine di altri casi che evidentemente continuano a verificarsi a Capocotta... O forse voleva dire che è una situazione "emblematica" di tutto quello che succede in Italia. Ma sono solo nostre deduzioni.
OMICIDIO DI WILMA MONTESI (1953, vigilia di Pasqua). La vicenda coinvolse il musicista Piero Piccioni, figlio del vicepresidente del consiglio della DC, e altri noti esponenti della nobiltà, politici e personaggi famosi... Inizialmente fu presa in considerazione l'ipotesi di un banale incidente, ipotesi che fu considerata attendibile dalla polizia, e il caso venne chiuso. I giornali, L'Espresso su tutti, invece si mostravano scettici.
Il Roma, quotidiano monarchico napoletano, il 4 maggio cominciò ad avanzare l'ipotesi di un complotto per coprire i veri assassini, che sarebbero stati alcuni potenti personaggi della politica; l'ipotesi presentata nell'articolo Perché la polizia tace sulla morte di Wilma Montesi? a firma Riccardo Giannini ebbe largo seguito.
A capo di questa campagna stampa, vi erano prestigiose testate nazionali, quali Corriere della Sera e Paese Sera, e piccole testate scandalistiche, quali Attualità, ma la notizia si diffuse su quasi tutte le testate locali e nazionali.
Il 24 maggio del 1953 un articolo di Marco Cesarini Sforza pubblicato sul giornale comunista Vie Nuove creò molto scalpore: uno dei personaggi apparsi nelle indagini e presumibilmente legati alla politica, sinora definito "il biondino", venne identificato con Piero Piccioni.
Piccioni era un noto musicista jazz (col nome d'arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, il Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e massimo esponente della Democrazia Cristiana.
Il nome di "biondino" era stato attribuito al giovane da Paese Sera, in un articolo del 5 maggio, in cui si raccontava di come il giovane avesse portato in questura gli indumenti mancanti alla ragazza assassinata. L'identificazione con Piero Piccioni era un fatto noto a tutti i giornalisti, ma nessuno ne aveva mai svelata l'identità al grande pubblico. Su Il merlo giallo, testata neofascista, era addirittura apparsa già ai primi di maggio una vignetta satirica in cui un reggicalze veniva portato in questura da un piccione, un chiaro riferimento al politico e al delitto.
La notizia suscitò clamore perché venne pubblicata poco prima delle elezioni politiche del 1953.
Piero Piccioni querelò per diffamazione il giornalista e il direttore del giornale, Fidia Gambetti. Cesarini Sforza venne sottoposto ad un duro interrogatorio. Lo stesso PCI, movimento di riferimento del giornale e unico beneficiario dello scandalo, disconobbe il giornalista, che venne accusato di "sensazionalismo" e minacciato di licenziamento. (QUINDI ANCHE LO STESSO PCI SEMBRA VOLER COPRIRE E INSABBIARE TUTTO... CHISSA' COME MAI?)
Nemmeno sotto interrogatorio Cesarini Sforza citò mai direttamente il nome della fonte da cui ufficialmente veniva la notizia, limitandosi ad affermare che provenisse da "ambienti dei fedeli di De Gasperi".
Anche il padre del giornalista, un influente docente di filosofia all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", suggerì al figlio di ritrattare, consiglio vivamente sostenuto anche dal celeberrimo "principe del foro" Francesco Carnelutti che aveva preso le parti dell'accusa per conto di Piccioni.
L'avvocato di Sforza, Giuseppe Sotgiu (già presidente dell'Amministrazione provinciale di Roma ed esponente del PCI) si accordò col collega e il 31 maggio, Cesarini Sforza fu costretto a ritrattare le sue affermazioni. Come ammenda, versò 50 mila lire in beneficenza alla Casa di amicizia fraterna per i liberati dal carcere, ed in cambio Piccioni fece cadere l'accusa.
Il 6 ottobre 1953, sul periodico scandalistico Attualità, il giornalista e direttore della testata Silvano Muto pubblicò un articolo, La verità sul caso Montesi. Muto aveva condotto un'indagine giornalistica nel "bel mondo" romano, basandosi sul racconto di una attricetta ventitreenne che sbarcava il lunario facendo la dattilografa, tal Adriana Concetta Bisaccia. La ragazza aveva raccontato al giornalista di aver partecipato con Wilma ad un'orgia, che si sarebbe tenuta a Capocotta, presso Castelporziano e non distante dal luogo del ritrovamento. In quell'occasione avevano avuto modo di incontrare alcuni personaggi famosi, principalmente nomi noti della nobiltà della capitale e figli di politici della giovane Repubblica Italiana.
Continuano ad essere ritrovati corpi di donne su quella spiaggia.
Forse è questo che voleva dire Rino. Non si riferiva solo al caso Montesi, ma a decine di altri casi che evidentemente continuano a verificarsi a Capocotta... O forse voleva dire che è una situazione "emblematica" di tutto quello che succede in Italia. Ma sono solo nostre deduzioni.
Potremmo continuare perchè ci sono altre canzoni
molto più significative e piene di messaggi, come Gianna. Ma
terminiamo qui perchè per capire queste canzoni occorre avere una
conoscenza specifica di determinati fatti e situazioni.
Forse però non molti sanno che la canzone
Nuntereggaepiù, che nomina molti personaggi della politica, dello
spettacolo, dello sport, della televisione... è stata censurata.
Inizialmente infatti l'elenco conteneva, tra gli altri, i nomi del
finanziere Nino Rovelli, del banchiere Ferdinando Ventriglia, di
Camillo Crociani (scandalo Lockheed e loggia P2), di Amintore
Fanfani, di Guido Carli... e persino di Aldo Moro e Michele Sindona.
Questi nomi vennero cancellati dal testo della canzone. Evidentemente
perché ancora più scomodi di quelli che furono lasciati.
Un personaggio come Rino non poteva vivere a lungo,
e perse infatti la vita il 2 giugno del 1981 in un incidente d'auto.
Poco tempo prima, come abbiamo già raccontato altrove, aveva avuto
un incidente analogo, ma si era salvato. Aveva ricomprato un’ auto
identica ed ebbe un incidente dello stesso tipo; morì non tanto per
l'incidente in sè, quanto per il ritardo con cui fu curato perchè
negli ospedali della zona nessuno volle accoglierlo. Ben 5 ospedali
si rifiutarono di curarlo, così come lui aveva scritto in una sua
canzone, La ballata di Renzo. Cioè, è stata applicata ,nel suo caso
la regola del contrappasso di cui ci siamo occupati in altri
articoli.
La ballata di Renzo è un brano inedito, di cui
peraltro si scoprì l'esistenza solo qualche anno fa. Dunque,
all'epoca, solo gli "addetti ai lavori" (i produttori e le
persone che lavoravano insieme al cantante) erano a conoscenza di
quel brano. E solo chi conosceva la canzone poteva fare in modo che
si realizzasse nella pratica, e in modo così dettagliato.
Quando qualche anno fa uscì la notizia della
scoperta del brano inedito, i media si affrettarono subito a
definirla una "profezia". I giornali scrissero che ne La
ballata di Renzo "Rino aveva previsto e messo in musica, dieci
anni prima, la propria morte". Ma sarebbe invece più oppurtuno
affermare il contrario: la morte del cantautore è avvenuta
esattamente come nella sua canzone non perché quel brano fosse una
profezia, ma perché qualcuno l'ha usata per applicare la regola del
contrappasso.
Il film
Di recente la RAI ha prodotto un film su Rino Gaetano.
Vediamo cosa dice la presentazione ufficiale del film sul sito Rai.
"Ci sono film su personaggi della musica
che riescono a descrivere compiutamente lo spirito di un'epoca. È
questo l'obiettivo della fiction Rino Gaetano. Ma il cielo è sempre
più blu, una produzione Rai Fiction realizzata da Claudia Mori per
la Ciao Ragazzi.
L'interesse per Rino Gaetano e per la sua musica si è riacceso negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani, al punto di farne una figura di culto oltre la sua epoca. La fiction, che racconta in due puntate la sua biografia e la genesi delle canzoni più popolari, è uno spaccato della sua generazione, e trasmette un messaggio che può valicare i confini nazionali italiani, perché ancora oggi modernissimo".
In realtà guardando il film si capisce che è stato scritto al solo scopo di infangare l’immagine del cantautore. La sorella di Rino e la ex fidanzata, intervistate, diranno che il film racconta qualcun altro rispetto al protagonista. Quello non era Rino, non era la storia d'amore tra lui e la fidanzata.
Vediamo perchè.
Anzitutto il film si apre con la scena di lui che sviene per aver bevuto troppo. E si chiude con le immagini di lui, ubriaco, che vaga senza meta alla ricerca di amici che oramai lo hanno abbandonato. Il messaggio è chiaro. Era un ubriacone.
Altre scene salienti del film sono queste:
1) Dopo aver chiesto alla fidanzata di accompagnarlo a Stromboli per scrivere una canzone, dopo alcuni giorni in cui non combinava nulla tranne trattare male gli amici musicisti, e ubriacarsi continuamente, inveisce contro la fidanzata e la tratta male dicendo che non si sente capito
L'interesse per Rino Gaetano e per la sua musica si è riacceso negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani, al punto di farne una figura di culto oltre la sua epoca. La fiction, che racconta in due puntate la sua biografia e la genesi delle canzoni più popolari, è uno spaccato della sua generazione, e trasmette un messaggio che può valicare i confini nazionali italiani, perché ancora oggi modernissimo".
In realtà guardando il film si capisce che è stato scritto al solo scopo di infangare l’immagine del cantautore. La sorella di Rino e la ex fidanzata, intervistate, diranno che il film racconta qualcun altro rispetto al protagonista. Quello non era Rino, non era la storia d'amore tra lui e la fidanzata.
Vediamo perchè.
Anzitutto il film si apre con la scena di lui che sviene per aver bevuto troppo. E si chiude con le immagini di lui, ubriaco, che vaga senza meta alla ricerca di amici che oramai lo hanno abbandonato. Il messaggio è chiaro. Era un ubriacone.
Altre scene salienti del film sono queste:
1) Dopo aver chiesto alla fidanzata di accompagnarlo a Stromboli per scrivere una canzone, dopo alcuni giorni in cui non combinava nulla tranne trattare male gli amici musicisti, e ubriacarsi continuamente, inveisce contro la fidanzata e la tratta male dicendo che non si sente capito
2) Geniale poi come presentano il suo rapporto con
le donne. Si fidanza. Mette le corna alla ragazza (Irene) con un
altra ragazza, stupenda e che lo adora, di nome Chiara. Irene li
scopre a letto e lui che fa? Esce dalla stanza, parla con Irene e le
dice “non preoccuparti, era solo una scopata”. Poi abbandona
Chiara senza dirle una parola nè salutarla, dopo giorni di idillio
romantico. Dopo qualche anno incontra nuovamente Chiara. Mette
nuovamente le corna alla fidanzata e abbandona nuovamente Chiara,
ancora una volta senza una spiegazione e senza una parola. Verso la
fine del film, abbrutito dall’alcol e senza una meta, tenta di
recuperare il rapporto con Chiara e con Irene (tutte e due in
contemporanea), ma entrambe lo abbandonano. Per giunta tenta di
baciare Chiara proprio un giorno che lei lo trova ubriaco già al
mattino presto. Chiaro è il messaggio: Gaetano era un superficiale.
3) Altrettanto geniale poi come viene delineato il
suo rapporto col padre. In una delle scene clou del film lui,
all’apice del successo, mostra una casa al padre, ma il padre la
rifiuta, perché non vuole la sua elemosina. E lui risponde
arrabbiato “ma come, finalmente ora possiamo permetterci una casa
come la gente normale e non uno schifoso sottoscala”. Il messaggio
qui è molto sottile ed è duplice: la gente che vive in un
sottoscala non è normale. Un sottoscala fa schifo. Ma dietro a
questo messaggio ce n’è un altro, molto più sottile: Gaetano,
come tutti, una volta che ha avuto un po’ di soldi e si è
arricchito, non ha più rispetto per le condizioni della gente più
povera che infatti viene definita “non normale”. E infatti
rinfaccia al padre di essere un poveraccio: "io non volevo
diventare come te e ci sono riuscito... non vi voglio più vedere in
quel sottoscala schifoso.. e aggiunge: "sei orgoglioso come
tutti gli ignoranti". Dopodichè al padre prende anche un
infarto. Quando il padre uscirà dall'ospedale Rino ancora una volta
lo tratterà malissimo e gli causerà un altro malore. In altre
parole, lo descrivono come un pessimo personaggio, indelicato e
ignorante che arriva a far ammalare il povero padre.
Altro aspetto curioso del film è che Rino ha una sorella, che nel film però non compare mai. Non compare mai neanche quando, nella parte finale del film, bussa alla porta di tutti gli amici, ubriaco e disperato, lasciato solo da tutti. Strano che Rino quel giorno non abbia pensato di telefonare anche alla sorella no?
Come è strana un'altra circostanza. Rino morì pochi giorni prima del suo matrimonio. Doveva sposarsi. In questo indegno e vergognoso film, invece, l'ultima scena del film mostra lui disperato e abbandonato da tutti.
Altro aspetto curioso del film è che Rino ha una sorella, che nel film però non compare mai. Non compare mai neanche quando, nella parte finale del film, bussa alla porta di tutti gli amici, ubriaco e disperato, lasciato solo da tutti. Strano che Rino quel giorno non abbia pensato di telefonare anche alla sorella no?
Come è strana un'altra circostanza. Rino morì pochi giorni prima del suo matrimonio. Doveva sposarsi. In questo indegno e vergognoso film, invece, l'ultima scena del film mostra lui disperato e abbandonato da tutti.
Nessun cenno alla figura della sorella. Nessun cenno
al matrimonio, ma anzi, viene presentata una fattispecie
completamente opposta.
Insomma, per essere un film che voleva valorizzare la figura del cantautore, la trama presenta tali e tanti inesattezze, buchi ed omissioni, che rimane una sola certezza: che il film è stato fatto unicamente per oscurare le ragioni della sua morte e il valore delle sue canzoni. Per infangarne la memoria quindi. Chi ha prodotto il film, inoltre, ha appositamente evitato di inserire la figura della sorella, forse perchè è l'unica della famiglia rimasta ancora viva, e che avrebbe potuto creare guai giudiziari agli autori del film se la sua immagine fosse apparsa troppo deformata dalla fiction.
In conclusione, cosa rimane dopo la visione del film? L’idea che fosse un ubriacone, anche egoista, non troppo intelligente, che ha scritto canzoni superficiali e senza senso.
Così non ci si stupisce se muore in un incidente. E se un giorno qualcuno dirà che è stato ucciso, la gente dirà: "ucciso? ma come? Era stato un incidente perchè beveva ed era ubriaco". Come succede per Pantani: "era un drogato, si è suicidato". Che poi le perizie abbiano dimostrato che il suo cuore era intatto non conta, per questo mondo dei mass media asservito ad una criminalità senza scrupoli. E che la sorella e la fidanzata di Rino dicano che quello non era Rino, che conta? L'obiettivo è riuscito. Milioni di italiani lo considerano un ubriacone che scriveva canzoni senza senso.
Il film è stato confezionato ad arte probabilmente per screditare la figura di un artista, proprio in un periodo particolare, ovverosia gli anni in cui, a seguito dei delitti del mostro di Firenze, si comincia a parlare della Rosa Rossa e dei suoi delitti.
D'altronde, una bella coincidenza che il film sia prodotto dalla Ciao Ragazzi, società che porta, guarda caso, l'acronimo dei RosaCroce e di Cristian Rosenkreutz (CR).
Insomma, per essere un film che voleva valorizzare la figura del cantautore, la trama presenta tali e tanti inesattezze, buchi ed omissioni, che rimane una sola certezza: che il film è stato fatto unicamente per oscurare le ragioni della sua morte e il valore delle sue canzoni. Per infangarne la memoria quindi. Chi ha prodotto il film, inoltre, ha appositamente evitato di inserire la figura della sorella, forse perchè è l'unica della famiglia rimasta ancora viva, e che avrebbe potuto creare guai giudiziari agli autori del film se la sua immagine fosse apparsa troppo deformata dalla fiction.
In conclusione, cosa rimane dopo la visione del film? L’idea che fosse un ubriacone, anche egoista, non troppo intelligente, che ha scritto canzoni superficiali e senza senso.
Così non ci si stupisce se muore in un incidente. E se un giorno qualcuno dirà che è stato ucciso, la gente dirà: "ucciso? ma come? Era stato un incidente perchè beveva ed era ubriaco". Come succede per Pantani: "era un drogato, si è suicidato". Che poi le perizie abbiano dimostrato che il suo cuore era intatto non conta, per questo mondo dei mass media asservito ad una criminalità senza scrupoli. E che la sorella e la fidanzata di Rino dicano che quello non era Rino, che conta? L'obiettivo è riuscito. Milioni di italiani lo considerano un ubriacone che scriveva canzoni senza senso.
Il film è stato confezionato ad arte probabilmente per screditare la figura di un artista, proprio in un periodo particolare, ovverosia gli anni in cui, a seguito dei delitti del mostro di Firenze, si comincia a parlare della Rosa Rossa e dei suoi delitti.
D'altronde, una bella coincidenza che il film sia prodotto dalla Ciao Ragazzi, società che porta, guarda caso, l'acronimo dei RosaCroce e di Cristian Rosenkreutz (CR).
Di recente poi è uscito un dvd "Figlio unico",
uscito insieme alla raccolta il 02.11.2007. Giorno dei morti e data a
somma 13. Un altro bello scherzetto combinato ai danni di Rino. Tanto
per mettere di nuovo una firma, se ce ne fosse bisogno. Il dvd
contiene molti filmati, tra cui questo con Morandi:
http://it.youtube.com/watch?v=F3CnwSnhW3E
Rino a un certo punto dice: "Io conosco anche
il profumo dei ministri". Una frase senza senso per i più. Un
non sense, appunto, di quelli tipici di Rino. E invece no. Infatti
Morandi si guarda intorno impaurito e cambia subito discorso,
spostandosi di nuovo sull'ironia. "Qui non possiamo parlare di
ministri, parliamo solo di canzoni. No, ma parliamo della tua
ironia".
Ma noi che conosciamo il sistema, riteniamo che il film sia l’ulteriore vittoria di Rino Gaetano. Rino era così grande e così bello, che hanno cercato di distruggerlo anche da morto. Perché indubbiamente le sue canzoni, come del resto aveva predetto anche lui, fanno più paura ora che quando era vivo. Ora infatti le possiamo capire.
E a Venditti che, in questi ultimi tempi, ha affermato che la causa della morte di Rino è stata la cocaina (se ne è ricordato dopo quasi trenta anni) possiamo rispondere una cosa. Strano, Antonello, che ti ricordi dopo tanti anni della cocaina. In realtà la sai bene quale è la verità: lui ha avuto quel coraggio che pochi hanno, di andare contro il sistema fino a farsi uccidere per non rinnegare i suoi ideali. Quel coraggio che molti di quelli che oggi hanno successo certamente non hanno avuto.
Ma noi che conosciamo il sistema, riteniamo che il film sia l’ulteriore vittoria di Rino Gaetano. Rino era così grande e così bello, che hanno cercato di distruggerlo anche da morto. Perché indubbiamente le sue canzoni, come del resto aveva predetto anche lui, fanno più paura ora che quando era vivo. Ora infatti le possiamo capire.
E a Venditti che, in questi ultimi tempi, ha affermato che la causa della morte di Rino è stata la cocaina (se ne è ricordato dopo quasi trenta anni) possiamo rispondere una cosa. Strano, Antonello, che ti ricordi dopo tanti anni della cocaina. In realtà la sai bene quale è la verità: lui ha avuto quel coraggio che pochi hanno, di andare contro il sistema fino a farsi uccidere per non rinnegare i suoi ideali. Quel coraggio che molti di quelli che oggi hanno successo certamente non hanno avuto.
La ballata di Renzo
Quel giorno Renzo uscì,
andò lungo quella strada
quando un’auto veloce lo investì
quell'uomo lo aiutò
e Renzo allora partì
verso un ospedale che lo curasse per guarìr.
Quando Renzo morì io ero al bar
La strada era buia
si andò al San Camillo
e lì non l'accettarono
forse per l'orario
si pregò tutti i Santi
ma s'andò al San Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero
Quando Renzo morì
io ero al bar era ormai l'alba andarono al
policlinico
ma lo si mandò via perchè mancava il vicecapo
c'era in alto il sole
si disse che Renzo era morto
ma neanche al Verano c'era posto
Quando Renzo morì
io ero al bar,
al bar con gli amici bevevo un caffè.
Nessun commento:
Posta un commento