mercoledì 31 luglio 2013

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino. Qua fu sterminata la meglio gioventù del Sud



Siamo stati a Fenestrelle molte volte, in questo terribile luogo di sterminio e di morte. Ci siamo recati tante volte là, per rivisitare il nostro passato, per ritrovare la nostra memoria, per far conoscere al mondo intero la verità. Per far sapere le atrocità, i patimenti, i maltrattamenti che i valorosi soldati del Regno delle due Sicilie, patirono in questo luogo di sterminio e di morte. Il 6 luglio 2008, sotto una pioggia battente, un gruppo di aderenti e sostenitori dei Comitati Due Sicilie, in parte convocati via chat o per email, salì a Fenestrelle e posò, a memoria dei Patrioti sterminati, una lapide che dice testualmente:

«Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il re e l’antica patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno s’inchinano».

Duccio Mallamaci, coordinatore per Piemonte e Calabria del Partito del Sud, tenne, interrompendosi a tratti per la commozione, un discorso in cui definì Fenestrelle un campo di sterminio come Auschwitz o Belzec, e affermò che 8000 uomini vi erano morti di fame e di freddo; in tutto, aggiunse, furono 40.000 i prigionieri meridionali sterminati nel Nord. Al discorso seguì una messa in latino, officiata da un prete francese fatto venire per l’occasione.

 La lapide che il 6 luglio del 2008 fu posta a memoria dei soldati borbonici non esiste più. Mani sacrileghe l'hanno barbaramente frantumata. 

 

 
Sembrerebbe che accettare l’esistenza di un pesante debito legato agli avvenimenti del periodo cosi detto "Risorgimentale “ nei riguardi degli Italiani del Sud sia motivo di oltraggio all’immagine del luogo che fu scenario di prigionia e torture per i valorosi Soldati Borbonici, deportati dalla nostra terra nel campo di sterminio di Fenestrelle, perché si erano rifiutati di disonorare il patto di fedeltà giurato al Sovrano. In onore di questi nostri eroici padri , nella piazzetta antistante la roccaforte, era stata deposta una lapide in marmo , dono dei compatrioti Duosiciliani , di cui i versi incisi furono composti in loro onore dal grande Nicola Zitara. Il Campo di sterminio di Fenestrelle è un complesso fortificato, vecchio di alcuni secoli, in località Fenestrelle in Val Chisone (provincia di Torino). Per le sue dimensioni ed il suo sviluppo lungo tutto il fianco sinistro della valle la Fortezza è detta anche la grande muraglia armata piemontese. Questo tetro luogo di morte, che nasconde segreti orrendi e terribili, attualmente è visitato da circa 40000 persone l'anno, che naturalmente ne ignorano tutte le atrocità del passato. La cosa certa è che, negli anni che vanno dal 1860 al 1870, gli internati furono soprattutto soldati borbonici, ma anche contadini. I reclusi erano tenuti in pessime condizioni: "laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei". "Senza pagliericci, senza coperte, senza luce, in posti dove la temperatura era quasi sempre sotto lo zero, vennero smontati i vetri e gli infissi per rieducare con il freddo i segregati".

 
Le pene erano durissime per i poveri prigionieri tra cui la costrizione di portare al piede palle da 16 chili, ceppi e catene. L’unica liberazione possibile era dunque la morte. La morte veniva distribuita a tutti i prigionieri attraverso il freddo, la fame e i vari patimenti. I corpi degli eroici soldati borbonici venivano gettati in un alto piombatoio per essere sciolti nella calce viva e quindi scomparire per sempre nelle fredde acque del torrente Chisone. Una morte senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo, affinché non restassero tracce dei misfatti compiuti.
 
Ma la cosa che ci ha lasciati sconcertati è stata una tremenda verità che abbiamo scoperto raccogliendo notizie storiche. Il campo di concentramento di Auschwitz è molto più piccolo del complesso militare di sterminio di Fenestrelle. Ad Auschwitz troviamo baracche e filo spinato, a Fenestrelle troviamo pietre e imponenti bastioni che mettono i brividi appena si entra dentro. 

Campo di sterminio di Fenestrelle in provincia di Torino
A Fenestrelle:
L’imponenza del complesso e la lunghezza delle mura risultarono sempre talmente impressionanti da aver scoraggiato in partenza ogni tentativo di attacco da parte nemica. Dopo il 1860, questo luogo venne utilizzato per sterminare i soldati borbonici.

Juri Bossuto


Ci lasciano interdetti le dichiarazioni di Juri Bossuto, consigliere regionale piemontese di Rifondazione Comunista, in uno studio del 2011 ridimensiona notevolmente il numero delle vittime, riportandone solo quattro nel novembre del 1860 e tende a smentire il maltrattamento ai danni dei prigionieri borbonici, poiché sarebbero stati assistiti con vitto e cure sanitarie.






Alessandro Barbero
    



 Lo storico Alessandro Barbero ha sostenuto che la fortezza fu solo una delle strutture in cui furono momentaneamente detenuti "anche" militari del Regno delle Due Sicilie, che le condizioni di vita non erano peggiori di quelle degli altri luoghi di detenzione e che la documentazione, sia militare, sia amministrativa, sia parrocchiale, sul numero dei detenuti, sul numero delle morti e loro cause, sulle modalità di seppellimento è ampia e rintracciabile. In sostanza, per il Barbero, quanto avvenne a Fenestrelle deve essere molto ridimensionato e, comunque, ancora di più scientificamente studiato, sebbene egli riconosca che tali eventi siano da inquadrarsi nei sussulti, anche    dolorosi, del neonato Stato unitario.                                                                       


                                                      Ancora menzogne, ancora a noi gente del Sud ci tocca ascoltare menzogne che offendono la nostra intelligenza e che fomentano ancora, dopo più di un secolo mezzo, solo rancore e odio. Ci hanno tenuto in coma e senza coscienza per più di 150 anni, adesso, che ci stiamo risvegliando stanno operando disperatamente in tutti modi per riaddormentarci ancora, con libri che parlano male di noi e delle nostre cose, con distruzione di lapidi ed asportazione di targhe, col gettare nella spazzatura le corone dei fiori poste, a memoria e gloria, per i nostri eroi morti, col bloccarci o renderci comunque difficile o inutile e perfino controproducente l'accesso ai loro archivi. Ma noi dobbiamo rompere e rendere vana la loro criminale pretesa di avere il monopolio della nostra memoria! Noi abbiamo il sacrosanto dovere di divulgare la verità. (brigas - s. brosal) 


sabato 27 luglio 2013

Proclama Reale di Francesco II di Borbone dalla sua fortezza di Gaeta

In questa pagina riportiamo il proclama reale che il re Francesco II di Borbone rivolse ai suoi sudditi dalla fortezza di Gaeta dove si era rifugiato, a seguito della "Spedizione dei Mille", nell'estremo tentativo di difendere la sua corona di Re delle Due Sicilie.

Francesco II nella fortezza di Gaeta

Proclama Reale
POPOLI DELLE DUE SICILIE
Da questa piazza dove difendo più che la mia corona l'indipendenza della Patria comune, si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi delle vostre miserie, per promettervi tempi più felici. Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; ché mai ha durato lungamente l'opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni. Ho lasciato perdersi nel disprezzo le calunnie; ho guardato con isdegno i tradimenti, mentre che tradimenti e calunnie attaccavano soltanto la mia persona; ho combattuto non per me, ma per l'onore del nome che portiamo. Ma quando veggo i sudditi miei che amo tanto in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati portando il loro sangue e le loro sostanze ad altri paesi, calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore napolitano batte indegnato nel mio petto, consolato soltanto dalla lealtà di questa prode armata, dallo spettacolo delle nobili proteste che da tutti gli angoli del Regno si alzano contro il trionfo della violenza e dell'astuzia. 

Io sono napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi, non conosco altro che il mio suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro al Regno: i vostri costumi sono i miei costumi; la vostra lingua è la mia lingua; le vostre ambizioni mie ambizioni. Erede di un'antica dinastia che ha regnato in queste belle contrade per lunghi ani ricostituendone l'indipendenza e l'autonomia, non vengo dopo aver spogliato del loro patrimonio gli orfani, dei suoi beni la Chiesa, ad impadronirmi con forza straniera della più deliziosa parte d'Italia. Sono un principe vostro che ha sacrificato tutto al suo desiderio di conservare la pace, la concordia, la prosperità tra' suoi sudditi.

Il mondo intero l'ha veduto; per non versare il sangue ho preferito rischiare la mia corona. I traditori pagati dal nemico straniero sedevano accanto a' fedeli nel mio consiglio; ma nella sincerità del mio cuore, io non poteva credere al tradimento. Mi costava troppo punire; mi doleva aprire, dopo tante sventure, un'era di persecuzioni; e così la slealtà di pochi e la clemenza mia hanno aiutato l'invasione piemontese pria per mezzo degli avventurieri rivoluzionari e poi della sua armata regolare paralizzando la fedeltà de' miei popoli, il valore de' miei soldati. In mano a cospirazioni continue non ho fatto versare una goccia di sangue, ed hanno accusato la mia condotta di debolezza. Se l'amore il più tenero pe' miei sudditi, se la fiducia naturale della gioventù nella onestà degli altri, se l'orrore istintivo al sangue meritano questo nome, sono stato certamente debole. Nel momento in che era sicura la rovina de' miei nemici, ho fermato il braccio de' miei generali per non consumare la distruzione di Palermo, ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per no esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona. Ho creduto nella buona fede che il Re del Piemonte che si diceva mio fratello, mio amico, che mi protestava disapprovare la invasione di Garibaldi, che negoziava con il mio governo una alleanza intima pe' veri interessi d'Italia, non avrebbe rotto tutt'i  patti e violate tutte le leggi, per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni   di guerra. Se questi erano i miei torti, preferisco le mie sventure a' trionfi de' miei avversari.

Io aveva dato un'amnistia, aveva aperto le porte della patria a tutti gli esuli, conceduto a' miei popoli una costituzione. Non ho mancato certo alle mie promesse. Mi preparava a garantire alla Sicilia istituzioni libere che consacrassero con un parlamento separato la sua indipendenza amministrativa ed economica rimuovendo ad un tratto ogni motivo di sfiducia e di scontento. Aveva chiamato a' miei consigli quegli uomini che mi sembrarono più accettabili all'opinione pubblica in quelle circostanze, ed in quanto me lo ha permesso l'incessante aggressione di che sono stato vittima, ho lavorato con ardore alle riforme, a' progressi, ai vantaggi del comune paese. 

Non sono i miei sudditi che mi hanno combattuto contro; non mi strapparono il Regno le discordie intestine, ma mi vince l'ingiustificabile invasione d'un nemico straniero. Le Due Sicilie, salvo Gaeta e Messina, questi ultimi asili della loro indipendenza, si trovano nelle mani del Piemonte. Che ha dato questa rivoluzione ai miei popoli di Napoli e di Sicilia? Vedete lo stato che presenta il paese. Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate; l'amministrazione è un caos; la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti; in vece della libertà, lo stato di assedio regna nelle province, ed un generale straniero pubblica la legge marziale, decreta la fucilazione istantanea per tutti quelli dei miei sudditi che non s'inchinano alla bandiera di Sardegna. L'assassinio è ricompensato, il regicidio merita un'apoteosi; il rispetto al culto santo de' nostri Padri è chiamato fanatismo; i promotori della guerra civile, i traditori del proprio paese ricevono pensioni che paga il pacifico contribuente. L'anarchia è da per tutto. Avventurieri stranieri han rimestato tutto, per saziare l'avidità o le passioni dei loro compagni. 

Uomini che non hanno mai veduta questa parte d'Italia, o che hanno dimenticato in lunga assenza i suoi bisogni, formano il vostro governo. In vece delle libere istituzioni che io vi aveva date e che era mio sviluppare, avete avuta la più sfrenata dittatura, e la legge marziale sostituisce adesso la costituzione. Sparisce sotto i colpi de' vostri dominatori l'antica monarchia di Ruggiero e di Carlo III, e le due  Sicilie sono state dichiarate province di un Regno lontano. Napoli e Palermo saranno governati da prefetti venuti da Torino.
Ci è un rimedio per tutti questi mali, per le calamità più grandi che prevedo. La concordia, la risoluzione, la fede nell'avvenire. Unitevi intorno al trono de' vostri padri. Che l'obblio copra per sempre gli errori di tutti; che il passato non sia mai pretesto di vendetta, ma pel futuro lezione salutare. Io ho fiducia nella giustizia della Provvidenza, e qualunque sia la mia sorte, resterò fedele a' miei popoli ed alle istituzioni che ho loro accordate. Indipendenza amministrativa ed economica tra le due Sicilie con parlamenti separati, amnistia completa per tutt'i fatti politici: questo è il mio programma. Fuori di queste basi non ci sarà pel paese, che dispotismo o anarchia. Difensore della sua indipendenza, io resto e combatto qui per non abbandonare così santo e caro deposito. Se l'autorità ritorna nelle mie mani sarà per tutelare tutt' i diritti, rispettare tutte le proprietà, garantire le persone e le sostanze de' miei sudditi contra ogni sorte di oppressione e di saccheggio. E se la Provvidenza nei suoi lati disegni permette che cada sotto i colpi del nemico straniero l'ultimo baluardo della monarchia, mi ritirerò con la coscienza sana, con incrollabile fede, con immutabile risoluzione; ed aspettando l'ora inevitabile della giustizia, farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per la felicità di questi popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.
Preghiamo il sommo Iddio e la invitta Immacolata protettrice speciale del nostro paese, onde si degni di sostenere la nostra causa.
Gaeta 8 dicembre 1860                                                      Firmato - FRANCESCO

giovedì 25 luglio 2013

L'organizzazione “due Sicilie” lancia la “Campagna per la Memoria” - Raccogliere testimonianze e documentazioni su ciascun soldato dell'esercito borbonico coinvolto nella guerra del 1860-1861.

Che fare di fronte al negazionismo delle stesse forze ideologiche e politiche che, già 152 anni fa, vollero il cosiddetto risorgimento di un mondo anticristiano e barbaro? Il loro “risorgimento” portò al disastro il Popolo del Regno delle due Sicilie.

 Il 6 luglio 2008, sotto una pioggia battente, un gruppo di aderenti e sostenitori dei Comitati Due Sicilie, in parte convocati via chat o per email, salì a Fenestrelle e posò, a memoria dei Patrioti sterminati, questa lapide
Coloro che hanno distrutto la lapide nel campo di sterminio di Fenestrelle non solo dimostrano che vogliono cancellare completamente la memoria di quella tragedia del passato, ma contemporaneamente stanno dimostrando che vogliono procedere concretamente alla distruzione dell'intero Popolo Italiano.
A Fenestrelle è avvenuto uno scempio: mani sacrileghe hanno frantumato la lapide che dal 6 Luglio 2008 era stata posta in memoria dei nostri soldati e che testualmente diceva:
Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella Fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell'esercito del Regno delle due Sicilie, che si erano rifiutati di rinnegare il Re e l'antica Patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno si inchinano“. 

 
Dopo l’amara sorpresa, della lapide barbaramente frantumata, che si è presentata agli occhi stupiti ed increduli di noi convenuti, domenica 7 luglio 2013, per commemorare i nostri antenati, che nel tetro e macabro campo militare punitivo e di sterminio di Fenestrelle, ed in tanti altri campi di concentramento sparsi per il Piemonte e per l’Italia, trovarono la morte, dopo maltrattamenti e patimenti, l'"Organizzazione Due Sicilie” ha lanciato la “Campagna della Memoria” per raccogliere tutte le testimonianze orali e scritte e tutte le documentazioni possibili su ciascun soldato dell'esercito borbonico che fu coinvolto nella guerra del 1860-1861. 

dopo la lapide frantumata è stata fatta sparire anche la corona dei fiori
In pratica si vuole arrivare criticamente alla verità oggettiva ed inoppugnabile e sapere dettagliatamente, uno per uno, che fine hanno fatto i circa 50.000 componenti dell'esercito del Regno delle Due Sicilie.
A seguito del vergognoso ed incivile episodio di profanazione a Fenestrelle di una targa commemorativa e funeraria da noi sopra denunciato, dobbiamo purtroppo constatare che, dopo ben 152 anni, le stesse forze ostili che nel 1860 scatenarono una guerra di aggressione coloniale contro il Popolo dell’Italia del Sud e tutto il Popolo Italiano nel suo complesso, cospirano ancora oggi, per la divisione e la contrapposizione tra gli Italiani a favore di interessi e di poteri forti ed occulti del tutto estranei ed ostili non solo al Popolo Italiano del Sud di allora e di oggi, ma ostili anche al Popolo Italiano nel suo complesso. Qualcosa però si è già messo in moto, e non sembra che si fermerà molto facilmente, almeno fino a che la verità sulla sorte di tutti i soldati, sottufficiali ed ufficiali dell'esercito del Regno delle Due Sicilie non sarà completamente acclarato in maniera esaustiva e resa nota a tutto il Popolo Italiano del Sud e di tutta Italia. L'"Organizzazione Due Sicilie", con questa sua "Campagna della Memoria" rivolge un appello a tutti gli Italiani del Sud e di tutta Italia a impegnarsi in prima persona per fare luce su questi oscuri e tragici episodi della Storia dello stesso popolo Italiano.
L'"Organizzazione Due Sicilie” vuole raccogliere per ciascun soldato una testimonianza completa, formale e sostanziale, oggettiva, attendibile, veritiera.

Commissione internazionale d'inchiesta
Proprio per dar corpo a questa campagna, si è formata una commissione internazionale d'inchiesta formata da tre persone, due persone di nazionalità italiana e la terza di nazionalità francese.
Facciamo presente che la commissione, mercoledì 10 luglio, si è recata al campo di sterminio di Fenestrelle per esaminare ulteriormente e più dettagliatamente l'ambiente dove si sono svolti i fatti inerenti i prigionieri del 1860-1861.Purtroppo anche in questa occasione, anche solo a distanza di soli due giorni dalla cerimonia commemorativa della domenica precedente, la commissione constatava che delle due corone di alloro deposte in memoria ed in onore dei soldati del Regno delle due Sicilie e di tutti i soldati italiani del 1860-1861 morti sterminati a Fenestrelle, ed in tutti gli altri vari campi di concentramento del Piemonte e del resto d'Italia , proprio la corona chiaramente dedicata "A tutti gli Italiani prigionieri di guerra e sterminati nella guerra del 1860-1861", posta sul muro accanto alla chiesa sconsacrata nella piazza principale del Campo Militare Punitivo e di Sterminio di Fenestrelle, era stata già fatta frettolosamente sparire.
La commissione d'inchiesta si è recata anche al cimitero di Fenestrelle per verificare che fine avessero fatto le sepolture di soldati morti a Fenestrelle, ma di esse non veniva trovata più alcuna traccia. Recatasi anche all'ufficio anagrafe dello stesso comune di Fenestrelle per visionare tutti gli atti di morte dal 1860 fino al 1870, la commissione ha potuto verificare che nell'ufficio comunale di Fenestrelle sono registrati gli atti di morte dall'anno 1866 in poi, e che le morti antecedenti a questa data non sono state registrate, o se lo sono state, i registri non ci sono stati dati in visione.
In ogni caso, molto significativamente, veniva constatato che anche già solo nelle prime pagine del registro del 1867 erano registrate molto dettagliatamente le morti di due soldati, di cui uno proveniente dall'Italia Meridionale e di cui riportiamo qui per iscritto i puri dati anagrafici e la fotografia della pagina integrale del registro che lo riguardavano:
SPINA Michel Angelo, fu Sabino e di Fiore Mammareta, nato ad Atripalda nel Circondario di Avellino, il 15 Aprile 1841, in forza al Corpo dei Cacciatori Franchi, morto a Fenestrelle il 1° gennaio 1867.

Atto di morte di Spina Michel Angelo, fu Sabino e di Fiore Mammareta, nato ad Atripalda nel Circondario di Avellino, il 15 Aprile 1841, in forza al Corpo dei Cacciatori Franchi, morto a Fenestrelle il 1° gennaio 1867.
Il risultato quindi della indagine svolta dalla commissione non è stato particolarmente ricco di risultati, per l'indifferenza trovata a Fenestrelle. La medesima situazione era stata in precedenza riscontrata all'Archivio di Stato di Torino. Ed ben conosciuta la particolare chiusura da un secolo e mezzo degli archivi dell'"Esercito Italiano" in merito a questi spinosissimi argomenti. (s. brosal)

 Video sulla lapide frantumata, girato a Fenestrelle

Coloro che vorranno contribuire alla ricerca storica di questa “Campagna per la Memoria” di tutti i membri delle Forze Armate di Terra e di Mare del Regno delle Due Sicilie che parteciparono alla guerra di difesa della patria del 1860-1861 e furono allora caduti in battaglia, prigionieri, sterminati, reduci, riarruolati, etc..., con un resoconto individuale su ciascuno, con tutti gli atti possibili dalla nascita alla morte, dovranno mandare alla sede centrale della Commissione d'Inchiesta, che ha sede in Montalto Uffugo: tutte le testimonianze e i documenti di ogni genere, diretti od indiretti, orali o scritti, reali o virtuali, disegnati o fotografati, diretti ed indiretti, in copia o in originale, naturalmente fornendo anche ben chiari i dati di riferimento e rintracciabilità del mittente: indirizzo postale, numero di telefono, e-mail, etc. per eventuali altri chiarimenti. (brigas)
  

lunedì 8 luglio 2013

Barbaramente frantumata la lapide posta nel campo di sterminio di Fenestrelle a memoria dei Soldati, Patrioti ed Eroi del Regno delle due Sicilie

E’ stata barbaramente frantumata la lapide commemorativa posta, in nome del Popolo dell’Italia meridionale,  nel campo di concentramento di Fenestrelle in memoria ed onore dei Soldati, Patrioti ed Eroi che per mantenere il giuramento al loro re, per difendere la Patria e per non rinnegare la fede in Dio resistettero fino al supremo sacrificio della vita.
Questa lapide commemorativa è stata barbaramente frantumata nel campo di concentramento di Fenestrelle
Questa è stata l’amara sorpresa che si è presentata agli occhi stupiti ed increduli dei convenuti, domenica 7 luglio 2013, nella tetra e macabra fortezza di Fenestrelle per commemorare i propri antenati sterminati in questo, ed in tanti altri campi di concentramento sparsi per il Piemonte e per l’Italia.
A seguito di questi fatti dobbiamo purtroppo constatare che, dopo ben 152 anni, le stesse forze ostili che  nel 1860 scatenarono una guerra di aggressione coloniale contro il Popolo dell’Italia del Sud e  tutto il Popolo Italiano nel suo complesso, cospirano ancora oggi, per la divisione e la contrapposizione tra gli Italiani a favore di interessi e di poteri forti ed occulti.  
Alcuni convenuti tentano di ricomporre la lapide 


Una parte dei gruppi convenuti a Fenestrelle, domenica 7 luglio 2013 fanno una foto ricordo davanti al muro su cui originariamente era affissa la lapide in onore degli sterminati del 1861


Sembrerebbe che accettare l’esistenza di un pesante debito legato agli avvenimenti del periodo cosi detto "Risorgimentale “ nei riguardi degli Italiani del Sud sia motivo di oltraggio all’immagine del luogo che fu scenario di prigionia e torture per i valorosi Soldati Borbonici, deportati dalla nostra terra nel campo di sterminio di Fenestrelle, perché si erano rifiutati di disonorare il patto di fedeltà giurato al Sovrano. In onore di questi nostri eroici padri , nella piazzetta antistante la roccaforte, era stata deposta una lapide in marmo , dono dei compatrioti DUOSICILIANI , di cui i versi incisi furono composti in loro onore dal grande Nicola Zitara e che così recitavano: 

“Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella Fortezza di Fenestrelle migliaia di soldati dell'esercito del Regno delle due Sicilie, che si erano rifiutati di rinnegare il Re e l'antica Patria. Pochi tornarono a casa, i più morirono di stenti. I pochi che sanno si inchinano“.


Da allora ogni anno ci si reca in quel posto per dedicare una giornata in ricordo di questi grandi eroi, ritornati da un passato troppo lontano per poterlo afferrare ma tanto vicino per poterlo affermare. Questa volta ci attendeva una sorpresa non gradita, infatti, la lapide non c’era più ed il suo posto è stato preso da una squallida locandina pubblicitaria, raffigurante un omino travestito da forzato, che ci sbeffeggiava con un espressione tra il faceto e il beota.

la squallida locandina che offende la memoria dei soldati dell'Italia del Sud (ex Regno delle due Sicilie) massacrati dai piemontesi
L’intento del messaggio, si presume, avrebbe dovuto forse evocare i rassicuranti benefici del posto che ispira svago e relax come in un centro benessere dotato di vasca termale?
P.S. La vasca termale altro non è che la vasca di calce viva in cui venivano sciolti i corpi martoriati dei nostri eroi, che per i piemontesi, i cari “Fratelli d'Italia”, i nostri soldati sterminati erano indegni di una sepoltura cristiana. Questo comportamento grottesco e sacrilego era anche rafforzato dalla presenza di una chiesa che adesso è sconsacrata. (Lucia G.)

http://www.youtube.com/watch?v=MfUWvGKF6-8&feature=c4-overview&list=UUtXLyA0y7SGJ-kNJ1SWG8gA