sabato 23 febbraio 2013

L’ Olocausto Italiano delle Foibe - (dal libro “ Luci che illuminano le tenebre” di Pasquale Totaro)

Con la tragedia giuliana una parola nuova viene inserita nel dizionario criminale: Foiba. Si tratta di voragini rocciose, create dall’erosione violenta di molti corsi d’acqua, che raggiungono in taluni casi anche più di 200 metri di profondità e si perdono in tanti cunicoli nelle viscere della terra; le pareti viscide, nere, tormentate da sporgenze e da caverne, terminano su un fondo di melma e di detriti. In Istria ve ne sono ben 1700 ed ognuna porta il suo numero. La feroce “pulizia etnica” che ha lacerato e diviso recentemente le varie etnie slave è cominciata in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia contro le “impurità italiane”. Le vittime vennero precipitate nelle foibe spesso ancora vive, per farle soffrire di più, legate a catena con filo di ferro; molte altre furono precipitate in mare con una pietra al collo, ci furono poi le lapidazioni, le impiccagioni, gli strangolamenti e le fucilazioni: così furono eliminati dai comunisti “titini” almeno 12.000 italiani, colpevoli di essere tali, a prescindere dalle loro convinzioni politiche, e che scontavano, innocenti, i crimini perpetrati precedentemente dal fascismo in Jugoslavia, di cui abbiamo parlato in questo libro nell’apposito capitolo. Stessa sorte toccò perfino a 23 soldati neozelandesi che prestavano servizio nell’Armata Britannica: “era il risentimento dei partigiani di Tito contro gli alleati anglo-americani che li avevano costretti ad abbandonare Trieste”. 
Foibe: gli Esuli dimenticati
Non mancarono infine casi di ufficiali slavi dissenzienti “squartati e gettati in foiba”: anche il sacrificio di questi ultimi deve ricordare agli uomini la via della Giustizia e dell’Amore, sulla quale fiorisce la vera Pace! La maggior parte degli italiani ha scoperto soltanto di recente, dopo circa 60 anni, quale uso gli uomini di Tito abbiano fatto, tra il 1943 ed il 1945, di queste caverne carsiche, tipiche dell’Istria, che hanno celato per decenni un genocidio, perpetrato con incredibile ferocia, del quale...non si poteva parlare. Per migliaia di italiani assassinati dai partigiani jugoslavi, in nome del principio secondo il quale la Storia deve essere scritta solo dai “vincitori” e della particolare “condiscendenza” anche di diversi uomini politici del nostro Paese (fino ai massimi livelli) verso il Maresciallo Tito, non c’è stata misericordia neppure da morti. Significativo ed inquietante a riguardo l’atteggiamento di “devozione” tenuto dall’ex Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini - mantenne sempre ottimi rapporti “partigiani” con l’amico “Maresciallo” anche quando il C.L.N. della Venezia Giulia li aveva interrotti - che, durante una sua visita a Trieste, si rifiutò di deporre una corona di fiori alle Vittime (per mano tedesca) della Risiera di San Sabba per non dover poi deporre una seconda corona alle Vittime (per mano slava) della Foiba di Basovizza! Scrive Mario Cervi, giornalista e storico: “Furono migliaia le vittime di quella ferocia che aveva le caratteristiche del genocidio perchè rivolta contro gli italiani in quanto tali,anche se innocenti e perfino combattenti della libertà. Spietati gli assassini jugoslavi, ma doppiamente spietati e di gran lunga più ignobili i loro complici di casa nostra... Si pretese che l’ideologia legittimasse tutto il tradimento degli interessi nazionali, la menzogna propagandistica eretta a sistema, le uccisioni di massa”. 
Pombiere si cala in una Foiba alla ricerca di resti umani, agosto 1945
Piuttosto goffamente Palmiro Togliatti aveva liquidato le Foibe come “giustizia di italiani (antifascisti) contro italiani (fascisti)” e, con una circolare segreta al suo partito (comunista), aveva scritto: “Noi consideriamo come un fatto positivo di cui dobbiamo rallegrarci e che in tutti i modi dobbiamo favorire, l’occupazione della Regione Giuliana da parte delle truppe del Maresciallo Tito. Questo, infatti, significa che in questa regione non vi sarà nè un’occupazione inglese, nè una restaurazione dell’amministrazione reazionaria italiana”.“Il perdono cristiano - scriveva Giuseppe Dossetti commentando l’eccidio tedesco nel paesino bolognese di Monte Sole - deve essere rivolto alle singole persone, non al sistema che ha causato quelle Vittime. Il sistema bisogna ricordarlo, studiarlo. La prima cosa da fare, in modo risoluto, profondo e vasto, è l’impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare, rendere testimonianza in modo corretto degli avvenimenti a tutti i livelli: alla pura e rigorosa ricostruzione dei fatti, alla documentazione e rimeditazione sul piano storico e su quello politico, su quello filosofico e teologico”. “Chiedo perdono a questi morti perchè sono stati dimenticati dai vivi”, esclamò nel 1991 l’allora Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, in ginocchio davanti alla Foiba di Basovizza, definita da Antonio Santin, vescovo di Trieste, “un calvario con il vertice sprofondato nelle viscere della terra”. Anche noi vogliamo chiedere perdono in ginocchio a questi morti, a nome di tutti coloro che per troppi anni, pur sapendo, hanno taciuto, uccidendoli una seconda volta: con l’indifferenza, per meschino calcolo, convenienza politica o… per esserne stati complici!  
(dal recital degli alunni della scuola media Nievo-Matteotti di Torino “Luci nelle tenebre degli Olocausti”, a cura di Pasquale Totaro)

Foibe: dopo tanto silenzio riaffiora la storia di una tragedia italiana.
I miei nonni e molti loro parenti e conoscenti sono profughi istriani. Quando intrapresero la via dell’esilio come una scelta di libertà erano piccoli (poco più di dieci anni), ma i ricordi sono ancora vivi nella loro mente. Ci sono valori nella vita come la famiglia, gli amici, la casa, i beni, i ricordi, le tradizioni, gli odori della propria terra che ogni essere umano reputa importanti in base ad una personale scala di valori. I miei nonni hanno lasciato tutto questo: familiari, amici, conoscenti; inoltre le loro case ed i terreni sono stati confiscati e mai indennizzati. Migliaia di italiani, costretti a fuggire dall’Istria in cerca della libertà, che il comunista Tito negava loro, vennero accolti in Patria con ostilità e fastidio e furono lasciati soli perché la propaganda comunista, l’indifferenza e la disinformazione li fecero apparire all’opinione pubblica come reazionari e fascisti. Nonostante tutte le menzogne raccontate sul loro conto, nonostante le profonde ingiustizie e atrocità subite, non fecero mai ricorso all’uso della violenza e al terrorismo (forse qualcuno dovrebbe trarre insegnamento da ciò…). La Memoria dei Martiri delle Foibe è stata sepolta ed infangata per lunghi anni. Dopo una spietata “pulizia etnica”, la loro tragedia è stata dimenticata, sepolta per oltre mezzo secolo e solo in questi ultimi anni sta riaffiorando. Sono molte le pagine scritte che devono essere riviste, tenendo sempre ben presente che l’opera di revisione, necessaria e doverosa, deve però riguardare i fatti, le interpretazioni, gli errori compiuti, il consenso e le omissioni.  
Ricordare gli italiani uccisi nelle Foibe dai comunisti di Tito e far conoscere a tutti quali e quanti massacri sono stati compiuti, non giustifica né potrà mai giustificare il giudizio di condanna morale, politico storico delle persecuzioni razziali, ma è un atto di giustizia dovuto, perché la mancanza di verità storica costituisce un oltraggio alla Memoria delle Vittime ed insieme alla nostra Coscienza. Le responsabilità sono sempre personali o dei governi, non dei popoli. Le motivazioni che hanno portato all’“Olocausto” e alla “pulizia etnica” sono profondamente diverse così come lo sono le loro dimensioni. I nazisti eliminarono gli ebrei e gli zingari, gli omosessuali e i portatori di handicap per ragioni “razziali”: una sorta di “pulizia biologica”; i titini eliminarono gli italiani per balcanizzare il territorio e “bonificare” l’Istria, Fiume e la Dalmazia dalla presenza millenaria del ceppo latino-veneto. La “pulizia etnica” posta in atto contro gli italiani è sempre stata considerata una tragedia “minore”, per decenni omessa da tutti i testi scolastici. In merito al genocidio titino non c’è mai stata alcuna presa di posizione ufficiale di condanna da parte dei governi “balcanici”: la Jugoslavia prima, la Croazia e la Slovenia poi, oltre a non aver mai espresso le loro scuse “scuse ufficiali” ai familiari delle Vittime, non hanno collaborato ad aprire agli storici di tutto il mondo i loro archivi di stato. Sul piano giudiziario, nessun criminale titino ha scontato un solo giorno di carcere, a cominciare proprio dal loro leader, Tito, inspiegabilmente a lungo stimato e “riverito” da molti capi di stato, come Sandro Pertini. Ai criminali di guerra slavi l’Italia ha addirittura concesso e sta ancora versando la pensione INPS, che non ha mai invece riconosciuto ad alcuno degli internati nei lager titini: una vergogna! I miei nonni ancora oggi sono molto legati alla loro bellissima “Terra rossa istriana” (terra rossa per la bauxite), hanno parenti, amici, conoscenti e spesso ritornano nel loro “Paradiso terrestre” (così mio nonno chiama la sua bella Dignano d’Istria). Ho chiesto a mio nonno un commento su quanto è accaduto e mi ha risposto che “è importante non dimenticare, affinchè dagli orrori e dagli errori di esasperati nazionalismi si possa trarre un insegnamento, facendo sì che fra le genti possa, finalmente, prevalere il reciproco rispetto”. Sono molto orgogliosa dei miei nonni e del Popolo Istriano e, la loro bella terra rossa…la sento un po’ anche mia.
Giulia Morabito (alunna del Liceo Classico “V. Gioberti" di Torino)