“L'ufficio storico dello Stato italiano è l'armadio nel quale la setta tricolore conserva e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami; Conserva e protegge le prove delle sue gloriosità sempre abbiette nel Regno di Napoli; Conserva e protegge le prove che nel 1860 l'esercito italiano calò a tradimento nel Regno di Napoli e si comportò secondo il naturale dei suoi bersaglieri da orda barbarica; Conserva e protegge le prove che Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore ed assassino e perciò galantuomo, nonché il protobeccaio Benso Camillo, porco di stato e perciò statista sommo, ordinarono ai propri sadici macellai di mettere a ferro e a fuoco l'invaso reame libero ed indipendente e sovrano e di annetterlo al Piemonte, grazie ad un plebiscito, che fu una truffa schifosa, combinata da garibaldesi, soldataglia allobrogica e camorra napoletana. L'ufficio dello stato maggiore dell'esercito italiano è l'armadio nel quale l'unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico. Quello dei massacri bestiali, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi dolosi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con Tore e Crescienzo, all'anagrafe Salvatore De Crescenzo e della sua camorra, degli stupri di fanciulle, delle giustizie sommarie, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute, come la sangiovannara. Quali studiosi hanno potuto aprire questi armadi infami signor sottosegretario? I crociati postumi, gli scribacchini diventati cattedratici per aver saputo rinnegare la propria origine, e per aver saputo rinunciare alla ricerca della verità storica. Per avere dimostrato di sapere essere i sacerdoti del sacro fuoco del mendacio. Prova, signor presidente, per favore si giri. Guardi quel pannello, è falso, è un falso storico. L'ho detto anche sette anni fa. Alle urne nel regno di Napoli invaso si presentarono l'1,9%, l'uno virgola nove per cento. Come si ebbe un milione di voti al sì? (…) (Angelo Manna, intervento in Parlamento del 25 settembre 1990)
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Dopo l'apertura degli archivi militari per la storia del Risorgimento, intervento storico di Angelo Manna alla Camera dei Deputati del 25 settembre 1990 |
"L'ufficio
storico dell'esercito italiano custodisce e protegge le prove
storiche che quella sacra epopea che fu detta risorgimento non fu, se
non una schifosa storia di rapine e di massacri; e che fu scritta da
un'orda barbarica nel Regno di Napoli, che, oltre la vita e i beni,
rubò al Sud e portò nell'infrancesato Piemonte financo il nome di
Italia." (Angelo Manna, 25 settembre 1990, intervento in Parlamento)(...)
Dopo
il 1861 lo Stato sabaudo, cialtrone e barbaro, continuò i massacri
nell’intero ex regno delle due Sicilie per un ventennio; I Savoia,
criminali, fecero chiudere le scuole del Sud per 15 anni, al fine di
cancellare la memoria storica del popolo meridionale, che con i
Borboni aveva vissuto di ricchezza e di lavoro. Su di una popolazione
di 7 milioni di abitanti gli invasori massacrarono più di un milione
di persone fra bambini, donne, uomini e anziani. Questo oltraggio lo
vogliamo solo ricordare per fare conoscere la verità.
(parte prima)
(parte seconda)
(parte terza)
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