lunedì 30 maggio 2016

a Motta Santa Lucia paese natale del "Brigante Giuseppe Villella" nasce il primo "Giardino del Dialogo"

"Il Giardino del Dialogo” - Quando l'amore vince la morte. Pasquale Totaro, l'autore del libro, fa partire da Motta Santa Lucia (Calabria), paese natale del Brigante/Patriota Giuseppe Villella, i primi raggi di luce che squarceranno le tenebre e ci porteranno a conoscere i veri Giusti della Storia. Il primo giardino mondiale del dialogo nasce, il 29 maggio 2016, a Motta Santa Lucia alla presenza del sindaco Amedeo Colacino. Seguiranno altre inaugurazioni in altre città. Trentasette targhe per ricordare i genocidi ed i martiri per la pace del mondo intero degli ultimi 500 anni. Gratitudine ed ammirazione al prof. Pasquale Totaro, autore del libro, “Il Giardino del Dialogo”. Dal progetto realizziamo un giardino per tutti i martiri ed i giusti. E che Giuseppe Villella possa finalmente tornare a casa e non essere più tenuto prigioniero nel mausoleo Lombroso di Torino. E che a tutti i Giusti, imprigionati ancora nel vergognoso mausoleo di Torino, intitolato all'ebreo Ezechia Lombroso, venga data finalmente una sepoltura cristiana. (salvatore brosal)
Pasquale Totaro, autore del libro "Il Giardino del Dialogo" con Amedeo Colacino, sindaco di Motta Santa Lucia
La Storia è la Storia. E’ qualcosa che è accaduto. Quindi immutabile! E se, invece, la Storia fosse qualcosa di diverso da quanto leggiamo sui libri? E se quello che vediamo in televisione o sui giornali non fosse tutto vero? Oppure, semplicemente, se non fosse “tutto”, che poi è la medesima cosa? Finora abbiamo vissuto con una visione del mondo “ottimistica”, convinti che le barbarie siano cose del passato e che oggi l’Umanità abbia posto rimedio ad errori, ingiustizie e soprusi dei tempi bui. Ma se cosi non fosse? Se chi ha oppresso, perseguitato, violentato e tiranneggiato l’Umanità continuasse adesso ad occultare i delitti e gli atti abbietti per attuarli ancora, in forme e modi diversi, magari più subdoli e viscidi ma "consoni" all’evoluzione dei tempi? In opposizione a tutto ciò il “Giardino del Dialogo” si pone tra gli obiettivi quello di amplificare le flebili voci di quanti si sono prodigati nel silenzio e, molte volte, nell'indifferenza, se non nel disprezzo generale, per aiutare una persona, una comunità etnica, religiosa, sociale o un popolo intero ingiustamente perseguitato, con violenze, fisiche e morali, dai potenti di turno che hanno poi "coperto" i propri misfatti con parole ed intenzioni fatte passare ai posteri come "buone" e "giuste". Se vi sono state e vi sono ingiustizie che vengono tacitate, sarebbe il caso di venirne a conoscenza? E' lecito sapere quando e come avvennero? Da parte di chi? A danno di chi? In molti libri sono celebrati, come eroi, coloro che in altri manuali di Storia sono additati come esempi di arroganza, violenza, oppressione e prevaricazione. In altri casi persone e fatti sono, semplicemente, distrattamente o volutamente "dimenticati". Purtroppo è assolutamente vero che la Storia è scritta solo dai vincitori e il potere manipola il passato per controllare il presente e determinare il futuro. 
Il “Giardino del Dialogo” vuole ricordare gli avvenimenti ignorati o descritti ad uso e consumo di coloro che in prima persona hanno determinato quegli eventi: tramandandoli faziosamente a proprio vantaggio, deformandoli o cancellandoli dalla memoria per nasconderli ai posteri. Troppe volte la sorte di popoli interi è stata segnata dalla cupidigia, avidità e sete di potere di alcuni uomini, che hanno in seguito  giustificato i loro crimini odiosi con espressioni “politicamente corrette”, quali “libertà”, “giustizia”, “uguaglianza”, "fratellanza”: parole d’ordine che toccano il cuore e sfruttano le emozioni per oscurare la mente. Purtroppo questo travisamento è sempre accaduto ed accade ancor di più oggi, tenuto conto che un pugno di persone, di cui spesso non si conosce neppure il volto, ha di fatto in mano le redini dell’informazione, controllandola capillarmente in modo monopolistico con un potere tale da riuscire persino a scatenare crisi economiche catastrofiche, che mettono in ginocchio così tanti Paesi, e che talvolta fa credere di risolvere con apparenti "aggiustamenti" telematici..., e ad incidere  addirittura sul clima. Molti Popoli della Terra hanno da sempre sofferto la fame e la sete, le malattie e le guerre in tutte le versioni e fuori da ogni possibile controllo. Oggi queste “variabili” non sono più al di sopra delle capacità di controllo umano, ma possiamo considerarli a ragione come avvenimenti voluti, causati e manipolati secondo il volere di poteri planetari e sovrani quanto anonimi e praticamente “irresponsabili” verso l'Umanità intera. Le risorse mondiali, oggi, sono sufficienti per sfamare più del doppio della popolazione mondiale. I soli alimenti che giornalmente finiscono nell’immondizia dei paesi opulenti, creando anche costi per il loro smaltimento, sarebbero sufficienti a sfamare quanti muoiono per fame in un intero continente come l’Africa. Eppure per i fratelli affamati, i diseredati del mondo, si spenderebbero - così ci propinano i media - miliardi di dollari. Purtroppo, però, la realtà è ben diversa, e, invece di essere aiutate, intere popolazioni sono sfruttate e depredate anche delle risorse naturali della loro terra. Non aiuti veri, allora. Non tecnologie agricole o industriali per lo sviluppo dei paesi poveri, ma, sotto la definizione  rassicurante di “aiuti umanitari”, vendita di armi ai tiranni locali per perpetuare nuove forme di schiavitù e sfruttamento. 
Oggi, su circa sette miliardi di abitanti del pianeta Terra, un miliardo soffre stabilmente la fame, e per fame ogni anno muoiono oltre 40 milioni di persone, di cui 20 milioni sono bambini; 2 miliardi di persone, inoltre, guadagnano meno di un dollaro al giorno per vivere, o meglio, sopravvivere. Allora è lecito chiedersi: i costosi organismi creati per risolvere queste drammatiche situazioni (Onu, Fao, Fmi, Banca Mondiale, Wto, Unesco, Unicef, ecc…), a cosa servono? Si può ben dire che blaterano a vuoto e con ipocrisia di “rispetto dei Diritti dell'Uomo”. Mai, nella Storia, si è parlato di “Diritti dell’Uomo” se non per unirle ai doveri che l’Uomo ha nei confronti dei propri simili. Oggi l’accento è posto solo sui “diritti”, dimenticando i doveri, ma si assiste paradossalmente alla negazione dei diritti stessi, pur proclamati con enfasi secondo un umanitarismo parolaio e falso. Si vogliono in sostanza toccare i cuori per ottenebrare le menti, far tacere la lingua e negare il libero pensiero a favore del “pensiero unico”. Da diversi anni, in tutto il mondo, sono stati realizzati parchi, sacrari e santuari, per alcuni versi simili al nostro “Giardino del Dialogo”, dove sono onorati coloro che con le loro idee, parole e azioni hanno eroicamente protetto, pagando di persona, la vita morale e materiale di tanti altri loro simili, durante guerre, genocidi e persecuzioni. Noi qui ricordiamo le “azioni” dei Martiri e dei Giusti nei cinque continenti, confidando che il racconto delle loro storie e  scelte di vita in momenti così drammatici possano essere d’insegnamento ed emulate dalle nuove generazioni. 
Il “Giardino” avrebbe potuto essere chiamato “dei Giusti”, come quello presente in Israele e tanti altri che sono sorti nel mondo, anche nel nostro Paese. Sarebbe stato oltretutto un riferimento diretto alle 36 targhe che richiamano i “36 giusti” per amor dei quali Dio non distrugge il mondo, qualunque cosa accada. Avrebbe potuto essere “Il Giardino degli Eroi”, perché tali sono in effetti Coloro che hanno messo a repentaglio la loro vita per gli altri e che sono qui ricordati e onorati. Oppure “dei Martiri”. Ne ho discusso a lungo con tanti collaboratori, ma nessuno degli attributi rendeva completamente l’idea. Ho pensato allora che il “Dialogo” è l’unico strumento, ideale e pratico, che condensa ed esprime pienamente cosa occorre fare e cosa occorre sapere. Per “dialogare” occorre “conoscere”, ed ogni targa del giardino tocca una tragedia che spesso viene taciuta o deformata: quindi non è conosciuta. Occorre pertanto conoscere per dialogare, anche perché solo dal dialogo e dalla condivisione può nascere la vera concordia tra i popoli: solo la conoscenza reciproca può portare alla comprensione reciproca. Molte volte reputiamo l’altro un “diverso” da noi, ma in realtà ha solo altri problemi che, in molti casi, non conosciamo o non comprendiamo. E allora? Bene, “Giardino del Dialogo”, ci è parsa l'intitolazione più adatta: per aprire le menti ed i cuori, per conoscere cosa è accaduto ieri, capire cosa veramente succede oggi e creare una Memoria Universale Condivisa per evitare che i mali del passato si ripetano nel futuro. Questi sono alcuni degli obiettivi del “Giardino del Dialogo”. Gli avvenimenti, (esaltanti o ignobili), le persone (con le loro vigliaccherie o i loro eroismi), gli atti (vergognosi o sublimi) che sono esposti nelle diverse “targhe” e nei diversi capitoli, non sono mai frutto di ideologismi pro o contro qualcuno o qualcosa, ma sempre frutto di una ricerca della Verità, soprattutto se occultata o rimossa ad arte dalla memoria collettiva. Come già detto, oggi le tecniche di controllo e sudditanza sono molto più sofisticate e, come tutte le strade che portano all’inferno, ammantate di buoni propositi di facciata. 
La stessa "civiltà occidentale" sembra oggi minata al proprio interno ed orientata a demolire tutti i valori tradizionali sui quali è stata edificata nel corso dei secoli: la droga sta distruggendo alla base le giovani generazioni; si sta distruggendo la famiglia che, anche nella crisi attuale, è stato l’unico baluardo a difesa dei più deboli: giovani ed anziani; i figli non dovrebbero più essere considerati un dono ed un frutto dell’amore, ma un prodotto da scegliere a catalogo e produrre con l’utero in affitto, premio all’egoismo di ricchi annoiati, giocattolo da ricevere e poi abbandonare qualora il gioco diventasse noioso. Questi sono solo alcuni degli aspetti che riguardano etica, rapporti umani e società. Ma non possiamo dimenticare i conflitti che tuttora insanguinano il pianeta; le tragedie provocate dall’ISIS - e da chi l'ha generato e continua a sostenere nel "democratico Occidente" - che sfociano negli atti terroristici alle porte delle nostre case; la tratta di milioni di uomini e donne, mascherata da finto umanitarismo; i profughi creati da chi finanzia le guerre e poi finge di volerle scongiurare; le stragi che, in un silenzio assordante, avvengono nel Donbass, in Nigeria, Yemen ed in altre parti del mondo; la cancellazione, tuttora in atto, del Tibet e della sua popolazione, la più pacifica del mondo, tollerata sull’altare del “business is business”, che fa tacere il mondo intero davanti ai crimini perpetrati dalla Cina. Gli orrori del passato visti con la verità taciuta ci fanno comprendere la falsa civiltà che vorrebbero imporci per un futuro dove la vera libertà sarà una chimera, una prigione dorata in cui, però, ci faranno desiderare fortemente di voler abitare con piacere. I vari capitoli dell’opera vogliono stimolare, nelle coscienze di ognuno, un percorso di riflessione per  riscoprire ed attualizzare i Valori fondamentali della Civiltà umana. Non entriamo, in questa presentazione, nei titoli dei singoli capitoli del libro, collegati alle diverse targhe del giardino fisico e di quello virtuale, dove chiunque può accedere per comprendere come spesso il Bene non stia mai tutto da una parte ed il Male tutto dalla parte opposta. Le atrocità naziste non possono e non devono nascondere quelle dei “liberatori”. La nascita degli Stati Uniti d’America ha portato anche al massacro dei nativi di quelle terre, conosciuti come “indiani d’America” ed ormai quasi estinti. Non possono essere taciute o dimenticate le stragi degli Armeni o la deportazione di milioni di uomini e donne africani, schiavizzati per secoli. 
Il Risorgimento d’Italia nasconde massacri, ingiustizie, ladrocini ed oppressioni che ancora oggi, dopo oltre 150 anni, continuano ad essere occultate. Il progetto intero del “Giardino del Dialogo”, così come il libro che ne è il supporto cartaceo, le targhe e gli argomenti delle singole targhe, è e non potrà che essere in continua evoluzione. Tutti i contributi che perverranno per il miglioramento, l’aggiornamento e l’evoluzione delle targhe e dei capitoli sono i benvenuti e, con il ringraziamento dei promotori del progetto, avranno la giusta ed approfondita attenzione. Vogliamo consegnare questo progetto alle nuove generazioni. Che comprendano che la libertà non si ottiene mai una volta per tutte, e meno che mai è gratuita, ma va verificata e difesa giorno per giorno, iniziando dalle piccole cose. La globalizzazione in atto è una grandissima opportunità e, nel contempo, un enorme limite. Sta a noi, soprattutto ai giovani, attuarla per il miglioramento vero della vita di ognuno e del mondo intero, che non sono due cose distinte e separate, perché l’individuo è sempre la base ed il nucleo dell’intera umanità. (Pasquale Totaro)


Comune di Motta Santa Lucia, 29 maggio 2016 nasce il primo Giardino mondiale del dialogo

martedì 24 maggio 2016

Il coraggio di un uomo libero: Giuseppe Povia contro il sistema

Povia, un cantautore senza paura: da Luca era gay alla canzone denuncia sul massone Garibaldi


il cantautore Giuseppe Povia
Povia, dopo aver composto la canzone “Luca era gay”, si guadagnò l'appellativo di "omofobo" dalla lobby LGTBI, solo per aver cantato la storia di una persona che cambia e supera la sua attrazione per lo stesso sesso. E ora lancia Al Sud, una canzone, che è un omaggio al Regno cattolico delle Due Sicilie e alla Storia dimenticata del Sud Italia, che una volta era prospero e potente, mentre ora povero e assistito. Inoltre fa il nome di un uomo, che la storia ufficiale presenta come intoccabile: Giuseppe Garibaldi (1807-1882), massone anticlericale, uno dei principali artefici dell'unità d'Italia e della distruzione del Meridione e dello Stato Pontificio. E Povia, appunto, canta la Storia di questo Meridione.  

sempre anticonformista
Povia è nato a Milano nel 1972 (anche se è originario della Puglia), e già dai suoi primi passi nella carriera musicale cerca di portare nelle sue canzoni impegno e autenticità, senza perdita di poesia, da un lato, e commercialità dall'altro. Nel 2003, per esempio, ha vinto la quattordicesima edizione del premio del Comune di Recanati (oggi Premio Musicultura) con la canzone “mia sorella”, trattando temi come l'anoressia e la bulimia, ricevendo elogi da alcuni dei più grandi poeti italiani del momento come Alda Merini, Fernanda Pivano e Dacia Maraini.

21 maggio 2016 grande successo di Povia a Santa Rita di Montalto. Il cantautore, col suo concerto, ha entusiasmato una folla immensa
Nel 2005 Povia ha partecipato, fuori concorso, al Festival di Sanremo con la canzone “I bambini fanno Ooh” che rimase per 20 settimane in cima alle classifiche, vendendo più di 210.000 copie. La canzone è stata tradotta in spagnolo, e ha ricevuto dalla Sony un riconoscimento come il soggetto musicale più scaricato sui telefoni cellulari (mezzo milione di download). E' stato adottato anche come tema di Rai International per una campagna a sostegno dei minori, vittime della pulizia etnica nel Darfur ( Sudan). Nel 2006 ha vinto la 56esima edizione del Festival di San Remo con “Vorrei Avere Il Becco”. Nel 2007 si è esibito al Family Day di Roma contro l'approvazione delle unioni di fatto. Nel 2009 si è classificato secondo nella 59 ° edizione di Sanremo con una canzone giudicata trasgressiva da una parte della politica: Luca era gay, che è diventata un inno di speranza per le persone che cambiano attrazione per lo stesso sesso. Chi non si trova bene in una determinata condizione, ha il diritto e l'obbligo di cercare di trovare una strada per stare meglio, o almeno provarci.

Nel 2011 Povia ha pubblicato un CD dedicato ai bambini. A partire dal 2012 ha cominciato a fare un Tour con lo slogan Siamo italiani. Nel 2013 ha lanciato un progetto nelle scuole e nelle università che lo ha portato a contatto con seimila giovani a trattare i temi sociali delle sue canzoni …

Un re cattolico che non ha tradito il Papa

Francesco II di Borbone con la sua consorte Maria Sofia di Baviera
E proprio con la canzone al Sud, che il cantautore pone senza mezzi termini i danni che l'Unità d'Italia ha procurato al Meridione, eliminando le strutture politiche del cattolicissimo Regno delle Due Sicilie. Qualcosa che è stato fatto con un obiettivo preciso come affermato dallo storico Maurizio Di Giovine, "il processo di unificazione politica della penisola italiana è il risultato di un grande intrigo internazionale guidato da Inghilterra, il cui obiettivo finale era quello di distruggere i regni cattolici per isolare il papato e infine distruggere il primato della Chiesa ". Il Regno di Napoli (o Due Sicilie) era il principale ostacolo.

Nella canzone, Povia ripete il nome di Garibaldi, un massone responsabile della rapina effettuata al Sud tramite l'unità d'Italia; esalta invece la carità e l'amore del re Francesco II e della sua consorte Maria Sofia di Baviera, che curarono i loro soldati, e anche i nemici feriti, durante la guerra di aggressione. Francesco rifiutò come sacrilega la proposta di dividersi lo Stato Pontificio, fatta dal conte Camillo Cavour (1810-1861), che viene considerato un padre dell'unità d'Italia insieme agli atei e anti cattolici Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini (1805-1872). Con l'unità d'Italia tutti i cittadini dell'ex Regno delle due Sicilie furono condannati ad una emigrazione forzata.

Santa Rita di Montalto, 21 maggio 2016, il cantautore Povia a fine spettacolo con tre membri del comitato 
Il recupero della verità storica
Nel Sud Italia è molto viva la memoria del cattolico “Regno delle Due Sicilie”, e c'è anche un forte risveglio della memoria. Povia si è avvicinato negli ultimi anni al movimento neo-borbonico. Il 23 aprile scorso un nutrito gruppo di persone ha sfidato pioggia e vento e si è riunito ad Anagni (Frosinone), basso Lazio, per il concerto in cui Povia presentò il suo nuovo album “Nuovo Contrordine Mondiale”. All'avvenimento era presente anche il professor Gennaro de Crescenzo, presidente dei “neoborbonici”, che Povia ringraziò sventolando le bandiere delle due Sicilie. Come comunica l'Agenzia Faro, Povia è consapevole del fatto che tutti questi impegni pubblici hanno un costo enorme in tempi e a volte sono anche asfissianti, ma accetta la sfida con disinvoltura. Egli stesso dice: "Sono sempre stato appassionato di questi problemi e quando ho capito di essere sulla strada giusta, mi sono reso conto che la mia carriera non sarebbe stata coronata dal successo. Una sciocchezza ragionevole, no? ».
salvatore brosal
POVIA - Al Sud  




Il Regno delle due Sicilie era il terzo stato più ricco al mondo, poi l'11 maggio 1860 un'orda barbarica scese dal Piemonte con a capo un ladro di cavalli e avanzo di galera di nome Giuseppe Garibaldi... e fu il buio totale.